Quale visione per i Balcani di domani. La traccia del governo italiano
- Postato il 16 aprile 2025
- Esteri
- Di Formiche
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L’Italia e i Balcani, obiettivo riunificazione in ottica Ue. L’approccio del governo italiano verso i Paesi del costone balcanico si è caratterizzato per un costante attivismo, sia con l’obiettivo di favorire le politiche europee sull’allargamento che per riallacciare fili in passato non sempre stretti e solidi. Una postura confermata da politiche, forum bilaterali e incontri a vari livelli, che oggi segna altri due elementi: la visita a Palazzo Chigi del primo ministro del Montenegro Milojko Spajić ricevuta da Giorgia Meloni e la Conferenza “Nuove visioni per i Balcani occidentali 2025” ospitata alla Farnesina.
Verso la riunificazione balcanica
Ricevendo Spajić, la premier ha ribadito l’impegno italiano ed europeo di rafforzare ulteriormente gli storici legami tra l’Italia e il Montenegro, soprattutto in settori nevralgici come l’energia, le interconnessioni, le infrastrutture, la difesa, la sicurezza e il contrasto alla criminalità transnazionale. Meloni ha sottolineato il “convinto sostegno dell’Italia al percorso di adesione all’Unione Europea del Montenegro, di cui ha lodato il cammino di riforme intrapreso, nonché l’importanza del processo riunificazione della regione dei Balcani occidentali all’Europa”.
L’incontro ha, infine, permesso di approfondire le principali questioni internazionali, ribadendo l’impegno condiviso alla stabilità e alla sicurezza della regione, che rappresenta una priorità strategica per l’Italia, come spiegato da una nota ufficiale.
Una nuova visione per i Balcani
Dare indirizzi e proporre tracce politiche. Questi gli obiettivi della Conferenza “New visions for the Western Balkans 2025”, organizzata dal ministero degli Esteri insieme all’Istituto Affari Internazionali per approfondire le prospettive di integrazione europea dei Paesi dei Balcani Occidentali e il fondamentale ruolo dell’Italia. L’evento è stato aperto dal sottosegretario di Stato agli Affari Esteri Maria Tripodi, secondo cui “l’impegno a sostegno della stabilità dei Balcani Occidentali e della loro prospettiva europea rappresenta da sempre un pilastro della politica estera italiana, che il Governo continuerà a portare avanti con costanza e determinazione, grazie all’impulso del ministro Tajani e al coinvolgimento di tutto il nostro Sistema Paese”.
Per cui il governo intende portare “più Italia nei Balcani Occidentali” all’interno di una azione di carattere europea e così “rendere l’Unione Europea il partner principale di riferimento di una regione crocevia storico di commerci e sviluppo”. Secondo Tripodi l’Europa e l’Italia non possono più permettersi che quest’area resti ancora a lungo fuori dalla casa comune europea. “Questa è la ragione per la quale il Governo continuerà a lavorare intensamente con tutti gli strumenti, anche finanziari, per favorirne l’integrazione con il resto del continente”.
La cooperazione bilaterale
Sugli scudi una serie di attività di cooperazione bilaterale affiancate da progetti europei che mirano al potenziamento istituzionale come Twinning e TAIEX, ambiti in cui l’Italia è alla barra di comando quanto a progetti aggiudicati. E ancora, spazio all’attivismo dell’Iniziativa Centro Europea (InCE), del fondo InCE presso la BERS e all’Iniziativa Adriatico-Ionica, che tramite il suo sostegno alla strategia europea EUSAIR sta contribuendo fortemente allo sviluppo della coesione fra le sponde dell’adriatico. “Tutte queste attività dimostrano la costanza e la determinazione con cui il Governo italiano sostiene concretamente i Paesi dei Balcani Occidentali, nel loro percorso di integrazione europea”, ha concluso il Sottosegretario.
I fronti aperti
Non sfuggirà che due dossier, su tutti, restano in cima alle agende europee come potenziali fonti di crisi. La Bosnia e il Kosovo. Sul primo c’è da registrare la posizione della vicesegretaria generale della Nato Radmila Shekerinska che si dice molto preoccupata degli ultimi sviluppi in Bosnia Erzegovina: “L’impegno della Nato nella regione dei Balcani occidentali è di lunga data”, ha detto incontrando i politici locali. Per questa ragione la scorsa settimana i ministri degli Esteri dell’Alleanza hanno ribadito il fermo impegno per la stabilità della regione e per la salvaguardia della sicurezza in Bosnia Erzegovina. Il nodo resta la convivenza e le politiche da attuare in futuro, per cui la da un lato la Nato sostiene fermamente l’integrità territoriale e la sovranità della Bosnia Erzegovina, in linea con gli accordi di pace di Dayton. Dall’altro deve essere garantito il pieno rispetto dei sudetti accordi di pace, definiti “una pietra angolare della stabilità e dell’architettura statale del Paese”, ha aggiunto Shekerinska.
Serbia e Kosovo
Il secondo fronte resta quello dei rapporti tra Serbia e Kosovo: la seduta costitutiva della nuova Assemblea nazionale a Pristina subisce un ritardo per la mancata approvazione della relazione della commissione per la verifica del quorum e dei mandati. Schermaglie fra partiti che non offrono la stabilità al piccolo Paese dopo le elezioni politiche del 9 febbraio scorso.
Non va meglio in Serbia, dove il premier incaricato Djuro Macut ha lanciato un appello per stemperare le frizioni con gli studenti ancora in piazza, dopo le imponenti manifestazioni degli ultimi quattro mesi, e provare a fermare la crisi sociale che imperversa. “Nessuno ha e può avere più diritti di altri, e questo è un valore che non può essere contestato. Le istituzioni devono funzionare nella loro piena capacità, e questo sarà il nostro primo compito”, ha detto Macut, chiedendo la fiducia. Ha aggiunto che secondo la costituzione serba Kosovo e Voivodina sono parte integrante del territorio della Serbia.