Potenza, affidopoli lucana, nuova firma disconosciuta

  • Postato il 10 ottobre 2025
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Il Quotidiano del Sud
Potenza, affidopoli lucana, nuova firma disconosciuta

Caso affidopoli lucana, parla l’unico lucano indicato tra i fondatori dell’associazione fantasma incaricata della sicurezza informatica dell’Arpab. Nessun commento dai referenti delle due organizzazioni capaci di accaparrarsi affidamenti diretti per 350mila euro in 10 mesi


POTENZA – «Io a novembre dell’anno scorso a Firenze non c’ero e non ho firmato nulla».
E’ arrivato così, con queste parole, il terzo disconoscimento delle firme sull’atto costitutivo dell’associazione “Cooperare”. Un’organizzazione senza scopo di lucro, sulla carta, iscritta al registro delle imprese da febbraio e che ad agosto è stata scelta dall’Arpab per un progetto da 113mila euro per la sicurezza informatica. In ragione di fantomatiche «documentate esperienze pregresse idonee all’esecuzione delle prestazioni contrattuali richieste, già realizzate in commesse identiche e simili». Queste almeno sono le espressioni utilizzate nella determina di affidamento del progetto a firma del direttore generale dell’Agenzia regionale per l’ambiente, Donato Ramunno, del direttore scientifico Achille Palma e del responsabile del controllo di gestione Gerardo Dapoto.

AFFIDOPOLI, LA POSIZIONE DI VINCENZO CAPOFERRO

A prendere le distanze da “Comunicare”, ieri, giovedì 9 ottobre, è stato l’unico lucano indicato tra i soci costituenti, Vincenzo Capoferro, già assessore del Comune di Castelsaraceno che da qualche anno si è trasferito in alta Italia dove lavora come insegnante in un liceo artistico.
Capodiferro ha accettato di parlare con l’Altravoce-Il Quotidiano della Basilicata dopo le rivelazioni sull’ “affidopoli lucana”. In particolare su una serie di anomalie che fanno dubitare della reale consistenza di “Comunicare”, di base in un ufficio condiviso a Firenze, e dell’associazione gemella “Mediamente”, di base in un ufficio condiviso a Torino.

NESSUNA SMENTITA DAI REFERENTI DELLE DUE ASSOCIAZIONI

Nessuna replica, invece, dai referenti delle due associazioni, che dagli atti depositati al registro delle imprese andrebbero individuati nella 46enne “Maria Lìa Bagnoli” nata in una regione centrale dell’Argentina ma naturalizzata italiana, nel 43enne “Dominik Lutz”, austriaco di Melk, e nel 39enne “Can Sinistar Gokhan”, naturalizzato austriaco anch’egli ma nato in Turchia. In un’inesistente cittadina di nome “Kartan”, che potrebbe essere il risultato di un errore di trascrizione del nome di un quartiere di Istanbul chiamato “Kartal”.

AFFIDOPOLI LUCANA, I DIRIGENTI “FANTASMA”

Già nei giorni scorsi il Quotidiano aveva provato a raccogliere un commento dei dirigenti delle due associazioni, iscritte al registro delle imprese come agenzie di stampa. Ma ai messaggi lasciati alle segreterie degli uffici cogestiti non sono arrivate risposte, e anche ieri non hanno ritenuto di esporsi nemmeno per smentire i sospetti sulla loro esistenza come persone in carne e ossa. Né con una nota di precisazioni, come usano le «agenzie di stampa», né con una telefonata, o una diffida da parte di un legale, che casi simili non mancano mai. Spariti. Puff.

IL MISTERO DEL REALE BENEFICIARIO


Restano ancora ben visibili nella banca dati dei contratti pubblici dell’Anac, invece, le commesse accumulate in 10 mesi di vita dalle due associazioni. Cinque affidamenti diretti per oltre 350mila euro in Basilicata, e soltanto in Basilicata, dal momento che in nessuna delle altre 19 regioni italiane paiono essersi accorti della loro esistenza. Affidamenti da parte di Regione Basilicata, Acquedotto lucano e Parco nazionale dell’Appennino lucano. Oltre che di Arpab. Anche per l’organizzazione di un evento al Teatro Stabile e varie attività di comunicazione. Sicché al centro di tutto resta un unico, fondamentale interrogativo sul reale beneficiario delle commesse in questione.

