Priori: in sala c'è il film su Berlinguer? Eccitazione totale dei compagni

  • Postato il 17 ottobre 2024
  • Di Libero Quotidiano
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Priori: in sala c'è il film su Berlinguer? Eccitazione totale dei compagni

La sinistra perde le elezioni, esce dalla porta ma riesce sempre a rientrare da qualche finestra illustre. Una di queste è certamente la Festa del Cinema di Roma, giunta alla 19esima edizione e inaugurata ieri con la proiezione del nuovo film del regista Andrea Segre, Berlinguer. La grande ambizione. Praticamente una chiamata a raccolta per il popolo della sinistra che, per la via breve e immaginifica offerta dalla riduzione cinematografica, prova a ritrovare l'unità e l'identità perduta.

Lo sa bene la segretaria dem, Elly Schlein, assente alla prima di ieri per impegni a Bruxelles ma comunque attentissima all'evento, salutato con la solennità che si deve a un appuntamento di chiara portata politica legato al ricordo «di una figura straordinaria alla quale siamo molto legati». Certo, a Berlinguer toccò in sorte il dialogo con un gigante come lo statista Dc, Aldo Moro (interpretato nel film da Roberto Citran), la povera Elly, invece, deve accontentarsi di Conte e Renzi ma del resto è proprio il barbuto regista Segre a chiarire due cose: non si tratta di un biopic, incrociando di fatto solo cinque anni della vita di Berlinguer «i più importanti» (dal 1973, anno del fallito attentato a Sofia al segretario Pci, al 1978 legato indissolubilmente all'uccisione di Aldo Moro per mano delle BR) e soprattutto è impossibile fare paragoni con i protagonisti attuali. Ciò non toglie che resti comunque un «atto politico» come ha avuto modo di dire il protagonista, sempre eccezionale nella recitazione, Elio Germano proprio nei panni di Berlinguer. Un atto politico come lo era, in un certo senso, anche la sfilata sul red carpet mai come in questa occasione orgogliosamente rosso - sul quale si sono visti il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri visibilmente emozionato. «Siamo nel 40esimo anniversario della sua morte ed è bellissima l'opportunità di ricordare una personalità, una figura straordinaria, non solo per la sinistra ma per tutto il Paese.

Penso che Berlinguer abbia ancora molto da dire, anche per il fatto di essere stato tra i primi a cogliere dei nuovi temi che si aggiunsero all'agenda politica: l'ecologia, il clima e il femminismo». Presente anche il vicepresidente del Senato e capogruppo di Forza Italia a Palazzo Madama, Maurizio Gasparri che parlando ai giornalisti ha detto: «Qualche riserva sulla storia e sul film ce l'ho. Berlinguer è stato personalmente onesto ma il suo partito prendeva i soldi da Mosca, i soldi dalle cooperative. I suoi dirigenti prendevano anche i soldi come gli altri partiti dell'epoca. L'onestà personale di Berlinguer non rende onesta la storia del Partito Comunista». A stemperare il clima ci pensano figure ecumeniche come Verdone, sindaco mancato di Roma (almeno secondo la sua serie Vita da Carlo che vedrà proprio a giorni al Parco della Musica l'anteprima della terza stagione) e Valeria Marini che pure fa professione d'impegno, sognando di recitare con registi schierati come Bellocchio, Ozpetek o Almodovar. Il termometro delle emozioni politiche si rialza quando compare una elegantissima Bianca Berlinguer che sfila avvolta in un tailleur nero. «Un'emozione grandissima, per la prima volta vedere papà interpretato da un grande attore come Elio Germano. E poi rivedere quegli anni, la stessa passione, la dedizione l'immedesimazione totale di papà con la sua causa» ha detto la giornalista erede del grande politico. Del quale proprio Germano in conferenza stampa ha raccontato le complessità.

«Pur non avendo l'ambizione di caratterizzare troppo le esteriorità dei personaggi, era il corpo stesso di Berlinguer, la sua prossemica involontaria, a raccontare un senso di inadeguatezza, di fatica, e anche il peso della responsabilità. Il suo corpo raccontava qualcosa, e anche in quello è stato una fonte di ispirazione». «Non era un leader ma un segretario» ha continuato ad analizzare Germano. «Siamo sicuri che la risposta arrivi da un leader? Era una persona che ascoltava molto e che faceva parlare gli altri. Aveva una ricchezza di punti di vista, una fatica cristica nel mettersi a disposizione delle persone di cui era rappresentante». Una «grande ambizione» insomma che si ispirava a Gramsci ma guardava al “compromesso storico” sfiorato col capo della Dc, Aldo Moro, esattamente in quei cinque anni che hanno ispirato il racconto di Andrea Segre. «In Italia c'è un'idea che guida le componenti politiche di destra, mentre quelle di sinistra sono un po' confuse. Oggi si guarda al passato perché la sinistra si sta chiedendo cosa si sia perso di quel periodo storico. Non c'è ancora una risposta, ma solo la consapevolezza di aver lasciato per strada l'identità».

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Libero Quotidiano

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