Pregnolato: il cielo come una passerella, sfilano i pianeti

  • Postato il 24 febbraio 2025
  • Di Libero Quotidiano
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Pregnolato: il cielo come una passerella, sfilano i pianeti

«Scoppieranno fuori tante migliaia di altri mondi», ma intanto godiamoci quelli a noi più vicini, appartenenti al nostro Sistema solare, che ultimamente stiamo dando un po' per scontati, dopo essere entrati in quella che Giovanni Bignami definì la seconda rivoluzione planetologica, quella dell'astronomia dei pianeti extrasolari o esopianeti, quei pianeti per intenderci che orbitano attorno a stelle diverse dal nostro Sole.

Rientrando per un attimo nel nostro “giardino” planetario e rinnovando il legame “meccanico” tra la Terra, il Sole e i pianeti, merita di essere rievocata la figura dell'astronomo e architetto Sir Christopher Wren, tra i fondatori nel 1660 della Royal Society e di cui fu presidente tra il 1680 e il 1682. Il suo lavoro scientifico di ampio respiro non è sicuramente da meno di quello dei suoi più noti contemporanei, Isaac Newton e Blaise Pascal. Wren infatti, oltre ad essere celebre per aver ridisegnato l'intera urbanistica della città di Londra dopo il grande incendio del 1666, comprensiva della maestosa cattedrale di San Paolo, ed aver progettato la biblioteca del Trinity College di Cambridge, è anche curiosamente definito «architetto della volta celeste», per i suoi trascorsi da professore di astronomia ad Oxford, antesignano fu il suo pensiero, «vi sarà un tempo in cui gli uomini stropiceranno gli occhi e vedranno pianeti come oggi vedono la Terra». Ma anche perché può essere considerato a pieno titolo come uno degli ultimi grandi osservatori del cielo ad occhio nudo, assieme a Tycho Brahe e Keplero.

Questi ultimi indissolubilmente legati per la loro vicenda umana, e perché le loro teorie sulla meccanica celeste, unitamente al modello copernicano del 1514, fornirono una nuova “architettura” del nostro universo, una nuova harmonices mundi, segnando i prodromi dell'astronomia moderna, che si concretizzerà qualche anno più tardi nel 1609, quando Galileo Galilei venne a conoscenza dell'esistenza di uno strumento in grado di far vedere “vicine le cose lontane”. Ne immaginò subito un uso in ambito astronomico, è bene ricordare come il cannocchiale fosse stato realizzato qualche anno prima in Italia e poi in Olanda a puro scopo ludico, e solo due mesi più tardi presentò il suo strumento al doge di Venezia, Leonardo Donato. Per dirla con Ugo Foscolo «Sgombrò primo le vie del firmamento». Da qui infatti avvenne il grande salto di qualità, con l'osservazione diretta del cielo e l'escalation di conquiste galileiane.

Su tutte, la scoperta degli “astri medicei” che ruotavano attorno a Giove, grazie alla quale Galilei poté evincere la solidità delle argomentazioni copernicane. Galilei, che non amava segreti e sotterfugi, aspirava a far conoscere a tutti la portata delle sue scoperte che ci hanno portato sulle tracce del “Grande disegno”. Un'esperienza che avremo modo di rivivere e riassaporare in quest'ultima settimana di febbraio, che vede come assoluti protagonisti tutti e sette i pianeti del nostro Sistema solare, che potremmo ammirare semplicemente volgendo il nostro sguardo verso la volta celeste. Un'autentica sfilata di pianeti, nota come “Grande allineamento”, l'unico in questo decennio, che sarà ben visibile lungo tutto l'arco est-ovest, in un autentico crescendo rossiniano di stupore.
A partire dal pianeta Marte, che nel 1600 rappresentò un simbolico passaggio di testimone tra Brahe, che morì a Praga nel 1601, e Keplero. Dallo studio del pianeta la cui orbita si dimostrò la più ostica da studiare sarebbe poi nata l'Astronomia nova (1609). Proprio il pianeta rosso inaugurerà il proscenio serale alto in direzione est, facilmente riconoscibile per il suo colore rossastro, accompagnato dalla maestosità di Giove in culminazione a sud-sud ovest. Procedendo in questa direzione, potenzialmente visibile con l'ausilio di un telescopio, il gigante di ghiaccio Urano. Mentre accompagnando il Sole al tramonto avremo bassi sull'orizzonte Venere, l'altro gigante freddo Nettuno, fino ad arrivare alla congiunzione più suggestiva tra Mercurio e Saturno, la sera del giorno 25, poco dopo il tramonto del Sole.

È bene però chiarire che, contrariamente a quanto si legge in questi giorni, «per allineamento non dobbiamo intendere tutti i pianeti allineati lungo una retta», tiene a precisare Massimo Turatto, dirigente di ricerca Inaf di Padova già direttore della Specola. Che spiega come «tutti i pianeti, eccezion fatta per le comete, si trovino sul piano dell'eclittica, la cui proiezione sulla sfera celeste è una linea. Quindi, quando noi li vediamo risultano tutti allineati perché giacciono tutti sullo stesso piano». E questo perché il Sistema solare si è formato da un disco primordiale: «Attorno al Sole c'era un disco di materiale che ruotando si è coagulato formando i pianeti che sono rimasti su quel piano e quindi le orbite dei vari pianeti, compresa la Terra, giacciono ancora tutti sul medesimo piano. Solo quando li vediamo sembrano allineati tra di loro», spiega Turatto, che sottolinea come la discriminante sia la visibilità, perché, come noto, non sempre i pianeti risultano tutti visibili. Ecco perché il fatto che risultino tutti visibili contemporaneamente, rappresenta un evento eccezionale, proprio per la visibilità e non per l'allineamento che è naturale proiezione.

«Noi vediamo i pianeti esterni, ossia quelli più distanti della Terra dal Sole, Marte, Giove, Saturno, Urano e Nettuno, quando stanno dalla parte opposta del Sole rispetto a noi e ci mostrano la faccia illuminata. I pianeti interni, situati tra la Terra e il Sole, ossia Venere e Mercurio, sono osservabili più difficilmente a causa della loro vicinanza angolare con il Sole. La loro migliore visibilità si ha quando si trovano a circa 90 gradi dal Sole, che avviene solo poco dopo il tramonto o poco prima dell'alba. Quello della prossima settimana sarà un evento del tutto particolare proprio perché tutti e sette i pianeti, sia quelli esterni che quelli interni, si troveranno dalla stessa parte, Terra compresa. Risultando contemporaneamente tutti visibili, anche Mercurio. Purché il tempo sia clemente», conclude Turatto. 

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Libero Quotidiano

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