Povertà energetica: la Basilicata è seconda
- Postato il 2 marzo 2025
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Il Quotidiano del Sud
Povertà energetica: la Basilicata è seconda
La Basilicata è seconda in Italia per stima di individui e famiglie in povertà energetica. Il dato, relativo al 2023, emerge dall’analisi diffusa dall’Ufficio studi della Cgia di Mestre che ha elaborato i dati estrapolati dal “Rapporto OIPE 2023”. Sono 42.620 le famiglie lucane che vivono in condizioni di povertà energetica: complessivamente – secondo l’indagine- il problema in Basilicata riguarda 94.274 individui, il 17,8% delle famiglie. Il primato è della Calabria, dove il problema riguarda il 19,1% delle famiglie, composte da quasi 349mila persone. Terzo il Molise (17,6%): seguono la Puglia (17,4%) e Sicilia (14,2 %). Le regioni, invece, meno interessate da questo fenomeno sono il Lazio (5,8 per cento del totale delle famiglie), Friuli Venezia Giulia (5,6 per cento) e, in particolare, Umbria e Marche (entrambe con il 4,9 per cento). Due anni fa, il dato medio nazionale era pari al 9 per cento.
«Sono quasi 2,4 milioni le famiglie italiane in povertà energetica – è poi riportato nella nota di Cgia – stiamo parlando di 5,3 milioni di persone che nel 2023 vivevano in abitazioni poco salubri, scarsamente riscaldate d’inverno, poco raffrescate d’estate, con livelli di illuminazione scadenti e con un utilizzo molto contenuto dei principali elettrodomestici bianchi (cioè frigoriferi, forni, lavatrici, ndr)». Nel Mezzogiorno le famiglie che hanno questo tipo di problema sono 1 milione e 166.839, (il 13,8%), vale a dire 2.676.942 individui, mentre nel centro Italia sono 311.011 (il 5,8%). Nel nord ovest sono 544.222 (il 7,3%) mentre nel nord est sono 368.559 (cioè 806.617 individui), il 7%. Per quanto riguarda i numeri assoluti, il dato della Lombardia (329.925 famiglie coinvolte) è il più alto d’Italia.
I nuclei familiari più a rischio secondo l’analisi sono costituiti da un elevato numero di persone, che si trovano in condizioni di disagio economico e le abitazioni in cui vivono sono in cattivo stato di conservazione. L’indagine propone poi addirittura anche un identikit del capofamiglia di nuclei in povertà energetica: le principali condizioni professionali sono, in linea di massima, tre. E cioè disoccupato, pensionato solo e in molti casi, sottolinea la CGIA, «quando lavora lo fa come autonomo». Va infine sottolineato che i nuclei più a rischio di povertà energetica, soprattutto nel Sud, sono quelli «che utilizzano il gas quale principale fonte di riscaldamento. Coloro che invece utilizzano altri combustibili (bombole a gas, pellet, gasolio, legna, kerosene, ed altri), presentano valori percentuali di rischio più contenuti».
La povertà energetica è stata definita per la prima volta in Italia nel 2017 nella Strategia Energetica Nazionale e riguarda, spiega la Cgia di Mestre, la «difficoltà di acquistare un paniere minimo di beni e servizi energetici, ovvero alternativamente, in un’accezione di vulnerabilità energetica, quando l’accesso ai servizi energetici implica una distrazione di risorse (in termini di spesa o di reddito) superiore a un valore normale». L’OIPE, l’Osservatorio italiano sulla povertà energetica, è un network di ricercatori provenienti da Università, enti ed istituti pubblici e privati. È ospitato dal centro studi di Economia e Tecnica dell’Energia “Giorgio Levi Cases” dell’Università di Padova.
Il Quotidiano del Sud.
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