SILENZIO DI TOMBA

Un quesito a cui gli enti che hanno concesso gli affidamenti potrebbero rispondere senza troppa difficoltà, dal momento che tutte le prestazioni richieste sarebbero state effettivamente rese. Magari indicando la “manovalanza” locale con cui si sono relazionati per l’esecuzione delle attività.
Anche da parte di questi enti, tuttavia, ieri, giovedì 9 ottobre, non è arrivata alcuna replica a quanto pubblicato. Silenzio di tomba.

DENUNCIA IN ARRIVO

Il professore lucano ha annunciato l’intenzione di presentare oggi stesso, venerdì 10 ottobre, una denuncia ai carabinieri per il furto d’identità consumatosi con l’apposizione del suo nome, della sua data di nascita e di una firma – falsa – sull’atto costitutivo di Comunicare.

GLI ALTRI AFFIDAMENTI


Quanto alle responsabilità per l’accaduto Capoferro ha escluso di poterne indicare con certezza. Ma ha anche riferito di essersi confuso, in un primo momento, pensando che “Cooperare” fosse un’associazione da lui effettivamente costituita, anni addietro a Potenza, assieme all’editore potentino Giuseppe Postiglione. Lo stesso Postiglione che non fa mistero delle sue relazioni privilegiate coi vertici degli enti benefattori del duo Mediamente-Cooperare. Tanto che nei mesi scorsi altri affidamenti diretti a società a lui riconducibili avevano già fatto storcere il naso a più di qualcuno.
Il prof lucano ha raccontato che per anni, in maniera saltuaria, ha inviato contributi al giornale edito dalla famiglia Postiglione, che all’inizio di chiamava “La Farfalla”.

CHIESTO CONTO DA QUANTO PUBBLICATO DAL NOSTRO GIORNALE


Ieri mattina, giovedì 9 ottobre, ad ogni modo, ha ritenuto di chiamare il primogenito del fondatore del gruppo editoriale potentino, e gli avrebbe chiesto conto di quanto pubblicato da l’Altravoce-il Quotidiano della Basilicata. Sentendosi dire, in maniera alquanto evasiva, di stare tranquillo e che non ci sarebbero state conseguenze.
«Tanti anni fa con Giuseppe Postiglione costituimmo un’altra associazione, e stamattina (ieri per chi legge, ndr) l’ho chiamato per dirgli: “che cosa state facendo?”». Questo il resoconto della telefonata del prof. «Lui è stato evasivo. Però mi ha tranquillizzato e mi ha detto che io non c’entro nulla».

IL VERBALE


Il nome di Capoferro, d’altro canto, non compare soltanto nell’atto costitutivo dell’associazione, datato 5 novembre 2024, ma anche in un verbale di assemblea di 5 giorni successivo in cui si prende atto delle sue «dimissioni irrevocabili sia da socio che da membro del consiglio direttivo temporaneo, stante motivi personali».
«Tutto falso», ha dichiarato l’ex assessore comunale di Castelsaraceno.

AFFIDOPOLI LUCANA, GLI ALTRI DISCONOSCIMENTI

In precedenza avevano disconosciuto le firme e la partecipazione alla costituzione di “Cooperare” anche un imprenditore di Misano Adriatico, Gian Carlo Frisoni, e il libanese Alexandre Faysal, un ex militare che oggi guida una società di sicurezza, negli Emirati Arabi.
«Si tratta di un chiaro caso di furto d’identità e falsificazione di documenti, che sono entrambi reati puniti dalle leggi italiane e internazionali». Aveva scritto Faysal al Quotidiano, inoltrando la comunicazione anche alla Camera di commercio di Firenze, competente per la tenuta del relativo registro delle imprese, chiedendo «l’immediata rimozione» del suo nome e di ogni riferimento ad esso «da ogni documento, registro, sito internet e pubblicazione connessa all’associazione “Cooperare”».

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