Prezzi benzina e diesel, rincari da incubo in soli 5 anni: la denuncia del Codacons

  • Postato il 24 agosto 2025
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Quest’anno l’esodo estivo ha regalato una piccola sorpresa agli automobilisti italiani: per la prima volta da tanto tempo, il solito copione dei rincari improvvisi alla vigilia delle vacanze non si è verificato mentre milioni di persone si mettevano in viaggio. Tra fine luglio e Ferragosto, il prezzo medio della benzina si è fermato a 1,701 euro al litro e quello del gasolio a 1,631, come riportano i dati del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, analizzati dal Codacons.

Prezzi in calo ma ancora troppo alti

Dalla fine di giugno i prezzi hanno cominciato a scendere, senza scosse né picchi repentini, dando ai conducenti l’impressione di un allentamento dopo anni di aumenti esplosivi. Il Codacons, però, smorza subito l’entusiasmo e ricorda che la discesa è insufficiente a cambiare il quadro generale perché il carburante continua a costare molto di più rispetto al passato e per rendersene conto basta confrontare i numeri di cinque anni fa.

Nell’estate del 2020 un litro di benzina si pagava in media 1,398 euro e uno di gasolio 1,284, oggi l’incremento è del 21,7% per la verde e del 27% per il diesel, in termini pratici un pieno di benzina pesa oltre 15 euro in più rispetto al 2020, mentre uno di gasolio richiede quasi 17,5 euro “extra” a ogni rifornimento. Se moltiplichiamo gli aumenti per i milioni di viaggi registrati ad agosto, tra partenze, rientri e spostamenti verso mare e montagna, il risultato è una stangata complessiva da centinaia di milioni di euro, un’uscita di denaro che colpisce le famiglie in un momento in cui il costo della vita continua a salire su tutti i fronti, dalle bollette alla spesa quotidiana.

Il crollo del petrolio e la lentezza dei listini

Il Codacons, nel suo rapporto, mette in fila anche un’altra questione: il calo del prezzo del greggio sui mercati internazionali. Da giugno a oggi le quotazioni del petrolio sono scese di oltre il 16%, in teoria capace di spingere ben più in basso i listini dei carburanti, eppure sono calati appena del 2%, una forbice troppo ampia per passare sottotraccia.

Gli analisti del settore fanno notare che il costo del greggio non è l’unico elemento a pesare sul prezzo finale, infatti incidono le tasse, i costi di raffinazione, il trasporto, la distribuzione e perfino i margini dei gestori. Tuttavia, quando il petrolio sale, i prezzi alla pompa lo seguono a velocità lampo, mentre quando il barile scende la discesa si fa lenta.

L’appello dei consumatori

Ecco perché, anche se quest’estate non abbiamo visto le solite impennate improvvise, il conto finale per gli automobilisti resta salato, troppo secondo le associazioni dei consumatori, pronte a chiedere interventi per rendere i listini maggiormente trasparenti e legati in modo reale all’andamento del mercato internazionale, tale da abbattere i prezzi in misura proporzionale a quella con cui salgono.

Se il petrolio continua a calare e la domanda rallenta dopo il picco estivo, i prossimi mesi potrebbero portare qualche buona notizia per i guidatori, altrimenti, anche senza le solite fiammate di agosto, il pieno resterà comunque una delle voci principali di spesa per chi si muove in auto.

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