Ponte Morandi, nella memoria dei pm l’attacco di Mion ai vertici Aspi: “Lo autocertificavano. Era una contraddizione, avrebbero dovuto chiuderlo”

  • Postato il 7 maggio 2025
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Genova. Le parole di Gianni Mion, ex amministratore delegato della holding della famiglia Benetton, la Edizione (dal 1986 al 2016) ed ex consigliere di amministrazione di Atlantia, che hanno provocato un terremoto dopo che sono state ribadite nell’aula del processo per il crollo del Morandi, rappresentano per i pm una delle affermazioni più forti e decisive sulla gestione da parte di Aspi del viadotto Polcevera.

E nella memoria finale depositata nei giorni scorsi dall’accusa tornano potenti come atto di accusa a Castellucci e soci. “I tecnici spiegarono che sul Morandi c’era un difetto di progettazione che creava delle perplessità sul fatto che quel ponte potesse stare su. Chiesi se c’era qualche ente esterno che potesse certificare l’agibilità di questo ponte e l’ingegner Mollo (Riccardo, ex direttore generale Aspi, ndr) disse “ce lo autocertifichiamo”.

Mion, sentito in aula il 23 maggio 2023 (in questo articolo il resoconto dell’udienza e le sue parole ai cronisti subito dopo), fa riferimento alla riunione di induction dell’autunno 2010 dove si parlò anche del Morandi.

“Io non ho detto niente… Mi sono solo preoccupato” ha ammesso Mion rispondendo in aula alle domande dei pm. “E’ un rischio che  che si corre quando si ha eccessiva fiducia in sé stessi. Autocertificarsi è una contraddizione in termini”.

E alla domanda di come avrebbero dovuto agire ha risposto senza esitazione: “Il buonsenso avrebbe richiesto un coinvolgimento il più possibile rapido e decisivo con il concedente, per dire qui c’è questa… diciamo così specificità, questa anomalia cosa la volevamo chiamare, non mi sento tranquillo, se volete verificare voi, sennò mi devo fermare, nel senso che  devo chiudere la circolazione”.

Le dichiarazioni di Mion dimostrerebbero secondo l’accusa che i vertici di Aspi (a partire dall’ex ad Giovanni Castellucci e dall’ex direttore generale Riccardo Mollo, entrambi in carcere oggi dopo la sentenza di Avellino) sapevano che c’era un problema specifico sul viadotto che avrebbe dovuto essere attentamente monitorato e verificato. A costo di chiudere quel tratto dell’A10 al traffico. Invece secondo quando accertato dai pm attraverso scambi di mail e documenti viene fatta un’autocertificazione, cioè una relazione sullo stato del ponte commissionata alla controllata di Aspi, Spea.

Castellucci – scrivono i pm nella maxi memoria – manifesta la sua consapevolezza che l’intervento risolutivo per la sicurezza del viadotto Polcevera è quello di rinforzo strutturale degli stralli delle pile 9 e 10 ma, avendo deciso di rinviarlo sine die (cioè sino a quando non saranno terminati gli interminabili lavori di viabilità del Comune di Genova nella zona), motiva l’ineccepibilità di una simile scelta con le due paginette… integrate da lui stesso e fatte firmare dai docili colleghi di Spea (così Mion non avrà più nulla da eccepire: la certificazione di sicurezza promana, come da lui richiesto, da un “ente terzo”.

Era il 2010, otto anni prima della strage.

Autore
Genova24

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