Processo Regeni, le difese degli imputati sollevano una “questione di costituzionalità”. E i tempi rischiano di allungarsi
- Postato il 17 settembre 2025
- Giustizia
- Di Il Fatto Quotidiano
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Mancavano ormai poche udienze già previste in calendario, prima della requisitoria del pm Sergio Colaiocco, delle arringhe difensive e in attesa della sentenza, ma ora rischiano di allungarsi i tempi del verdetto del processo sul sequestro, le torture e l’omicidio di Giulio Regeni. “Oggi sarà un’udienza procedurale, non sono previsti testimoni. Ma siamo alla vigilia dei 10 anni, questo processo ora deve concludersi“, aveva auspicato Alessandra Ballerini, legale della famiglia, prima della nuova udienza del processo che vede sotto accusa quattro 007 egiziani. Ovvero, Usham Helmi, il generale Sabir Tariq e i colonnelli Athar Kamel Mohamed Ibrahim, e Magdi Ibrahim Abdelal Sharif, accusati del reato di sequestro di persona pluriaggravato (mentre al solo Sharif sono contestati anche i reati di concorso in lesioni personali aggravate e di concorso in omicidio aggravato, ndr).
Invece, al termine dell’udienza, il ‘colpo di teatro’ delle difese che hanno richiesto di “sollevare una questione di costituzionalità” alla Consulta. Il motivo? Gli avvocati d’ufficio (Paola Armellin, Filomena Pollastro, Tranquillino Sarno e Anna Lisa Ticconi, ndr) che difendono i quattro agenti dei servizi segreti egiziani imputati, hanno chiesto alla I Corte d’assise di Roma di valutare una possibile incostituzionalità della normativa attuale. “La nostra difesa è sempre stata minorata“, ha spiegato Ticconi, legale di Sharif. “Non è una richiesta strumentale la nostra, potevamo già farla in passato. Non vogliamo allungare il brodo“, si è difeso Sarno. Quasi un’excusatio non petita.
Nella richiesta i legali sollecitano l’estensione del gratuito patrocinio anche agli imputati contumaci, ovvero assenti al processo. Questo perché, secondo la difesa, in mancanza del patrocinio a spese dello Stato, non è stato possibile incaricare esperti, come i traduttori tecnici e consulenti necessari alla preparazione della strategia difensiva. “Avremmo dovuto anticipare noi i costi dei consulenti“, hanno dichiarato gli avvocati”. E ancora: “Non vorremmo apparire come persone venali, non lo siamo. Ma è una questione di organizzazione delle difese. Lo so che il nostro onorario sarà pagato perché la difesa è indispensabile in un processo penale, ma purtroppo non lo è la presenza di un consulente”, ha proseguito Ticconi.
La presidente della Corte ha quindi concesso tempo fino al 30 settembre per la presentazione di memorie scritte sulla questione a tutte le parti. Poi dovrà decidere se inviare o meno la questione alla Corte Costituzionale. Per ora i tempi si allungano già di qualche settimana: l’attuale calendario in programma – che prevedeva udienze il 22 e 26 settembre, poi il 3 e il 6 ottobre 2025, ndr – è stato annullato. Ma il rischio, qualora la Corte decida di investire della questione la Consulta, è che i tempi per il verdetto possano slittare ancora, quando la parola fine sembrava ormai vicina. Non sarebbe la prima volta, dato che già nel settembre 2023 fu la Consulta a sbloccare il processo (che si era arenato già prima di iniziare, ndr) decretando il “no all’improcedibilità se causata dalla mancata collaborazione di uno Stato estero”. Ora il rischio di un nuovo stop, a causa della strategia delle difese. Per ora la famiglia e i legali hanno preferito non commentare, seppur visibilmente contrariati. Tutto in attesa della decisione della Corte.
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