Processo Mose, maxi confisca da 21 milioni di euro a carico di due imputati: anche due case

Dieci anni dopo lo scandalo Mose, che nel 2014 portò a una trentina di arresti, è stata eseguita una maxi confisca per 21 milioni 400 mila euro a carico di due imputati dell’epoca. Si tratta di Piergiorgio Baita, già amministratore delegato dell’Impresa Mantovani di Padova, e di Nicolò Buson, suo collaboratore contabile nell’azienda. Il provvedimento porta la firma di un gip del Tribunale di Venezia e riguarda sia beni immobili che disponibilità finanziarie. Entrambi furono condannati per corruzione di pubblici ufficiali, in merito alle mazzette pagate dal Consorzio Venezia Nuova e dalle aziende di costruttori che vi erano impegnate.

Il provvedimento è stato eseguito dalla Guardia di finanza di Venezia. In totale, oltre alle disponibilità finanziarie sono stati confiscati 9 immobili (7 fabbricati e due terreni) e un’auto per oltre un milione di euro, che vanno ad aggiungersi a 18 milioni già confiscati in passato. Inoltre è stato confiscato un quinto dei ratei di pensione spettanti ad entrambi. La Procura di Venezia ha emesso un comunicato in cui specifica: “Gli accertamenti bancari e l’analisi di atti di spoliazione patrimoniale a favore di familiari (atti di donazione, trasferimento fondi), hanno consentito la confisca per complessivi 1.095.019,40 euro, che si aggiungono ai 18.056.004,19 già confiscati in passato”.

Piergiorgio Baita, assieme al presidente del Consorzio Giovanni Mazzacurati (deceduto alcuni anni fa), è considerato il grande orchestratore dei pagamenti e del sistema di finanziamenti illeciti, con la creazione di fiumi di denaro in nero, finiti poi per mille rivoli nelle tasche di finanzieri, magistrati, uomini politici e amministratori. Baita è alla ribalta delle cronache dalla prima grande inchiesta veneziana per tangenti, che risale ancora all’epoca dei ministri Carlo Bernini (Democrazia Cristiana) e Gianni De Michelis (Partito Socialista Italiano). Messosi alle spalle quella disavventura giudiziaria, era ricomparso nella storia infinita del Mose, il sistema di dighe mobili allora in corso di realizzazione (oggi praticamente concluso, anche se non ancora collaudato) per salvare Venezia dalle acque alte. Una nuova epoca, segnata dal nome di Giancarlo Galan, governatore del Veneto dal 1995 al 2010.

L’avvocato Alessandro Rampinelli, difensore di Baita, spiega: “Si tratta della notifica dell’esecuzione della confisca decisa con le vecchie sentenze Mose: per Baita riguarda arriva fino a 10,7 milioni di euro”. Una parte delle somme è rimasta sulla carta, visto che il valore dei beni è inferiore a quanto richiesto dallo Stato. Nello specifico, all’ex manager di Mantovani è stata confiscata una casa a Treviso, a Buson una casa e un’auto. I finanzieri hanno però ricostruito il reticolo dei beni che nell’arco di questi anni Baita ha ceduto o donato ai familiari, per questo il numero degli immobili interessati alla confisca è maggiore.

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Il Fatto Quotidiano

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