Potenza, vigili calunniati, assolto Telesca

  • Postato il 19 settembre 2025
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Potenza, vigili calunniati, assolto Telesca

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Caso dei vigili calunniati, assolto il sindaco di Potenza, Vincenzo Telesca. Ma le vittime potrebbero proporre appello ai fini civili. Condannato a un anno e sei mesi di reclusione l’ex amministratore dell’Acta, Roberto Spera per la denuncia – falsa per i pm – a 2 vigili.


POTENZA – Assolto il sindaco di Potenza Vincenzo Telesca, condannato a un anno e sei mesi di reclusione, con la pena sospesa per effetto della condizionale, Roberto Spera, ex amministratore della società comunale incaricata dalla raccolta dei rifiuti.

VIGILI CALUNNIATI, ASSOLTO TELESCA, CONDANNATO SPERA


Si è concluso così ieri pomeriggio, giovedì 18 settembre, nel capoluogo lucano il processo su una presunta calunnia ai danni di due agenti della polizia municipale di Potenza.
Il giudice Giovanna Battista, al termine di una camera di consiglio durata all’incirca 6 ore, ha accolto solo in parte le richieste di condanna a 16 mesi di reclusione avanzate dal viceprocuratore onorario Patrizia Salvia per entrambi gli imputati, Spera e Telesca.

LA REQUISITORIA FINALE


Già nella requisitoria finale, però, era apparsa chiara la diversità delle due posizioni. Di fatto Salvia (sorella del capogruppo di Forza Italia nello scorso consiglio comunale, ndr) si era soffermata sull’«arroganza» e la «presunzione» mostrata da Spera. Menzionando l’attuale primo cittadino solo una volta. Poco prima di chiedere la condanna a due anni di reclusione, scontati a un anno e sei mesi per il riconoscimento delle attenuanti generiche.

LA RICOSTRUZIONE DELLA VICENDA


I fatti risalgono al 29 maggio del 2017, vigilia delle festività di San Gerardo.
Spera e Telesca vennero fermati in un auto, una Punto bianca di proprietà dell’Acta, guidata dal primo, mentre procedevano nel pieno della zona pedonale del centro storico. Nonostante un’ordinanza che stabiliva la zona a traffico limitato fino al termine delle festività.
Al centro del processo è finito tutto quanto ne è seguito. Con Spera che avrebbe rifiutato di firmare il verbale con le contestazioni mossegli per la circolazione in zona pedonale e senza patente.

IL RIFIUTO DI SPERA DI FIRMARE IL VERBALE

Lamentando che i due agenti non sapessero chi fosse e non comprendessero le ragioni di servizio che giustificavano il suo agire. Ovvero l’utilizzo di un auto di servizio, sebbene non marchiata Acta, per un’ispezione sulla pulizia nel centro storico dati i festeggiamenti in corso. Oltre che per un passaggio all’amico Telesca, allora soltanto consigliere comunale, che aveva incrociato per caso lungo il suo tragitto.

LA NOTIFICA DEL VERBALE E LA SANZIONE


Ne è seguita la notifica del verbale in questione con la relativa sanzione, che l’ex amministratore Acta avrebbe regolarmente pagato senza rivolgersi al prefetto come si conviene per questo tipo di contestazioni. Salvo poi depositare, nell’ultimo giorno utile, querela di falso contro i due vigili.
A supporto delle sue accuse Spera aveva portato la testimonianza di Telesca, iscritto all’albo degli Avvocati da cui si è cancellato prendendo servizio in Regione, dove è stato assunto come funzionario della Stazione unica appaltante.

VIGILI CALUNNIATI, LA TESTIMONIANZA DI TELESCA


L’allora esponente renziano, prima entrato in consiglio comunale col Pd e in seguito transitato nel gruppo misto ed eletto sindaco come «civico di centrosinistra», aveva assistito a tutta la scena e ha confermato il racconto dell’ex amministratore Acta.
Dopo alcuni mesi, però, in procura si sono convinti dell’infondatezza di quelle accuse. Pertanto hanno chiesto e ottenuto l’archiviazione del fascicolo a carico degli agenti, che a quel punto hanno contro-querelato Spera e Telesca per calunnia

IL RINVIO A GIUDIZIO E IL PROCESSO


A dicembre 2020 il caso era arrivato davanti al gup. Di qui il rinvio a giudizio e poi il processo che solo a marzo dell’anno scorso è entrato nel vivo. Con l’esame, in aula, dei due vigili, che hanno confermato la loro versione dei fatti rivendicando la correttezza del loro operato.
Ieri mattina, durante le loro arringhe difensive, i legali di Spera e Telesca avevano puntato il dito con decisione sulle contraddizioni nelle deposizioni dei due vigili. Al punto da chiedere in maniera esplicita che fosse vagliata dalla procura della Repubblica la configurabilità di un’ulteriore incriminazione per entrambi per falsa testimonianza.

IL DIFENSORE DI TELESCA


«Non ci troviamo di fronte ad agenti che si scontrano con un potere che in maniera arrogante e impositiva pretende di essere al di sopra della legge». Aveva sostenuto il difensore di Telesca, l’avvocato Stefania Fiore. «C’è stata invece una volontà inutilmente burocratica posta in essere dagli agenti».

IL DIFENSORE DI SPERA


Perentorio anche il difensore di Spera, l’avvocato Francesco Fabrizio, che ha sostenuto che quella Punto dell’Acta potesse circolare in via Pretoria nonostante i divieti in vigore, e ha esibito una foto scattata da Telesca in cui si vede la paletta segnaletica marchiata Acta poggiata sul cruscotto.
Di diverso avviso, però, si è mostrato il giudice, che ha ritenuto le dichiarazioni credibili e, in base alla lettura del dispositivo effettuata in aula, avrebbe assolto il solo Telesca escludendo la possibilità di equiparare le sommarie informazioni rese dal sindaco agli investigatori a una denuncia vera e propria come quella firmata dall’ex amministratore Acta (oggi alla guida della società che si occupa della raccolta dei rifiuti a Genova).

VIGILI CALUNNIATI, ATTESA PER LE MOTIVAZIONI DELLA SENTENZA


Per conoscere con certezza le motivazioni della decisione, ad ogni modo, occorrerà attendere le prossime settimane. Poi inizieranno a decorrere i termini per proporre appello.
Quasi certo, quindi, il prosieguo in secondo grado del processo. Anche se a breve dovrebbe scattare la prescrizione e resterebbe in piedi soltanto la questione dei risarcimenti da riconoscere alle vittime.
In questo senso non è escluso che possano impugnare la decisione appena emessa anche i due vigili, oltre a Spera. Richiamando in causa il “loro” primo cittadino.

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