Processo Open Arms: Salvini in aula bunker. Lega in piazza con Giorgetti 

  • Postato il 18 ottobre 2024
  • Di Agi.it
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Processo Open Arms: Salvini in aula bunker. Lega in piazza con Giorgetti 

AGI - "Qui aula bunker del carcere Pagliarelli di Palermo. A testa alta, senza paura, per l'Italia e gli italiani". A scriverlo su X è Matteo Salvini, leader della Lega, che questa mattina è nell'aula bunker del carcere palermitano per l'udienza del processo Open Arms. 

 

Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti è imputato di sequestro di persona e rifiuto d'atti d'ufficio, per avere impedito lo sbarco della nave della ong spagnola con a bordo 147 migranti bloccati a mezzo miglio da Lampedusa. Il ministro è giunto insieme alla legale Giulia Bongiorno. Nella requisitoria di due udienze fa l'accusa ha chiesto per il leader della Lega 6 anni di reclusione.

 

Lega in piazza. C'è Giorgetti

 

Contemporaneamente, sempre a Palermo, in piazza Politeama, è in corso una manifestazione organizzata dalla Lega in sostegno di Salvini. In strada anche Giancarlo Giorgetti, Giuseppe Valditara, Roberto Calderoli. "Sono qui perché ero al governo con lui in quel momento e perché sono della Lega", ha commentato il ministro dell'Economia.m Insieme a loro, una nutrita schiera di parlamentari della Lega, che indossano una maglia recante la scritta: "Colpevole di aver difeso l'Italia, io sto con Salvini". In piazza un amplificatore rilancia la voce di Giulia Bongiorno, che tiene l'arringa difensiva al processo. 

La difesa: la nave della ong poteva andare in Spagna

 

"Dal 15 al 20 agosto Open Arms aveva avuto tantissime soluzioni e non soltanto quelle di cui si è parlato. C'è qualcosa di piu', un varco, una possibilità creata dalla Guardia costiera, che defininerei 'diritti umani'. Bastava dichiarare di non adattarsi alla convivenza a bordo - accusare, insonnia o stress, insomma - e si veniva sbarcati. Cio' che avviene dopo il 18 agosto: Open Arms riceve ordine da autorità spagnole di dirigersi in Spagna ma rifiuta", ha detto l'avvocato. La nave della ong spagnola, aggiunge la legale, rifiuta un primo porto spagnolo "perché troppo distante", le viene proposto "la scorta motovedetta ma rifiuta e dice no a un porto piu' vicino, Palma di Maiorca".

 

Per Bongiorno "dobbiamo uscire dalla logica che è tutto un diritto: una cosa è un diritto altra cosa è la pretesa. Il diritto allo sbarco è una cosa. Decidere dove, come, perché e quando sbarcare è tutt'altro".

 

Ma perché, si chiede Bongiorno, "se c'erano tutte queste opzioni, se c'era questo varco aperto dalla Guarda costiera che consentivo lo sbarco se i migranti dichiarano 'non mi adatto', se c'erano queste disponbilità, Open non li ha fatti sbarcare? La risposta è un video in cui alla fine di questa vicenda, il 20 agosto, si vede una esplosione di entusiasmo a bordo e chi commenta dice che non erano felici perché sbarcano, ma perché 'è caduto il ministro dell'Interno italiano'. Il 20 agosto non è felice perché sbarca, ma perché 'Salvini è caduto' e chi dice questo è Oscar Camps", il fondatore della ong spagnola. 

 

"Anche il consulente dell'accusa è venuto in questo processo per dire che non c'era nessun buco nel barcone, nessuna fessura, nessuna avaria. A bordo erano dotati di un telefono satellitare. La verità, alla luce di questa informazione, è che questo barcone doveva andare li', in quel punto. Non c'è un distress, non è stato un incontro casuale ma c'era un vero e proprio appuntamento". Cosi' l'avvocato Giulia Buongiorno,l egale di Matteo Salvini, aprendo la sua arringa nel processo Open Arms, in cui Salvini è accusato di sequestro di persona e rifiuto d'atti d'ufficio per aver ritardato lo sbarco di 147 migranti a bordo della nave della ong Open Arms nell'agosto del 2019. 

 

"Tar obbliga all'assistenza non allo sbarco"

 

Per Bongiorno, "sul provvedimento del Tar e' impossibile affermare che possa avere annullato completamente o in parte il decreto Salvini. Il Tar dice che bisognava dare assistenza. Non mi dilunghero' oltremodo e rimando alla memoria ma qui mi preme dire che in quel provvedimento, emesso in audito altera parte, l'Italia deve solo fornire assistenza, non si parla di un obbligo di sbarco". 

 

Assegnata la scorta a Righi

Anche la sostituta procuratrice Giorgia Righi, impegnata nel processo Open Arms, si muove con la scorta. Con questo dispositivo di sicurezza infatti la pm e' giunta all'aula bunker del carcere di Pagliarelli, dove rappresenta l'accusa assieme all'aggiunta Marzia Sabella e al sostituto Calogero Ferrara. Righi - che fa anche parte della Dda di Palermo - era l'unica pm che rappresenta l'accusa in questo processo a non essere scortata. Un provvedimento che si e' reso necessario dopo le minacce giunte ai magistrati successivamente all'udienza in cui e' stata chiesta la condanna a 6 anni per l'attuale vicepremier Matteo Salvini.

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Agi.it

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