Portar fuori la Puglia dalla bolla populista. La pesante eredità di Emiliano
- Postato il 24 novembre 2025
- Di Il Foglio
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Portar fuori la Puglia dalla bolla populista. La pesante eredità di Emiliano
Il prossimo presidente della regione Puglia, scontato, avrà il compito difficilissimo di portarla fuori dalla bolla populista in cui si è chiusa negli ultimi dieci anni. E che ha portato la Puglia di Emiliano a essere, oltre che capofila di tutte le battaglie di retroguardia, dal tap a Gaza, la prima regione d’Italia per saldo negativo tra pensionati e lavoratori. Per ogni 100 persone che versano contributi, ce ne sono 117 che li percepiscono. Dietro questi numeri agiscono quattro fattori che si alimentano a vicenda: la denatalità galoppante, l’invecchiamento progressivo della popolazione, un tasso di occupazione drammaticamente inferiore alla media europea e la presenza ancora massiccia di lavoro irregolare. Le prospettive dei prossimi anni non lasciano spazio all’ottimismo.
Fra il 2025 e il 2029 si stima che in Puglia circa 153.500 lavoratori lasceranno il posto di lavoro per raggiunti limiti di età. Di questi, quasi 73 mila sono dipendenti del settore privato: ovvero quella componente del mercato del lavoro che più contribuisce alla sostenibilità del sistema previdenziale. L’unica città che sfugge a questa classifica è Bari. Sarebbe troppo semplice dire che è merito dell’ex sindaco Decaro, ma certamente qui grandi colossi come Deloitte ed Ernst & Young hanno ricevuto grandi agevolazioni per insediarsi. E’ chiaro che il primo nodo che dovrà affrontare appena insediato è il bubbone di Ilva, che gli arriva nelle mani già scoppiato. Michele Emiliano ha già detto che sarà lui ancora a partecipare ai tavoli e alle riunioni ministeriali e locali sul siderurgico. Questo dimostra che a Decaro non è bastato non ricandidarlo, per liberarsi dell’opa. Ma le leadership sono così, e le lacrime con cui Decaro ha conquistato le vecchiette baresi non superano il carisma di Emiliano. Di Ilva Decaro non si è ormai interessato, e ora avrà poco da poter fare. Da ingegnere gli basta disallinearsi dal mantra di Emiliano sulla decarbonizzazione che ha portato Urso a schiantarsi su un piano ormai antieconomico e irrealizzabile. Poi ci saranno da gestire 10 mila “esuberi” e si spera non lo voglia fare con cassa integrazione e prepensionamenti. Da sindaco ha assistito all’irrilevanza cui è stata ridotta la Fiera del Levante, e riportarla in auge (non solo con lauti finanziamenti) è cruciale per tutta la Puglia. Anche i finanziamenti europei in questi anni sono stati spartiti dagli assessorati tra feste patronali e sagre di paese, forse converrebbe smetterla con questa retorica della tradizione e puntare allo sviluppo. Decaro, che a differenza del suo padrino non è un cuor di leone, non si è mai esposto su temi divisivi. Quando la Puglia era in prima fila sul referendum contro le trivelle, o su tap o xylella, Decaro correva sul lungomare e si faceva i selfie con i baresi in spiaggia. Altro bubbone atavico sono i consorzi di bonifica, carrozzoni inutili ormai tenuti in piedi con i contributi degli agricoltori solo per mantenere stipendi a vuoto. Abolirli, superando le ritrosie dei sindacati, è indispensabile. E vedremo anche se riuscirà a superarle per allungare, come ha promesso, gli esami ospedalieri fino alle 23 per ridurre le liste d’attesa.
In dieci anni l’amministrazione Emiliano non ha mai chiuso il ciclo dei rifiuti e realizzato il piano da loro stessi presentato. Ogni estate puntualmente il governatore firmava ordinanze che derogavano i limiti per il conferimento in discarica, non avendo impianti sufficienti per lo smaltimento. Gli unici due termovalorizzatori risalgono all’epoca Fitto. Realizzare nuovi impianti, superando i nimby locali, sarà una necessità. Altro elemento che ha caratterizzato il mandato di Emiliano è la creazione, mantenimento e gestione del consenso. In continuità con il dalemismo, che ha disegnato il potere di sinistra in questa regione, preparando questi 30 anni, non ci sono appalti, nomine, assegnazioni, che non siano state fatte (nell’alveo della liceità) per vicinanza politica. Chissà se il metodo cambierà. Un ultimo appunto a Decaro vogliamo farlo sull’altare del garantismo. L’assessore regionale Delli Noci è stato costretto alle dimissioni, per non essere arrestato. Ma finora è innocente, e Decaro non può dire di avergli impedito la candidatura per “immagine”.
Infine qualunque cosa farà speriamo non si porti più il cameraman al seguito, come quella volta in pandemia che davanti alle telecamere multò il vecchietto sputtanandolo solo perché voleva andare a trovare la figlia. Stesso stile di quando ai cortei canta “Palestina libera dal fiume fino al mare”. L’ha detto lui che vuole essere diverso da Vendola ed Emiliano.
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