Ponte sullo Stretto: tutto quello che c’è da sapere sul progetto record che cambierà il Sud Italia

  • Postato il 5 agosto 2025
  • Di Panorama
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Da promessa irrealizzabile a cantiere pronto a partire: l’Italia riapre la partita del Ponte sullo Stretto e questa volta il colpo di scena è nei numeri, nelle date e nella determinazione politica che accompagna il progetto. Basta fantasmi e slide buone solo per le campagne elettorali: nel 2025 si scava davvero, e l’obiettivo è un colosso di acciaio e cemento da 13,5 miliardi di euro capace di cambiare la mappa economica del Paese.

Un’impresa firmata Webuild e benedetta dall’Unione Europea, con la società Stretto di Messina (controllata dal MEF) a fare da regia. Sette anni di lavori, una campata centrale da Guinness e la promessa di cancellare, almeno nei tempi di attraversamento, il concetto di “isola lontana”.

Un ponte che sfida il mondo

3.666 metri di lunghezza, 3.300 metri di campata sospesa – la più lunga mai costruita al mondo – 60,4 metri di larghezza per sei corsie stradali, due binari ferroviari e due corsie di emergenza. Le due torri alte 399 metri svetteranno sullo Stretto come grattacieli sospesi sull’acqua, resistenti a venti oltre i 200 km/h e a terremoti fino a magnitudo 7.1.

Il ponte non nasce per stupire, ma per resistere: progettato per durare almeno 200 anni, con sensori integrati che controlleranno ogni vibrazione in tempo reale, sarà il cuore pulsante di un nuovo asse di collegamenti tra Sicilia e continente. Tempo di attraversamento stimato? Quindici minuti. In pratica, la fine delle code ai traghetti.

Cronoprogramma e soldi veri sul tavolo

Estate 2025: via ai lavori di cantierizzazione. Poi fondazioni, torri, cavi portanti, raccordi stradali e ferroviari per circa 40 km. Fine lavori: 2032. Questa volta non è un annuncio da conferenza stampa: il Documento di economia e finanza ha già blindato il budget. 13,5 miliardi di euro coperti da fondi pubblici, europei e aumento di capitale. Il ritorno stimato? Quasi 4 miliardi di euro, con un tasso interno di rendimento al 4,5%, superiore alla media delle grandi opere pubbliche.

Non solo numeri a bilancio: il cantiere promette fino a 120mila posti di lavoro e un impatto sul PIL di 3 miliardi l’anno. Ma soprattutto, ridurrà quel “costo dell’insularità” che ogni anno sottrae oltre 6,5 miliardi all’economia siciliana.

Un asse europeo, un’arma geopolitica

Il ponte diventerà il terminale sud del corridoio Scandinavo-Mediterraneo della rete TEN-T, collegando Helsinki a Palermo e accorciando l’Europa intera. Non solo trasporto civile: la posizione strategica dello Stretto fa gola anche alla NATO. Alcuni analisti ipotizzano che l’opera possa essere classificata come infrastruttura “dual use”, valida anche per la mobilità di truppe e mezzi. Se così fosse, una parte della spesa potrebbe essere conteggiata come investimento in difesa.

Dubbi e critiche che non si placano

La sfida non è solo ingegneristica. Lo Stretto resta un’area ad alto rischio sismico, i venti sono una variabile costante e il tema dei pedaggi è un rebus. Le associazioni ambientaliste alzano la voce: miliardi su un ponte quando il Sud attende ancora autostrade degne di questo nome e ferrovie moderne.

Ma il governo non arretra: questa volta il Ponte non è solo un’opera pubblica, è un simbolo di potenza politica e di riscatto economico. Se il cronoprogramma sarà rispettato, il 2032 segnerà non solo l’inaugurazione di una meraviglia ingegneristica, ma anche la scommessa vinta di un’Italia capace, finalmente, di costruire davvero.

Autore
Panorama

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