Processo Nada Cella, l’avvocato Roffo: “Allucinante pensare che Soracco abbia coperto Cecere”
- Postato il 18 dicembre 2025
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- Di Genova24
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Genova. “Vi hanno provato a far credere che semplici sospetti potessero diventare indizi gravi, precisi e concordanti. Dove c’erano palesi contraddizioni si sono costruiti dubbi poi trasformati in circostanze neutre. Il mio compito è allora quello di smontare punto per punto le accuse messe in fila dalla Procura”. Ha esordito così in aula l’avvocato Giovanni Roffo, che difende Annalucia Cecere insieme alla collega Gabriella Martini, che ha parlato la scorsa udienza.
Cecere ancora una volta non era presente in aula. Davanti ai giudici che dovranno decidere se è stata lei o no a uccidere Nada Cella, Cecere non si è mai presentata: “È stata una scelta di questo collegio difensivo, lei sarebbe voluta venire”, ha spiegato oggi Roffo.
La chiave della difesa è quella delle ricostruzioni dell’accusa che collocano Cecere sul luogo del delitto e che, secondo il legale, si basano su testimoni e intercettazioni inattendibili e su un bottone ritrovato sulla scena del crimine che sarebbe simile ad altri trovati a casa della donna, ma non uguale perché gli mancava la cornice.
E poi ci sono tutte le illogicità circa il movente e il comportamento degli imputati, sia Cecere sia Soracco. Le elenca tutte chiudendo la sua discussione. “Soracco è stato indagato per quasi due anni ed è stato considerato un assassino da tutti i chiavaresi. E avrebbe coperto Cecere per le motivazioni fantasiose che sostiene la procura? È allucinante e non ha nessun senso logico, visto che Soracco è stato insultato in tutti questi anni dalla Cecere, in cui lei lo definisce l’assassino”.
Per l’avvocato “Soracco durante questo processo poteva sedersi lì e ritrattare tutto quello che aveva detto. Sarebbe stato un suo diritto e sarebbe uscito dal processo, ma ci domandiamo perché quest’uomo non all’epoca, ma oggi, non lo ha mai fatto?”.
Sui bottoni: “È illogico che Cecere stacchi i bottoni dalla giacca e li conservi, ed è ancora più illogico che infine li abbia restituiti all’ex fidanzato”.
Secondo la ricostruzione della pm Dotto è stata Cecere a rispondere al telefono quella mattina del 6 maggio 1996 quando allo studio chiamò più volte una cliente di Soracco: “Ma vi sembra logico che durante un’aggressione Cecere risponda al telefono? E ancora di più che qualche ora dopo aver ucciso Nada chiami un’amica di Soracco per chiedere il posto di lavoro della segretaria che avrebbe appena ucciso?”.
E ancora: “Vi sembra normale che dopo l’omicidio Cecere se ne vada in giro per Chiavari con la mano insanguinata tenuta bene in alto?”. E, rispetto alla fuga da Chiavari, sei mesi dopo il delitto, finanziata – secondo l’accusa – dallo stesso Soracco: “Vi pare normale che sia andata non in Sud America o in Cambogia, ma a Cuneo, quando la metà dei chiavaresi ha la seconda casa a Limone? E che Soracco abbia pagato l’assassina per non dire di essere l’assassina? Di solito è l’assassino che paga il testimone affinché taccia, qui è il contrario”.
L’avvocato ha chiesto quindi ovviamente l’assoluzione dell’imputata e, in subordine, la prescrizione dell’omicidio, ritenendo che non ci siano le aggravanti dei futili motivi (“perché il movente non è stato dimostrato”) né della crudeltà, “visto che la dinamica del delitto è caratterizzata da “spazi ristretti e tempi veloci” che rientrano quindi semplicemente nella “modalità omicidiaria di un delitto d’impeto”.
Il processo è stato rinviato all’11 gennaio per le repliche. Il 15 gennaio ci sarà la sentenza.