Primi rumors sul Tour 2026: Pogacar pensa al quinto sigillo, ma Matxin gli tira la volata per andare al Giro
- Postato il 21 ottobre 2025
- Di Virgilio.it
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                                                                            È appena finita la stagione del ciclismo ad alto livello (restano i mondiali su pista a Santiago del Cile, con Elia Viviani a caccia di un’ultima grande affermazione: assenti Ganna e Milan), ma già si pensa a quello che ci sarà da scrivere e raccontare nel 2026. Con le anticipazioni sulla conformazione del prossimo Tour de France a tenere banco, a pochi giorni dalla presentazione ufficiale della grand boucle che come noto partirà da Barcellona. E dove Tadej Pogacar, per bocca del suo diesse Joxean Fernandez (detto Matxin), ha già fatto sapere di ambire a conquistare la quinta maglia gialla in carriera.
- Il Tour che verrà: torna l'Alpe d'Huez, finale a Montmartre
- Pogacar, senti Matxin: "Meglio correre il Giro che la Vuelta"
- World Tour, le nuove licenze: c'è pure Pinarelli (ma non è italiana)
Il Tour che verrà: torna l’Alpe d’Huez, finale a Montmartre
Il Tour si svelerà giovedì prossimo, 23 ottobre, ma alcune indiscrezioni sono già trapelate. Ad esempio si sa che si tornerà a scalare l’Alpe d’Huez, probabilmente la salita più iconica di Francia (assieme al Ventoux), e che ciò avverrà in una delle ultime tappe, dal momento che partendo dalla Catalogna verranno affrontati prima i Pirenei e solo nell’ultima settimana le Alpi.
La partenza da Barcellona vedrà i team protagonisti di una cronosquadre piuttosto attesa, con arrivo sulla collina di Montjuic, che nella seconda tappa sarà nuovamente sede di arrivo ma di una frazione in linea. Sui Pirenei si dovrebbe salire su ascese abbastanza inedite per il ciclismo moderno, evitando anche quelle più famose e celebri (possibile arrivo sul Pla del Mir e a Prat d’Albis). Sul Massiccio Centrale nella seconda settimana si potrebbe tornare a Le Lorian, già teatro di una sfida tra Vingegaard e Pogacar nel 2024, mentre i Vosgi potrebbero ospitare l’arrivo a Plateau de Solaison, che inizialmente qualcuno ipotizzava come cronoscalata (sarà invece tappa in linea).
L’ultima settimana, come detto, spazio alle Alpi, anche se mancano ancora diversi tasselli. Di sicuro, come già visto di recente, poche le possibilità per i velocisti di lasciare il segno, con qualche tappa mossa che strizzerà l’occhio a possibili cacciatori di tappa e avventurieri. Solita tappa conclusiva a Parigi, ancora (pare) con la salita di Montmartre, giusto per far capire ai velocisti l’aria che tira.
Pogacar, senti Matxin: “Meglio correre il Giro che la Vuelta”
Come detto, nel 2026 Pogacar proverà a centrare la quinta affermazione al Tour, impresa riuscita nella storia a Jacques Anquetil, Eddy Merckx, Bernard Hinault e Miguel Indurain. “Ci stiamo muovendo in quella direzione”, ha spiegato in un’intervista Matxin della UAE.
“Il resto del calendario delle sue gare verrà stabilito pensando appunto all’obiettivo primario, che è il quinto Tour che lo proietterebbe davvero nella leggenda di questo sport più di quanto già non lo sia oggi. Ma Tadej di corse ne deve vincere ancora tante: Sanremo, Roubaix e Vuelta sono le più note, ma ci sarebbero anche Paesi Baschi, Romandia, Svizzera e altre ancora… insomma, vediamo come muoverci e quali gare scegliere”.
La Vuelta sicuramente strizza l’occhio per via della possibilità di centrare la tripla corona: “Pensiamo anche a questo, ma bisogna capire bene quali corse selezionare. Considerando che a luglio c’è il Tour e che dopo la Vuelta c’è anche il mondiale, questo impone delle riflessioni: se Tadej vuol puntare al terzo mondiale (e il percorso di Montreal sembra ancora una volta calzargli a pennello), difficilmente potrà correre in Spagna. E anche le ultime classiche diventerebbero off limits, perché servirebbe un ritiro in altura a fine primavera. Più facile allora che faccia l’accoppiata Giro-Tour, come nel 2024, ma bisogna ancora parlarne approfonditamente”.
World Tour, le nuove licenze: c’è pure Pinarelli (ma non è italiana)
Il 2026 è un anno cruciale per il ciclismo perché è quello nel quale si partirà con le nuove licenze World Tour. Sono rimaste 19 le squadre annesse al circuito maggiore, aspettando che la Jayco AlUla completi alcune procedure burocratiche: è sparita l’Arkéa (lo sponsor ha chiuso i rubinetti), è arrivata la Pinarello, che sarebbe l’evoluzione della Q36.5 di Fabian Cancellara (Pinarello è il nuovo fornitore di bici, nonché main sponsor al posto di Scott, marchio gestito dal medesimo fondo di quello italiano).
Lotto e Intermarché hanno deciso di unire le forse avviando la fusione, mentre la Israel Premier Tech, dopo le recenti polemiche legate al fatto di rappresentare lo stato d’Israele, ha cambiato nome in Cycling Academy, in attesa di nuovi investitori e partner.
La Decathlon aggiunge nel nome CMA CGM, mentre è ufficiale anche l’approdo della Uno-X dell’ex corridore norvegese Hushovd. Ancora una volta, nessuna squadra italiana è presente nel circuito che conta: la crisi del ciclismo italiano non accenna a diminuire.
 
                         
                     
                                                                                                         
                            