Quale sarà la squadra di Papa Leone XIV? Ecco cosa si muove tra i sacri palazzi: le caselle da riempire e i favoriti

  • Postato il 30 maggio 2025
  • Cronaca
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Finita la luna di miele papale e fatte tutte le prese di possesso previste, la domanda è una sola: quale sarà la squadra di Leone XIV? Quesito che, dopo la morte di Papa Francesco, angoscia molti cardinali e vescovi della Curia romana, soprattutto quelli legatissimi a Bergoglio, che non hanno ancora l’età per andare in pensione e quindi non hanno una exit strategy politicamente corretta. Prevost, finora, ha ascoltato tanto e non è detto che questo tempo non duri ancora molto. Del resto, l’estate ormai alle porte, con luglio considerato da sempre il mese di vacanza dei pontefici, aiuta il nuovo Papa a prolungare il suo tempo di ascolto in attesa di decidere. È innegabile, tra l’altro, che Prevost, nella sua vita precedente, sia stato un uomo di governo e che abbia preso decisioni anche molto scomode. Lo è stato, infatti, nei due mandati, ben dodici anni, al vertice della sua congregazione religiosa, quella degli agostiniani, nei nove anni in cui è stato vescovo missionario in Perù e, infine, nel biennio a Roma come prefetto del Dicastero per i vescovi, l’organismo vaticano che valuta i candidati all’episcopato e presenta al Papa una terna per la guida di ogni diocesi dei Paesi di antica tradizione cristiana.

Appena eletto, come ha affermato un comunicato della Sala Stampa della Santa Sede, “Leone XIV ha espresso la volontà che i capi e i membri delle istituzioni della Curia romana, come pure i segretari, nonché il presidente della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano, proseguano, provvisoriamente, nei rispettivi incarichi donec aliter provideatur. Il Santo Padre desidera, infatti, riservarsi un certo tempo per la riflessione, la preghiera e il dialogo, prima di qualunque nomina o conferma definitiva”.

Nella Curia romana la prima casella da occupare è proprio quella del successore di Prevost alla guida del Dicastero per i vescovi. Una successione interna potrebbe essere quella del segretario di questo organismo, l’arcivescovo Ilson de Jesus Montanari, legatissimo a Bergoglio, che, in quanto segretario del Collegio cardinalizio, è stato anche segretario del conclave che ha eletto Leone XIV. Proprio al presule brasiliano, secondo un’antica tradizione, Prevost, subito dopo aver indossato la talare bianca, avrebbe dovuto imporre il suo zucchetto rosso, nella Cappella Sistina, preconizzando, così, la sua nomina cardinalizia nel suo primo concistoro per l’imposizione delle nuove berrette rosse. Gesto, però, che Prevost non ha compiuto, proprio come aveva fatto esattamente venti anni fa, nel 2005, Ratzinger con l’allora segretario del conclave, l’arcivescovo Francesco Monterisi. Il presule pugliese, poi, fu nominato cardinale da Benedetto XVI verso la fine del suo pontificato, nel concistoro del 2010. Francesco, invece, nel 2013, impose il suo zucchetto rosso sul capo dell’allora segretario del conclave, l’arcivescovo Lorenzo Baldisseri, che effettivamente fu il secondo dei cardinali nominati da Bergoglio nel suo primo concistoro, nel febbraio 2014.

C’è, poi, un’altra casella libera nella Curia romana ed è quella del prefetto della Casa Pontificia. L’ultimo a ricoprire questo incarico è stato l’arcivescovo Georg Gänswein, nominatovi da Benedetto XVI qualche mese prima di annunciare le sue dimissioni, il 7 dicembre 2012, e mal sopportato da Francesco fino alla defenestrazione nel gennaio 2020. Dopo la morte del Papa emerito, Gänswein fu congedato definitivamente e confinato nella sua arcidiocesi di Friburgo in Brisgovia. Ciò fino alla nomina, il 24 giugno 2024, di nunzio apostolico in Lituania, Estonia e Lettonia, da molti letta come un gesto di clemenza del Papa dopo i durissimi attacchi di Gänswein a Bergoglio, nei quali il presule aveva attribuito perfino a Benedetto XVI dure critiche nei confronti del suo immediato successore. Anche in questo caso, Prevost potrebbe optare per la successione interna, designando come prefetto l’attuale reggente della Prefettura della Casa Pontificia, monsignor Leonardo Sapienza, che conosce la macchina come nessuno nella Curia romana e che, fin dalla sua elezione, sta aiutando Leone XIV a muovere i primi passi in Vaticano.

Ci sono, poi, alcuni capidicastero difficilmente conciliabili con il pontificato di Prevost: il prefetto del Dicastero per la dottrina della fede, il cardinale Víctor Manuel Fernández, figlio spirituale di Bergoglio, con cui Leone XIV ha voluto parlare a lungo subito dopo l’elezione, la sera dell’8 maggio 2025, nel refettorio di Casa Santa Marta, al termine della cena con tutti i porporati elettori; e il prefetto del Dicastero per il servizio della carità, anche conosciuto come l’elemosiniere apostolico, il cardinale Konrad Krajewski. Poi, ci sono i capidicastero che hanno già compiuto 75 anni, l’età canonica delle dimissioni, e, quindi, possono essere sostituiti rapidamente: il prefetto del Dicastero per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, il cardinale Arthur Roche; il prefetto del Dicastero delle cause dei santi, il cardinale Marcello Semeraro; il prefetto del Dicastero per i laici, la famiglia e la vita, il cardinale Kevin Joseph Farrell; il prefetto del Dicastero per la promozione dell’unità dei cristiani, il cardinale Kurt Koch; e il prefetto del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale, il cardinale Michael Czerny.

C’è, infine, il Vicariato di Roma attualmente guidato dal cardinale vicario Baldassare Reina. Accanto a lui ci sono il vicegerente, il vescovo Renato Tarantelli Baccari, il vescovo Michele Di Tolve, rettore del Pontificio Seminario Romano Maggiore, e, infine, il vescovo ausiliare Benoni Ambarus. Quest’ultimo, di origini rumene, da sempre nel cuore di Francesco e dell’allora cardinale vicario di Roma, Angelo De Donatis, attuale penitenziere maggiore. La triade Reina-Tarantelli-Di Tolve aveva chiesto ripetutamente a Bergoglio un promoveatur ut amoveatur per Ambarus. Per lui il Papa argentino aveva ipotizzato la guida della diocesi di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino, un esilio dorato. Ma, proprio prima del conclave, Ambarus era stato in udienza privata da Prevost, spiegandogli accuratamente la situazione del Vicariato di Roma. Un’udienza che ora potrebbe rovesciare le sorti del Laterano.

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