“Propaganda di guerra in aula”: la protesta degli ebrei pacifisti contro il tour del militare dell’Idf nelle scuole

  • Postato il 22 ottobre 2025
  • Scuola
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Speravano in una risposta “equilibrata”, pur nella “consapevolezza della diversità delle posizioni culturali e politiche”. Invece è passata più di una settimana da quando il 15 ottobre la rete Maiindifferenti – Voci ebraiche per la pace e il Laboratorio ebraico antirazzista hanno inviato la loro lettera, e l’Unione delle comunità ebraiche italiane non ha ancora risposto. Per questo motivo, visti anche gli “altri episodi recenti”, le due organizzazioni hanno deciso di diffondere il testo integralmente, per portare all’attenzione pubblica l’iniziativa di propaganda militare sionista organizzata nelle scuole paritarie ebraiche di Roma e Milano: il tour “educativo” di un soldato dell’esercito israeliano, Adi Karni, che sui social sfoggia le sue foto in tuta mimetica e mitragliatrice. E che davanti agli studenti dei licei ha raccontato che i militari israeliani, gli stessi che in due anni hanno massacrato 68mila palestinesi, di cui più di un terzo bambini, combattono a i Gaza “perché vogliono vivere in pace e in sicurezza”. E “non per uccidere, come provano a farvi credere tutte le fake news che sentite”.

Nella lettera le due reti ebraiche pacifiste denunciano la deriva dell’Ucei, che dovrebbe rappresentare i valori dell’ebraismo italiano. Ma l’Unione, si legge nella lettera, “è rimasta in silenzio” di fronte ai “gravi episodi” delle ultime settimane. Oltre al tour pedagogico militarista, l’Ucei è accusata di non aver preso una posizione netta contro l’aggressione agli studenti del liceo artistico Caravillani di Roma, durante un’assemblea studentesca dedicata al genocidio, ad opera di “una squadraccia” capitanata da Riccardo Pacifici, esponente della Comunità ebraica romana. O contro le parole della ministra della Famiglia, Eugenia Roccella, secondo la quale le “gite” ad Auschwitz sono state solo “un modo per ribadire che l’antisemitismo era una questione fascista e basta”. O contro la proposta di Maurizio Gasparri, che vuole impedire per legge le critiche a Israele. Tutti fatti per cui Maiindifferenti – il cui primo appello per la pace, firmato tra gli altri anche da Gad Lerner, è stato pubblicato quasi due anni fa – si sarebbe augurata un comportamento diverso da parte dell’Ucei. La domanda che le reti pacifiste si pongono, in vista delle elezioni del nuovo Consiglio dell’Unione, nonché dei Consigli delle Comunità ebraiche italiane è: “dove sta andando l’Ucei?”.

La lettera aperta non usa mezzi termini. I firmatari si dicono “sconcertati” dall’invito a Karni, definendo l’episodio una “perversione totale della missione educativa”. Portano prove pesanti: ci sarebbero video in cui il militare dell’Idf, “con lo stesso sorriso smagliante” mostrato agli studenti, fa esplodere una moschea, un “probabile crimine di guerra”. Karni, si legge, “ha dichiarato di aver evitato di pubblicizzare la propria venuta in Italia per timore di finire oggetto di un esposto per crimini di guerra come già gli è successo in altri paesi”. Cosa che in Italia, dove i soldati israeliani vengono per smaltire lo stress, sorvegliati dalla Digos, senz’altro non rischia di avvenire.

La lettera sottolinea la banalità del male che si nasconde dietro a un evento di questo tipo. Karni è presentato come un “ragazzone affabile di 22 anni, che ama la sua famiglia e il suo paese, che è coraggioso ma anche simpatico, che potrebbe essere nostro cugino”. Perché “le persone che partecipano a massicci crimini contro l’umanità non sono psicopatici, ma per lo più persone normalissime che sono state educate male“, scrivono le reti. Educate, in particolare, “a svalutare o negare l’umanità delle vittime designate“. Karni, citato direttamente, avrebbe infatti affermato che a Gaza ha visto “solo odio”, che i soldati stanno “facendo il lavoro sporco” per noi e che “l’Islam avanza in Europa”. Un messaggio, accusano le reti, che importa la “peggiore educazione israeliana” nelle aule magne delle comunità italiane. E che acquisisce un ulteriore significato se si pensa che l’esercito israeliano, a corto di personale, sta mettendo in atto strategie per arruolare centinaia di giovani ebrei della Diaspora, come diffuso dalla radio ufficiale dell’Idf.

La richiesta delle reti è chiara: dimissioni immediate degli assessori alle Scuole paritarie ebraiche e dei responsabili dell’evento. E organizzare per gli studenti incontri con i refusnik israeliani, gli obiettori di coscienza che rifiutano il servizio militare di Tel Aviv: “Giovani – si legge nella lettera – che incarnano i valori ebraici nel modo più puro possibile oggi. Rifiutandosi, a rischio di un forte costo personale, di partecipare al massacro”.

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Il Fatto Quotidiano

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