Povertà, Basilicata nel limbo
- Postato il 25 novembre 2025
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Il Quotidiano del Sud
Povertà, Basilicata nel limbo

Basilicata, allarme dai dati Eurostat, quasi un quarto dei lucani a rischio povertà, in Italia al primo posto la Calabria
L’apparente benessere della società del Terzo Millennio, rischia di essere solo di facciata. Perché se nel 2024 il 16,2% della popolazione dell’Unione europea è stato certificato da Eurostat come a rischio povertà, è evidente che qualche aspetto della vita contemporanea stia facendo corto circuito. L’impatto della pandemia è stato evidente ma, a distanza di cinque anni dal picco del Covid-19 e dalla discesa economica che ne sarebbe seguita, oltre 72 milioni di persone nel Vecchio Continente fanno fatica a tenere il passo con un tenore di vita sempre più oneroso ma, di contro, sempre meno soddisfacente in termini di capacità di spesa. Un quadro che, naturalmente, non risparmia l’Italia né, per inciso, la Basilicata.
POVERTÀ, IL DATO DELLA BASILICATA
Per la verità, il territorio lucano non figura tra le fasce di rischio più elevate e, nell’ambito nazionale, si attesta al settimo posto nell’infausta graduatoria, con il 23,6% della popolazione (dato comunque tutt’altro che irrisorio) indicato come a rischio povertà. La maglia nera spetta alla Calabria (37,2%), davanti a Campania (35,5%), Sicilia (35,3%), Puglia (30,9%), Sardegna (25,7%) e Molise (25%). Il che rende evidente il “primato” del Mezzogiorno nel compendio dei cittadini maggiormente esposti a difficoltà di natura economica.
UN QUADRO PREOCCUPANTE
Il quadro è piuttosto preoccupante, anche se difforme. Se non altro perché, in misura differente, coinvolge praticamente tutti i territori, con poche eccezioni virtuose (soprattutto la provincia autonoma di Bolzano, con il suo 5,9%, uno dei tassi più bassi in Europa) e diffuse percentuali in crescita. Nel Lazio, ad esempio, quasi il 22% della popolazione è a rischio, e anche la Lombardia registra un 10,1%. Altrettanto emblematico il fatto che, a distanza di un anno nel range dell’analisi, l’andamento sia rimasto sostanzialmente immutato, a riprova di un tessuto economico ancora fortemente condizionato dallo squilibrio generato dall’inflazione e dal divario tra potenziale economico e welfare occupazionale.
LO SCOTTO PAGATO DAL SUD ITALIA
In questo senso, lo scotto peggiore sembra pagarlo proprio il Sud Italia che, nelle sue performance peggiori (Calabria, Sicilia e Campania figurano nella fascia di rischio più elevata), può essere equiparato unicamente ai territori francesi d’oltremare, come Guyana francese e Réunion. Aree geografiche, la prima in particolare, in cui la povertà grava su almeno metà della popolazione.
POVERTÀ, BASILICATA NELLE FASCE INTERMEDIE
Alla luce dei numeri, le percentuali lucane risultano in una fascia intermedia. Il che, a ogni modo, non pone al riparo dai rischi più elevati un territorio che poggia fortemente sul contributo della Piccola e media impresa e che, nel suo capoluogo, ha già avuto modo di confrontarsi con statistiche negative. A settembre, infatti, il rapporto Ires Cgil riferiva di un cittadino su cinque in condizioni di povertà, di fatto 12 mila persone sulle oltre 63 mila residenti.
CRITICITÀ CONDIVISE CON ALTRI TERRITORI
Un trend sul quale riflettere, anche per le criticità demografiche riscontrate negli ultimi anni dalla regione che, chiaramente, rendono più difficoltosa una pianificazione a lungo termine sul welfare sociale. Criticità che, tuttavia, è condivisa anche con altri territori italiani, nonostante il divario tra Nord e Sud continui a mostrarsi evidente, qui come in altri settori. Notizia in parte positiva, il fatto che l’andamento europeo sia di fatto stabile. Di contro, un segno, però, di una politica di tamponamento più che di ripresa effettiva.