Ponte Morandi, Castellucci dal carcere di Rebibbia: “Limitato il mio diritto a difendermi”
- Postato il 16 luglio 2025
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- Di Genova24
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Genova. Trasferito da Bollate al carcere di Rebibbia per scontare la condanna definitiva a 6 anni di reclusione per la strage del bus di Avellino Giovanni Castellucci, ex amministratore delegato di Aspi, è intervenuto in videocollegamento nel processo in cui è imputato per la strage del Morandi per lamentare la lesione del suo diritto alla difesa.
A differenza della casa circondariale di Bollate infatti il carcere di Rebibbia non consente ai reclusi di poter leggere e scambiare con i propri legali documenti su supporti informatici, come nel caso del Morandi i verbali delle udienze, la memoria dei pm o quelle dei difensori.
“Dopo il mio trasferimento a Rebibbia, lontano dalla mia famiglia e dai miei interessi, non riesco a comunicare con i miei legali se non per mail e solo con dieci minuti cumulativi telefonici a settimana per tutti i procedimenti” ha detto Castellucci in un discorso scritto letto in aula dalla sua avvocata Sara Bignazzi.
Il trasferimento di Castellucci da Bollate a Rebibbia
Castellucci è stato trasferito tre mesi fa, quindi poco dopo che si era presentato nel carcere di Bollate, il carcere modello del milanese, destinato ai detenuti che devono scontare condanne definitive, pensando di poter scontare lì la sua pena, Ma per decisione del dipartimento dell’amministrazione penitenziaria poco dopo è stato portato invece nel carcere romano di Rebibbia
Castellucci dal carcere: “Non posso leggere gli atti del processo”
“Nonostante varie richieste che i miei avvocati hanno avanzato c’è l’impossibilità di trasmettermi verbali e atti sotto forma elettronica – ha fatto sapere Castellucci – Questo è necessario per la ristrettezza degli spazi di cella: sei persone in celle da quattro, l’enormità della documentazione, la necessità di commentare e pesare, l’inesistenza di fotocopiatrici”. L’obiettivo per l’ex ad di Aspi è quello di informare il tribunale “affinché facciano le opportune valutazioni ed azioni che riterranno necessarie al fine di garantire il diritto alla difesa”anche perché – ha detto oggi – vorrebbe rendere nuove dichiarazioni spontanee.
Come è stato specificato dai legali dell’ex manager al termine della lettura del documento non c’è nessuna volontà di dilatare i tempi del processo, tanto non è non è stata presentata alcuna istanza in questo senso, ma solo la richiesta di un intervento sull’amministrazione penitenziaria perché possa essere garantito il diritto di di difesa.