Potenza, rivolta nel carcere femminile
- Postato il 29 ottobre 2025
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Il Quotidiano del Sud
Potenza, rivolta nel carcere femminile

Momenti di tensione nel carcere femminile di Potenza. L’ira di due detenute, celle distrutte nella rivolta. Suppellettili distrutte, sradicate le piastrelle del bagno
Momenti concitati e di forte tensione si sono registrati tra la serata di sabato 25 e la mattinata di domenica 26 ottobre all’interno della sezione femminile della casa circondariale “Antonio Santoro” di Potenza, dove due detenute hanno dato vita a una violenta rivolta, seminando il panico tra le altre recluse e il personale di servizio.
RIVOLTA IN CARCERE, L’IRA DI DUE DETENUTE
Il carcere, recentemente oggetto di lavori di ristrutturazione e ammodernamento, pesantemente danneggiato nella parte che riguarda il reparto femminile. A denunciarlo è Saverio Brienza, segretario regionale della Basilicata del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria (Sappe). Nell’istituto di pena potentino sono presenti in totale 161 detenuti, di cui sono 14 le donne, 36 gli stranieri.
BRIENZA (SAPPE): «DUE DETENUTE PER FUTILI MOTIVI HANNO SCATENATO IL TERRORE»
«Nella serata di sabato 25 e nella mattinata di domenica 26 ottobre, all’interno della sezione femminile dell’istituto penitenziario di Potenza due detenute hanno scatenato il terrore, coinvolgendo anche le altre donne recluse – ha raccontato Brienza – Per motivi futili, le detenute hanno distrutto le camere e le suppellettili, addirittura sradicando le piastrelle del bagno, procurandosi oggetti atti ad offendere e brandeggiandoli nei confronti del personale di Polizia Penitenziaria ivi di servizio».
RIVOLTA IN CARCERE, AGGREDITO IL PERSONALE DI POLIZIA PENITENZIARIA
Ma non finisce qui. «Le detenute, dopo aver scatenato il terrore e cercando di aggredire il personale di Polizia Penitenziaria, anche quello di rinforzo richiamato in servizio, con ogni oggetto possibile che veniva lanciato all’indirizzo degli operatori penitenziari e anche quello sanitario presente sul posto, risultavano vani anche i tentativi di portare alla le detenute rivoltose – ha sottolineato il segretario del Sappe – Solo con l’intervento del personale di polizia penitenziaria specializzato a contrastare tali fenomeni con l’uso dell’impiego della forza (art. 41 dell’Ordinamento Penitenziario) attraverso il necessario equipaggiamento dei dispositivi antisommossa, si è riusciti a estrapolare dalla cella una delle detenute, quella più pericolosa, per renderla inoffensiva».
VIOLENZA INAUDITA
Scene di violenza inaudita quelle vissute nel carcere di Potenza.
«Un plauso a tutto il personale che con professionalità e tecniche operative hanno riportato la sezione detentiva alla normalità, senza conseguenze fisiche sia per il personale tutto che per le detenute stesse, responsabili dei disordini. La situazione penitenziaria di Potenza – conclude Brienza – è molto preoccupante poiché dall’inizio dell’anno in corso, dopo aver riaperto una sezione maschile e quella femminile, l’istituto è stato destinatario di numerosi detenuti e detenute molto complicati dal punto di vista gestionale. Detenuti violenti e in presenza di patologie psichiatriche, hanno minato la serenità della struttura, che a causa della nota carenza di personale di ogni professionalità, rischia di degenerare ogni giorno, costringendo tutti ad affrontare eventi critici di elevata portata, che inducono tutti a svolgere servizio sempre in emergenza e a rischio della propria incolumità».
LA PREOCCUPAZIONE DEL SAPPE
Forte preoccupazione è stata espressa anche dal segretario generale del Sappe, Donato Capece.
«Questa è, purtroppo, la quotidianità operativa con cui hanno a che fare le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria della Nazione e della Lucania in particolare – ha spiegato – dobbiamo dare atto che, rispetto al passato, l’attuale governo e l’Amministrazione Penitenziaria hanno mostrato maggiore ascolto e sensibilità nei confronti delle criticità del settore». Capece auspica «uno sforzo ulteriore, più deciso e strutturale, perché non bastano le buone intenzioni: occorrono atti concreti e urgenti, come dotare le donne e gli uomini del Corpo di strumenti utili a garantire la loro stessa incolumità fisica».
CAPECE (SAPPE): «NECESSARIO RIVEDERE L’ORGANIZZAZIONE DELLE CARCERI»
Il leader del Sappe ha poi rinnovato l’appello del Sindacato alle istituzioni politiche.
«È necessario rivedere l’organizzazione delle carceri, classificandoli in tre livelli: massima sicurezza, media sicurezza e custodia attenuata, atteso il fallimento degli attuali circuiti – ha sottolineato – Attraverso tale differenziazione si potrebbe differenziare anche la formazione del personale e prevedere un differente impiego di forze e di professionalità: in quelli di massima sicurezza più Polizia Penitenziaria, negli altri meno polizia e più educatori e assistenti sociali».
RIVOLTA IN CARCERE, «SICUREZZA E DIRITTI BINOMIO INSCINDIBILE»
Il leader nazionale del primo Sindacato del Corpo richiama un concetto fondamentale. «Sicurezza e diritti sono un binomio inscindibile anche quando si affronta la complessa realtà del sistema penitenziario, perché, salvi i casi più gravi, la doverosa esecuzione della pena deve costituire il presupposto per il ritorno alla vita civile del detenuto – chiarisce Capece – In questa ottica, è necessario attivare al più presto i ruoli tecnici del Corpo: medici e psicologi nell’immediato e nel prossimo futuro anche quelli socio pedagogici. Professionisti del trattamento, evitando inutili commistioni e false illusioni, su un possibile ruolo della Polizia Penitenziaria in un compito che non è il suo».
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Potenza, rivolta nel carcere femminile