Processo Morandi, in aula l’accusa per i falsi report e il video dei controlli nella Berté cantando “Non sono una signora”
- Postato il 26 giugno 2025
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- Di Genova24
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Genova. La tragedia del pullman di Avellino e il crollo del ponte Morandi “non hanno insegnato nulla. E gli ispettori non hanno cambiato la ‘politica’ dei controlli falsificati”. E’ quanto detto in aula oggi dal pm Walter Cotugno che, con il collega Marco Airoldi, sta portando avanti la requisitoria nel processo a carico di 57 imputati.
Le norme “di autotutela, il miglioramento della sicurezza – ha sottolineato il pubblico ministero – arrivano sempre dopo le tragedie, come ci ha insegnato il Titanic o altre tragedie. Invece, dopo la tragedia del Morandi non è cambiato nulla”.
A dimostrazione del suo ragionamento, il pm ha ricordato i controlli fatti con i binocoli “per controllare anche da lontano i dettagli più piccoli dell’opera” o l’ispezione della galleria Bertè, in A26, fatta andando veloce in macchina e cantando “Non sono una signora”, un anno e mezzo dopo la strage del viadotto Polcevera.
E in aula, di nuovo, è stato mostrato il video di quei controlli: girato il 28 novembre 2019, un mese prima del crollo, le immagini mostrano come l’auto di Spea viaggi veloce, a 70 km all’ora come si vede dallo stesso video, sotto la galleria per ispezionarla. L’auto non si ferma né rallenta per fare i controlli ma i suoi occupanti canticchiano allegri una canzone di Loderana Berté associando quindi ironicamente il nome della galleria a quello della cantante: un mese più tardi scherzeranno decisamente meno, quando due tonnellate di materiale oltre crollò sulla carreggiata.
Secondo la Procura i report venivano falsificati per risparmiare sulle manutenzioni. Un risparmio che poi si traduceva in maggiori dividendi da distribuire agli azionisti. Di quei risparmi “nessuno in Spea (la società ex controllata da Aspi) si è mai lamentato, nessuno ha detto nulla sulla scarsità delle risorse per realizzare la sorveglianza”.