Pnrr Salute al palo, Gimbe: “Speso solo il 18% dei fondi disponibili. Gravi ritardi su medicina territoriale e terapia intensiva”
- Postato il 29 luglio 2025
- Politica
- Di Il Fatto Quotidiano
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A un anno dalla scadenza finale del giugno 2026, l’82% delle risorse destinate all’attuazione della Missione Salute del Pnrr, pari a 12,81 miliardi di euro, non è stato ancora speso. Solo quattro dei 14 obiettivi sono quasi completati o già raggiunti. Degli altri dieci, cinque presentano gravi criticità e di cinque non si hanno dati pubblici per fare una corretta valutazione. L’attivazione delle case di comunità resta al palo: meno del 16% del totale (164 su 1038) è pienamente operativo e appena il 4,4% (46 strutture) ha a disposizione il personale medico e infermieristico necessario a farle funzionare. Le altre, come si temeva, sono al momento cattedrali nel deserto. Non va meglio con gli ospedali di comunità. Il target da raggiungere entro il prossimo giugno parla di 307 strutture funzionanti. Al momento sono 124 (il 40,4%) quelle con almeno un servizio attivo, ma non si conoscono i dati sul personale. Anche la digitalizzazione sanitaria procede a singhiozzi, a partire dalla campagna informativa per la popolazione. Solo il 42% dei cittadini, infatti, ha fornito il consenso alla condivisione dei propri dati, necessaria al corretto funzionamento del fascicolo elettronico. Il target (già abbassato) per i posti in terapia intensiva e semi-intensiva è di 2692 posti per la prima e 3230 per la seconda, ma solo il 33,1% e 37,1% sono stati rispettivamente attivati al momento. Nonostante siano un’infrastruttura essenziale per fronteggiare future emergenze sanitarie. Infine il dato peggiore, quello sui fondi destinati all’antisismica ospedaliera: solo l’11% delle risorse è stato speso. E la percentuale scende al 6% se si prendono in esame solo i progetti destinati al Sud Italia.
La fotografia scattata dalla Fondazione Gimbe sullo stato di avanzamento della Missione Salute del Pnrr è preoccupante. “A un anno dalla rendicontazione finale, al di là del rispetto formale delle scadenze e dell’incasso delle rate, la spesa effettiva delle risorse e l’avanzamento reale degli obiettivi procedono con estrema lentezza e con inaccettabili diseguaglianze tra le Regioni”, dichiara il presidente della Fondazione Nino Cartabellotta, commentando i risultati del monitoraggio indipendente dell’Osservatorio Gimbe. “Riteniamo fondamentale – prosegue – offrire ai cittadini un quadro chiaro basato su dati oggettivi, al riparo strumentalizzazioni politiche. Al tempo stesso, esortiamo Governo, Regioni e Asl a condividere le responsabilità, facendo convergere gli sforzi su una volata finale che sarà una corsa contro il tempo“. Il dato più allarmante emerso dal monitoraggio è quello sulle mancate risorse spese. Secondo la relazione sullo stato di attuazione del Pnrr della Corte dei Conti, al 31 dicembre 2024 risultavano ancora da spendere 12,81 miliardi, pari all’82% delle risorse assegnate. La Missione Salute è al penultimo posto per spesa sostenuta (18%), davanti solo alla Missione 5 (Inclusione e Coesione), ferma al 15,9%. Secondo la Corte dei Conti, per spendere tutti i fondi entro il prossimo giugno sarà necessario un ritmo oltre sette volte superiore rispetto a quello tenuto nell’intero triennio 2022-2024. “Il vero nodo – spiega Cartabellotta – è che il 30 giugno 2026 non segna solo il completamento formale dei target, ma coincide con la consegna reale di tutte le strutture e i servizi finanziati dal Pnrr, che dovrebbero tradursi in un concreto miglioramento dell’assistenza sanitaria”.
In questo senso, Gimbe è preoccupata soprattutto dalla grave carenza di infermieri e dal mancato accordo con i medici di famiglia per lavorare nelle case di comunità. “Così la grande sfida della riforma territoriale rischia di rimanere una colossale opera di edilizia sanitaria o di essere affidata ai privati. L’obiettivo di rafforzare le cure intermedie rischia di naufragare”, commenta Cartabellotta. In più c’è il problema della mancanza di trasparenza. Per cinque target, tra cui telemedicina e digitalizzazione ospedaliera, non sono state identificate fonti pubblicamente disponibili aggiornate, rendendo impossibile valutarne lo stato di attuazione. “Riteniamo indispensabile – spiega ancora Cartabellotta – che tutti i dati relativi all’avanzamento dei progetti del Pnrr debbano essere resi pubblicamente disponibili. In un paese democratico, la trasparenza non è un dettaglio tecnico, ma il primo strumento di rendicontazione pubblica e di fiducia tra istituzioni e cittadini“. Di fronte a questo quadro, i rischi principali secondo Gimbe sono tre. Il primo, e più il pericoloso per le casse dello Stato, è quello di non raggiungere i target europei e dover restituire il contributo a fondo perduto ricevuto dall’Ue. Il secondo, “difficile da neutralizzare”, è quello di aumentare il divario tra Nord e Sud del Paese. Infine il terzo, il più paradossale secondo Cartabellotta: “Incassare le rate senza generare alcun beneficio per cittadini e pazienti, lasciando in eredità alle future generazioni strutture vuote, tecnologie digitali non integrate nel Ssn e un pesante indebitamento“. La descrizione perfetta di come sprecare un’occasione irripetibile per rafforzare il nostro Ssn.
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