Premio Caccuri, il procuratore Guarascio spiega la ‘ndrangheta “invisibile”
- Postato il 9 agosto 2025
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Premio Caccuri, il procuratore Guarascio spiega la ‘ndrangheta “invisibile”
Il procuratore Guarascio interviene a un talk nell’ambito del Premio Caccuri e spiega la «’ndrangheta invisibile che annienta l’economia».
«La ‘ndrangheta del Crotonese spesso è invisibile e annienta l’economia». Lo ha detto il procuratore Domenico Guarascio intervenendo a un talk sulle prospettive di sviluppo della provincia di Crotone, svoltosi nell’ambito del Premio Caccuri. Incalzato da Vittoriana Abate e Savino Zaba, il procuratore più giovane d’Italia, che conosce bene le dinamiche criminali del Crotonese essendosene occupato per una decina d’anni da magistrato della Dda di Catanzaro, ha spiegato che la criminalità organizzata radicata nella provincia pitagorica è «imprenditrice». «Ha smesso di sparare ma decide i tassi d’interesse». Guarascio ha anche spiegato che fenomeni estorsivi e danneggiamenti tuttora persistono, anche con una certa gravità.
SETE DI GIUSTIZIA
Ma una speranza c’è, ed è il «sostegno della popolazione», l’«enorme sete di giustizia» del territorio. Dal procuratore Nicola Gratteri, uno dei suoi maestri, Guarascio ha ereditato un sistema di prenotazione dei denuncianti. «Le persone che vengono a parlare con me espongono tantissimi casi. Bisogna incamerare il problema e dare una risposta. Per fare questo è necessario essere credibili». Guarascio ha anche auspicato che si cominci a parlare di «problemi reali» della giustizia. Lui è uno di quelli che dice no alla contrapposizione tra magistratura e politica. «Troppa faziosità», osserva. Per esempio, «si parla poco dell’insufficiente organico delle forze dell’ordine o dei sostituti procuratori che sono pochi». Invece, bisognerebbe «evitare polemiche inutili, osservare il gioco democratico, fare sinergia ma realmente. Questa terra non vive solo di ‘ndrangheta ma di inefficienza della macchina pubblica. Se si resta solo nel campo della contrapposizione, i cittadini non capiscono più niente e perdono fiducia non solo nei confronti della magistratura ma dello Stato».
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UN’ALTRA VELOCITÀ
Ricco anche il contributo dell’arcivescovo di Crotone e Santa Severina, monsignor Alberto Torriani. Proveniente da Milano, si è accorto che questo territorio viaggia a una velocità diversa appena giunto, quando si è trovato di fronte a una porta automatica che non funzionava. «Non funzionava, e già questo la dice tutta. Ma mi stupiva la mancata reazione della gente. Nessuno diceva nulla». La ricetta del prelato? «Avviare processi per cercare di risolvere insieme i problemi».
AREE INTERNE
Il giovane orafo Antonio Affidato, che rappresenta la seconda generazione di un’azienda d’eccellenza del territorio, ha raccontato soprattutto la «riscoperta di un’identità» che c’è dietro tutta una serie di realizzazioni di arte sacra. Ma quell’identità non viene valorizzata da norme come quelle sulle aree interne che si spopolano. Norme che sono in realtà «un accompagnamento alla morte», come ha rilevato Marco Roncalli, scrittore e vaticanista. Lo ha detto dal palco di uno dei borghi più belli d’Italia, incastonato nell’Alto Crotonese. Un emblema di restanza.
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