Puoi avere il rimborso dell’IVA sulla TARI degli anni passati: centinaia di euro sul conto corrente, fallo oggi stesso
- Postato il 23 novembre 2024
- Economia
- Di Blitz
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La Tari è una delle tasse più conosciute dai cittadini, tra le più pagate ma non tutti sanno che possono avere un rimborso.
E’ una delle tasse più conosciute e, diciamocelo, una delle più temute dai cittadini italiani. Allo stesso tempo, però, non tutti sanno esattamente cosa sia e perché la paghiamo. In parole semplici, la TARI è la tassa sui rifiuti. Ovvero il contributo obbligatorio che tutti dobbiamo versare per finanziare i costi del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti nel nostro comune di residenza.
Introdotta nel 2014 all’interno della IUC (Imposta Unica Comunale), la TARI sostituisce le vecchie tasse sui rifiuti, come la TARSU o la TARES. Sebbene il nome e il metodo di calcolo siano cambiati negli anni, la sua funzione è sempre la stessa. La tassa, infatti, garantisce il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti prodotti nei comuni.
Proprio, però, perché non tutti sanno bene di cosa si tratta in realtà questa tassa e siccome non tutti sono degli esperti in economia, a molti sfugge la possibilità di ottenere un rimborso. Niente paura, però, il rimborso, infatti, può avvenire anche per gli anni passati. Innanzitutto veniamo alla tassa in sè. La TARI è obbligatoria per chiunque occupi o detenga un immobile, che sia una casa, un ufficio, un negozio o qualsiasi altra struttura che produca rifiuti.
Rimborsi sulla Tari ecco perché e come fare
Non importa se sei proprietario, affittuario o usufruttuario, se utilizzi uno spazio, hai l’obbligo di pagare questa tassa. Il calcolo della TARI si basa su due componenti principali. La superficie calpestabile dell’immobile e il numero di occupanti. A contribuire al calcolo della tassa è anche l’attività svolta nell’immobile. Maggiore è la metratura, più alta sarà la tassa, poiché si presume che un ambiente più grande produca più rifiuti. Il numero di occupanti o l’attività svolta nell’immobile, ad esempio, una famiglia numerosa produrrà più rifiuti rispetto a una persona sola, così come un ristorante genererà più rifiuti di un piccolo ufficio.
I comuni hanno la responsabilità di stabilire le tariffe e inviare ai cittadini i bollettini per il pagamento, che di solito avviene in più rate distribuite durante l’anno. Alcuni comuni consentono anche il pagamento in un’unica soluzione, solitamente entro il mese di giugno o luglio. Pagare la TARI è fondamentale non solo per rispettare la legge, ma anche per contribuire al corretto funzionamento del sistema di gestione dei rifiuti.
Con questo contributo, infatti, i comuni possono finanziare la raccolta differenziata, lo smaltimento in discarica e il riciclaggio dei materiali. Grazie a questa tassa, insomma, ci assicuriamo, o almeno così dovrebbe essere, strade pulite. In questa ottica è chiaro che la tassa per quanto fastidiosa va pagata rientra in uno dei nostri doveri ma, soprattutto, ci assicura un servizio.
L’IVA sulla tassa l’errore commesso dai Comuni
Quello che diventa sgradevole, però, è pagare più del dovuto o, addirittura, pagare qualcosa che non è dovuto affatto proprio come l’IVA su questa tassa. Un aspetto poco noto, ma molto importante, riguarda la non applicabilità dell’IVA sulla TARI. Essendo una tassa, non può essere soggetta a IVA, poiché quest’ultima si applica solo su beni e servizi privati, non su tributi o contributi obbligatori come la TARI.
Tuttavia, in passato, sono stati segnalati casi in cui i gestori del servizio di raccolta rifiuti o i comuni hanno erroneamente applicato l’IVA sulla tassa, aggiungendo un costo non dovuto al bollettino. Questo errore è stato confermato anche da diverse sentenze, che hanno ribadito l’illegittimità dell’applicazione dell’IVA sulla TARI. Se al prossimo pagamento, dunque, ti accorgi che alla tassa è stata aggiunta l’IVA che di solito i Comuni applicavano al 10% sappi che puoi chiedere il rimborso anche per gli anni precedenti.
Bisogna fare istanza presso il proprio Comune all’Ufficio Tributi o agli sportelli delle associazioni consumatori. Per ricevere il rimborso bisognerà compilare un apposito modulo al quale, però, inevitabilmente, dovrai allegare le ricevute dei pagamenti anche quelli già effettuati in passato per dimostrare di aver pagato l’IVA.
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