Prima di fermare Auschwitz andava sconfitta la Germania

  • Postato il 27 gennaio 2025
  • Di Libero Quotidiano
  • 3 Visualizzazioni
Prima di fermare Auschwitz andava sconfitta la Germania

 Chi aveva visto da dentro cos'era Auschwitz-Birkenau desiderava una sola cosa dagli Alleati: spezzare la catena dell'orrore e dello sterminio di massa. Questo non è mai accaduto, e i cancelli saranno abbattuti solo il 27 gennaio 1945 dai soldati dell'Armata Rossa. Lo stesso comandante Rudolf Höss, nel dopoguerra non saprà quantificare quante vite erano state spezzate, e nel primo interrogatorio parlò di 2,5 milioni.

Il capitano di cavalleria Witold Pilecki, che si era fatto deportare volontariamente nel settembre 1939 in missione segreta, ed era evaso nell'aprile del 1943, era l'autore del primo rapporto su Auschwitz giunto a Londra nel marzo 1941 attraverso l'esercito clandestino polacco che lui stesso aveva creato all'indomani della spartizione della Polonia tra Germania e Urss. Non era stato creduto e quel rapporto era stato ritenuto esagerato. Alla fine di agosto del 1943 Pilecki aveva chiesto al quartier generale dell'Armia Krajowa a Varsavia che fine avessero fatto tutte le sue dettagliate informative e perché gli Alleati non avevano fatto nulla per bloccare la fabbrica dello sterminio. In autunno aveva allora consegnato un piano militare di liberazione del lager alla Direzione di sabotaggio dell'AK, i cui vertici erano stati addestrati dagli inglesi. Gli avevano detto: «A guerra finita le mostrerò una pila di dossier dedicati ad Auschwitz, lì ci sono tutti i suoi rapporti. Ci rivolgeremo a lei quando sarà il momento». Era il 23 ottobre.

Quel momento non sarebbe mai venuto. Nell'ultimo rapporto su Auschwitz, venti pagine dattiloscritte, Pilecki rivelava contenuti agghiaccianti: «Durante i primi tre anni ad Auschwitz sono morte due milioni di persone». Quando, prima dell'evasione, aveva passato le consegne al vertice del movimento di resistenza nel lager, aveva esortato la componente militare a farsi trovare pronta a una rivolta coordinata con l'esterno, ovvero un attacco delle unità dell'Armia Krajowa in simultanea a un bombardamento delle strutture militari e al lancio di armi e munizioni per armare i prigionieri. Pilecki aveva colto il terrore nelle SS durante un estemporaneo raid aereo e ne immaginava le conseguenze. Il suo piano è però inattuabile: le unità tedesche attorno ad Auschwitz sono troppo numerose, le missioni di bombardamento sono tecnicamente impegnative e troppo rischiose rispetto ai risultati che possono conseguire, il lancio di materiali o paracadutisti è impossibile, e altrettanto impossibile è dare ricovero alla massa di prigionieri in fuga.

Gli Alleati non hanno alcuna intenzione di inserire Auschwitz nei piani strategici aerei, e così fino alla fine del 1944 tutti i convogli carichi di deportati diretti ad Auschwitz arriveranno regolarmente a destinazione perché le linee ferroviarie non saranno mai bombardate. La scelta è politica e si basa su valutazioni militari: sarà la sconfitta della Germania a far cessare la Shoah, per cui tutte le risorse, le forze e l'impegno saranno indirizzati a questo obiettivo e non ad altri. Il 30 gennaio 1939 in un discorso al Reichstag Adolf Hitler aveva tuonato: «se il giudaismo della finanza internazionale, in Europa o altrove, riuscisse ancora una volta a gettare i popoli in una guerra mondiale, il risultato non sarà la bolscevizzazione della terra e la vittoria del giudaismo, ma l'annientamento della razza ebraica in Europa». Aveva ripetuto il concetto più volte durante la guerra, che si concluderà con lo sterminio di oltre la metà degli 11 milioni di ebrei europei censiti nella Conferenza di Wannsee che a gennaio 1942 aveva dato avvio alla Soluzione finale.

Continua a leggere...

Autore
Libero Quotidiano

Potrebbero anche piacerti