Qual è la distanza ideale tra casa e ufficio? Se ci tieni alla salute non superare questa soglia

  • Postato il 20 aprile 2025
  • Lifestyle
  • Di Blitz
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Chi è abituato a fare il pendolare lo sa bene: il tragitto casa-lavoro può diventare una fonte quotidiana di stress. Ma quello che forse molti non sanno è che il tempo e la distanza spesi per andare al lavoro non incidono solo sull’umore o sulla stanchezza. Secondo una recente ricerca svedese, il pendolarismo prolungato influisce in maniera significativa sulla salute psicofisica, aumentando il rischio di problemi come sovrappeso, insonnia e stress cronico.

Lo studio, condotto utilizzando i dati della Swedish Longitudinal Survey of Health, ha preso in esame un campione di circa 13.000 persone tra i 16 e i 64 anni, monitorandone lo stile di vita, la salute mentale, le abitudini lavorative e il tempo speso negli spostamenti quotidiani. I risultati parlano chiaro: quando la distanza tra casa e ufficio supera i tre chilometri, le probabilità di incorrere in disturbi fisici e psicologici aumentano in maniera significativa.

Una distanza invisibile che pesa sulla salute

Il dato più interessante della ricerca riguarda proprio la soglia dei 3 chilometri. Al di sotto di questa distanza, i lavoratori risultano più attivi fisicamente, meno stressati e più riposati. Un percorso breve consente infatti di recarsi al lavoro a piedi o in bicicletta, attività che non solo riducono l’impatto ambientale, ma offrono anche benefici tangibili per il corpo e la mente.

Chi invece è costretto a percorrere tragitti più lunghi, specialmente in auto o con mezzi pubblici affollati, si trova spesso a dover rinunciare ad attività salutari come lo sport, il relax serale o il sonno rigenerante. I pendolari cronici, secondo lo studio, hanno meno tempo libero e un livello di stress più alto, soprattutto se lavorano più di 40 ore settimanali e trascorrono oltre cinque ore a settimana nei trasporti.

Il pendolarismo, in questi casi, si trasforma in un fattore di rischio silenzioso: non è immediatamente percepibile, ma logora progressivamente, incidendo sulle abitudini quotidiane e sull’equilibrio psicofisico.

Più chilometri, più stress, meno salute

Lo stress è uno degli effetti collaterali più rilevanti di una distanza casa-lavoro troppo lunga. Aumentano i livelli di cortisolo, l’ormone dello stress, e si riducono le possibilità di praticare esercizio fisico, mangiare in modo equilibrato o semplicemente dedicarsi a se stessi. La giornata lavorativa, già intensa di per sé, viene ulteriormente appesantita da tempi di trasporto che si sommano alla fatica professionale.

La mancanza di movimento si rivela un nemico insidioso: i pendolari abituali tendono ad aumentare di peso, soffrono più spesso di insonnia e sono più esposti al rischio di malattie croniche. Un fattore determinante è il tempo che rimane dopo il lavoro. Chi passa ore nel traffico o sui mezzi pubblici ha meno energie e opportunità per dedicarsi allo sport, cucinare pasti sani o dormire a sufficienza. Il risultato è un progressivo impoverimento dello stile di vita.

La situazione peggiora ulteriormente nei casi in cui, oltre alla lunga distanza, il carico lavorativo è pesante. Le persone che lavorano oltre le 40 ore settimanali e impiegano più di un’ora al giorno per andare e tornare dall’ufficio sono le più esposte a stress, affaticamento cronico e burnout.

Il pendolarismo come fattore di disuguaglianza

La distanza tra casa e lavoro può essere anche un indicatore di disuguaglianza sociale. Chi può permettersi di vivere vicino al proprio luogo di lavoro ha generalmente un accesso più facile a stili di vita salutari. Al contrario, chi vive in periferia o in aree con scarsi collegamenti è costretto a passare più tempo negli spostamenti, con ripercussioni evidenti sulla qualità della vita.

Nei grandi centri urbani, questo tema diventa ancora più critico: il costo elevato degli affitti nelle zone centrali spinge molte persone a trasferirsi sempre più lontano, aumentando il tempo necessario per raggiungere l’ufficio e diminuendo il tempo disponibile per il benessere personale. Si crea così un circolo vizioso in cui la distanza non solo influisce negativamente sulla salute, ma anche sulla produttività lavorativa e sulla serenità familiare.

Una soluzione possibile: il ritorno alla prossimità

L’analisi svedese apre una riflessione più ampia sul concetto di prossimità urbana. Vivere vicino al lavoro non dovrebbe essere un lusso, ma una scelta accessibile e sostenibile. In quest’ottica, il lavoro da remoto, la flessibilità oraria e i coworking di quartiere diventano strumenti importanti per ridurre il tempo di pendolarismo e migliorare la salute collettiva.

Chi ha la possibilità di lavorare da casa, anche solo per alcuni giorni alla settimana, può sperimentare un netto miglioramento del benessere generale. Più tempo per sé, meno stress e una maggiore possibilità di inserire nella propria routine attività fisiche regolari.

Allo stesso modo, scegliere consapevolmente una casa più vicina al luogo di lavoro, o viceversa trovare un impiego più vicino al proprio domicilio, può diventare un vero e proprio investimento sulla salute.

Camminare o pedalare? La salute ringrazia

una persona va a lavoro
Camminare o pedalare? La salute ringrazia

Secondo lo studio svedese, uno dei motivi principali per cui chi abita a meno di tre chilometri dal lavoro gode di una salute migliore è legato alla mobilità attiva. Camminare o andare in bicicletta per raggiungere l’ufficio comporta benefici multipli: si fa movimento senza dover ritagliare tempo extra per lo sport, si stimola la produzione di endorfine, si abbassano i livelli di ansia e si favorisce una migliore qualità del sonno.

Inoltre, la bicicletta rappresenta una scelta ecologica, economica e sostenibile, che contribuisce anche alla riduzione dell’inquinamento urbano. Le città che investono in piste ciclabili e zone pedonali offrono ai cittadini una possibilità concreta di migliorare la propria salute, riducendo contemporaneamente l’impatto ambientale.

Numeri che fanno riflettere

Nel dettaglio, i dati raccolti dallo studio indicano che i pendolari che impiegano più di 30 minuti a tratta hanno una probabilità maggiore del 20% di essere in sovrappeso rispetto a chi impiega meno tempo. Inoltre, il rischio di insonnia sale del 15%, mentre lo stress cronico riguarda quasi un terzo dei pendolari abituali. Numeri che parlano da soli e che dovrebbero far riflettere chi sta considerando un cambio casa o un nuovo impiego.

Il quadro che emerge è chiaro: meno distanza equivale a più salute. Ridurre i tempi di percorrenza quotidiana, laddove possibile, può essere uno dei gesti più efficaci per migliorare il proprio benessere complessivo.

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Blitz

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