Putin chiude ogni spiraglio: l’intransigenza del Cremlino frena gli sforzi diplomatici di Trump

  • Postato il 4 novembre 2025
  • Di Panorama
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La guerra in Ucraina è entrata in una fase di estrema tensione. A oltre due anni dall’invasione russa, le linee del fronte si sono spostate verso est, con le forze ucraine impegnate in duri combattimenti per riconquistare Pokrovsk, centro strategico del Donetsk. Mentre il Cremlino rivendica l’abbattimento di decine di droni e nuovi attacchi contro infrastrutture ucraine, la diplomazia internazionale cerca un varco che al momento sembra inesistente. Da Washington, Donald Trump ha intensificato le iniziative per favorire un cessate il fuoco, ma ogni tentativo si infrange contro la rigidità del presidente russo Vladimir Putin, deciso a non arretrare di un passo.

Secondo fonti diplomatiche americane, la Casa Bianca ha proposto più volte a Mosca tavoli di discussione informali per valutare una sospensione delle operazioni militari. La risposta del Cremlino è stata ferma: nessun negoziato senza il riconoscimento dei territori annessi e senza garanzie sull’esclusione dell’Ucraina dalla NATO. Una linea che Putin difende con ostinazione, trasformando ogni iniziativa diplomatica in un muro invalicabile. Per il presidente russo, la guerra non è solo una questione territoriale, ma un confronto strategico con l’Occidente. E anche i canali informali tentati da Trump, nel tentativo di riaprire un dialogo pragmatico, si sono scontrati con la logica del “tutto o nulla” imposta dal Cremlino. Sul versante europeo, la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha comunicato a Volodymyr Zelensky che Bruxelles «adotterà il nuovo pacchetto allargamento, elogiando il notevole impegno dell’Ucraina nel percorso europeo». Il messaggio politico è chiaro: l’Unione sostiene l’avvicinamento di Kiev, anche se il processo resta bloccato dal veto di Viktor Orbán. Lo stesso Zelensky, collegato da Pokrovsk, ha ribadito che «l’Ucraina è pronta ad andare avanti» e ha sollecitato sanzioni più dure contro Mosca, includendo i settori del gas e del nucleare.

Durante una visita al comando del primo corpo d’armata “Azov” della Guardia Nazionale, Zelensky ha incontrato i soldati impegnati nella difesa di Dobropillia, zona duramente contesa. «Questo è il nostro Paese, questo è il nostro Est e faremo di tutto perché resti ucraino», ha dichiarato il presidente, confermando la volontà di non cedere terreno. Nelle stesse ore, droni ucraini hanno colpito un impianto petrolchimico nella città russa di Sterlitamak, nella Repubblica del Bashkortostan, a oltre 1.500 chilometri dal confine. Secondo le autorità locali, una struttura per il trattamento dell’acqua è parzialmente crollata, senza vittime. Kiev, invece, parla di «azioni mirate contro obiettivi logistici» e rivendica nuovi attacchi su raffinerie della Lukoil e della Sibur nella regione di Nizhny Novgorod.

Il Cremlino ha risposto con un’ondata di raid su Odessa, colpendo infrastrutture energetiche e portuali. «Alcuni droni sono stati intercettati, altri hanno raggiunto i loro obiettivi», ha riferito il governatore Oleg Kiper, confermando danni e incendi in più punti della regione. La Difesa russa ha inoltre dichiarato di aver abbattuto 85 droni ucraini in una sola notte, confermando l’intensità degli scontri. La Direzione principale dell’intelligence ucraina (GUR) ha spiegato che «le forze speciali continuano a respingere i tentativi russi di espandere la potenza di fuoco su Pokrovsk». Si combatte quartiere per quartiere, in una guerra di logoramento che nessuno sembra in grado di fermare. In questo scenario, gli sforzi diplomatici di Trump si sono scontrati con l’idea di Putin di un confronto permanente, in cui la forza prevale sul dialogo. Il leader russo appare deciso a ignorare qualsiasi invito al negoziato, convinto che solo la pressione militare potrà piegare Kiev e ridefinire gli equilibri globali.

Anche sul fronte occidentale cresce la tensione. Il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani ha convocato alla Farnesina il vice capo missione dell’ambasciata russa, per protestare contro le parole della portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova, che aveva commentato con toni offensivi il crollo della Torre dei Conti a Roma. «Le dichiarazioni della portavoce sono inaccettabili – ha ribadito la Farnesina – e rafforzano la convinzione dell’Italia nel sostenere chi è sotto attacco in una guerra illegale e ingiustificata». L’episodio, apparentemente secondario, riflette la profondità della frattura diplomatica tra Mosca e l’Occidente. Ogni gesto, ogni parola, contribuisce a consolidare un clima di ostilità che rende impossibile il dialogo. E mentre Trump tenta di riaprire un canale diretto con Putin, l’unico messaggio che arriva da Mosca è quello di un leader deciso a non cedere su nulla. Un atteggiamento che, più di qualsiasi fallimento altrui, testimonia la vera ragione per cui la pace in Ucraina resta ancora un miraggio.

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Panorama

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