Pogacar superstar, il Tour è disegnato per diventare il suo show: le trappole e l’incognita Vingegaard, unico rivale

  • Postato il 5 luglio 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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Chilometri: 3338 chilometri. In mezzo sei tappe di montagna, sette per velocisti e due cronometro. Da Lille a Parigi. È tutto quello che separa Tadej Pogacar dal quarto titolo al Tour de France, in programma dal 5 al 27 luglio. Un appuntamento che vede lo sloveno con i gradi di campione in carica e grande favorito, dopo un avvicinamento che lui stesso ha definito “quasi perfetto”. D’altronde come dargli torto. Il suo primo Giro del Delfinato è stato un dominio. Una vittoria subita in maniera quasi rassegnata anche dal grande rivale Jonas Vingegaard. Vero, la Grand Boucle non è il Delfinato, sono due corse molto differenti. Ma la storia del ciclismo ha sempre collegato i due appuntamenti. Come se l’uno fosse una sorta di preambolo dell’altro.

È scontato dire che anche in Francia le attenzioni saranno rivolte verso lo sloveno. Tutti lo attendono sulle salite più iconiche, tutti aspettando un suo scatto. Ormai è il centro di un movimento intero, quello che sta ampliando la visibilità del ciclismo, attirando nuovi appassionati. E questo proprio per il suo modo di correre sempre all’attacco, che in questo 2025 ha già fruttato (oltre al Delfinato) anche le Strade Bianche, il Giro delle Fiandre e la Liegi-Bastogne-Liegi. Sulle strade francesi Pogacar andrà alla caccia anche della sua centesima vittoria in carriera. Poteva arrivare già al Delfinato, ma lo sloveno ha scelto di regalarsi un traguardo così simbolico nello scenario più prestigioso di tutti.

Come se non bastassero le doti di Pogacar, la UAE per confermarsi sul trono di Francia ha deciso di mettere a disposizione dello sloveno una vera e propria corazzata. Il luogotenente sarà Joao Almeida, vincitore quest’anno del Giro dei Paesi Baschi, Giro di Romandia e Giro di Svizzera. Condizione incredibile la sua fino a questo momento. Fondamentale sarà ancora una volta Adam Yates, così come i vari Pavel Sivakov, Marc Soler, Tim Wellens, Jhonatan Narvaez e Nils Politt.

Sono tanti i momenti cruciali all’interno di questo Tour. Le tappe che chiameranno in causa gli uomini di classifica. È un tracciato che pare, per tanti aspetti, disegnato per Pogacar. Ma questo non deve trarre in inganno. Le insidie saranno molte anche per il ciclista attualmente più forte al mondo. Ma quali sono le tappe, sulla carta, più favorevoli per lo sloveno? Si comincia già dalla seconda, quella che da Lauwin-Planque arriva a Boulogne-Sur-Mer. Qui infatti, negli ultimi 30 chilometri, ci sono tre cotes con tratti anche al 15%. L’ultimo dei quali sarà a poco più di cinque chilometri dalla conclusione. Anche la cronometro di Caen e la cronoscalata che termina a Peyragudes potranno essere molto interessanti per lo sloveno.

Ma i veri ostacoli tra Pogacar e la quarta Grand Boucle sono lo Hautacam, il Col du Tourmalet, il Mont Ventoux e il Col de la Loze. Il primo (13,5 km al 7,8%) arriva alla 12esima tappa, e per Pogacar è portatore di ricordi amari e voglia di rivincita. Qui infatti, nel 2022, Vingegaard mise la firma sul suo primo successo al Tour. Il secondo invece verrà scalato da uno dei versanti meno battuti, simbolo della durissima tappa 14 (ci saranno anche Col de Aspin, Col de Peyresourd, per poi finire a Luchon-Superbagneres). Questo potrebbe essere uno degli snodi decisivi per la vittoria finale, insieme al Col de la Loze (tappa 18), racchiuso all’interno di quella che forse è la vera frazione regina di questa edizione: 5500 metri di dislivello con tre salite tutte sopra i 19 chilometri di lunghezza. Finito? Non proprio. Perché lo sloveno potrebbe usufruire anche della tappa 19 e della salita finale per La Plagne (20 chilometri al 7,2%). Buona per consolidare la sua leadership o provare un ribaltamento della corsa.

Ma la domanda che tutti si fanno è questa: sarà una cavalcata solitaria come successo un anno fa o rivedremo le battaglie e la tensione come nelle edizioni 2022 e 2023? Per quello che abbiamo visto fino a questo momento, la tentazione di optare per la prima ipotesi è forte. La realtà invece potrebbe essere diversa. Le variabili in campo d’altronde non sono poche. A cominciare da quella che può scatenare Vingegaard. Il danese ha voglia di riscatto dopo il Delfinato e vuole provare a ricucire l’attuale gap che lo separa da Pogacar. Se dovesse riuscirci, la spettacolarità della Grand Boucle ne gioverebbe e tutto tornerebbe in bilico. La Visma poi ha messo sul piatto uno squadrone per provare a spodestare lo sloveno. A fianco di Vingegaard ci saranno Wout van Aert, Matteo Jorgenson, il fresco campione al Giro d’Italia Simon Yates, ma anche Sepp Kuss, Tiesj Benoot, Victor Campenaerts ed Edoardo Affini.

L’altro che proverà l’assalto al trono di Pogacar sarà Remco Evenepoel, anche se il belga parte indietro rispetto allo sloveno e al danese. Assume il classico ruolo del terzo incomodo, pronto ad approfittare di ogni minima chance. Il titolo nazionale a cronometro è stato un modo per cancellare le amarezze del Delfinato e accumulare la fiducia giusta per tentare l’impresa. E saranno proprio le crono il terreno dove Evenepoel proverà a fare la differenza, cercando poi di non perdere troppo nelle tappe di montagna più impegnative. C’è però un problema, e non di poco conto. Le cronometro saranno appena due, e la seconda è la frazione in salita (la Loudenvielle-Peyragudes). Tradotto: Evenepoel per conquistare il suo primo Tour de France dovrà alzare molto il proprio livello.

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