Più dimagrisci e più guadagni, l’idea dell’azienda cinese: “Bonus e soldi extra in busta paga se perdi peso, ma se si ingrassa bisogna restituire tutto”

  • Postato il 17 giugno 2025
  • Salute
  • Di Il Fatto Quotidiano
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I cinesi in sovrappeso sono sempre di più: a quanto pare, da loro l’Ozempic-mania non è ancora esplosa! Dal 2024 è partita una campagna triennale governativa contro i chili di troppo e, sull’onda della ricerca della linea perduta, un’azienda ha di recente stipulato un contratto con i suoi dipendenti oversize. Più si dimagrisce e più si guadagna: i patti stabiliti il mese scorso dalla Galaxy Magnet Co. di Chengdu, azienda che fa del fitness un cavallo di battaglia, sono chiari. I dipendenti oversize ricevono premi in denaro in base ai chili eliminati e alla difficoltà della sfida, ma se ingrassano ancora devono restituire tutto quanto. La Galaxy ha stanziato 200.000 yuan (circa 24.000 €) e altri fondi per chi non deve dimagrire e segue un programma di fitness aziendale. L’intento è stimolare uno stile di vita sano in una nazione che, negli ultimi anni, ha visto salire vertiginosamente i tassi di obesità. “I nuovi dati mostrano che in Cina il livello di obesità supera perfino quello degli USA anche se, essendo un paese grande, i dati andrebbero analizzati per capire le differenze tra grandi città e aree rurali”, spiega la prof. Simona Bertoli, docente di nutrizione umana e dietoterapia all’università di Milano e responsabile clinico all’Istituto Auxologico di Milano.

Cifre allarmanti- “La Cina ha la più grande popolazione obesa del mondo”, denuncia uno studio cinese di dicembre, secondo cui tra il 2004 e il 2023 gli adulti obesi sono passati dal 3,1% al 16,4%. Già nel 2020 un report del Centro di salute nazionale (NHC) segnalava che i cinesi sovrappeso erano il 50,7% (di cui 16,4% obesi). L’anno scorso il Centro ha ammonito che, in assenza di cambiamenti, nel 2030 saranno sovrappeso od obesi il 70,5% degli adulti e il 31,8% dei bambini. Considerato poi che gli asiatici hanno una maggiore percentuale di grasso corporeo, e quindi un rischio superiore di malattie cardiometaboliche, si stimano costi sanitari esorbitanti, sui 50 miliardi di € annui. Lo stile di vita è dunque diventato un punto di riferimento cruciale non solo per l’azienda di Chengdu ma soprattutto per il governo, che ha posto l’argomento “peso” al centro dei social e di giornali come il Global Times, controllato dal partito.

Costruire una nazione sana- Cliniche per la gestione del peso negli ospedali pubblici, menù regionali, emoji ad hoc, bilance nelle camere degli alberghi, visite porta a porta per sensibilizzare sui rischi del sovrappeso, corsi universitari, percorsi di fitness urbani, campioni olimpici che prestano il volto a campagne social: il governo non sta trascurando nulla per combattere la dilagante piaga del sovrappeso, facendo entrare in campo anche l’IA. E non è escluso che presto toccherà ai farmaci dimagranti tanto in voga in Occidente. A novembre è stata approvata la vendita di Wegovy e per il 2026, quando scadrà il brevetto per la semaglutide, la Cina è già ai blocchi di partenza per inserirsi in questo florido mercato.

Ma cosa ha trasformato in supersize una popolazione che, quando già l’Occidente lottava contro il sovrappeso, aveva tassi di obesità bassi? Secondo l’NHC, nel 1982 i giovani obesi tra 7 e 17 anni erano solo lo 0,2%, contro l’attuale 20% circa e il 10% sotto i 6 anni. La risposta è prevedibile: il benessere, come già accaduto in Occidente. Lavori più sedentari e ampia disponibilità di alimenti nutrizionalmente poveri, ma pronti e a basso costo, hanno fatto lievitare il girovita dei cinesi. E si imporrebbe una riflessione anche sulla qualità del cibo – direzione verso cui non sembrano andare progetti di allevamenti superintensivi come l’enorme nave dei salmoni al momento in costruzione.

Forti cambiamenti-Il modello dietetico orientale è valido quanto quello mediterraneo. Gli studi che li confrontavano non trovavano differenze nella qualità nutrizionale: stessa presenza di omega 3 e polifenoli, scarsità di grassi saturi”, spiega la docente. Ma proprio come noi prima di loro, i cinesi hanno abbandonato la sana dieta tradizionale e la vita attiva. Come noi vivono in grandi città in cui, sottolinea la docente, i livelli di stress e sedentarietà sono paragonabili ai nostri e come questi favorevoli al sovrappeso. Rispetto al passato, poi, calano le attività lavorative che impegnano fisicamente.

Il Global Times punta il dito contro pasti e sonno irregolari, mancanza di attività fisica e, soprattutto per gli adolescenti, maggiori consumi di alimenti ricchi di calorie ma poveri di nutrienti, come burger, snack industriali e bevande gassate. Niente di nuovo sotto il sole, insomma…

Prevenire- È dunque indispensabile la campagna avviata dal governo cinese, come hanno già fatto quelli occidentali. “Finora in Europa siamo riusciti a frenare la crescita del tasso di obesità rispetto alle peggiori previsioni degli studi prospettici di 20-30 anni fa”, spiega la prof. Bertoli. Anche se non sempre raggiunge l’obiettivo (è facile pensare “Perché proprio io dovrei ammalarmi?”), l’educazione nutrizionale resta importante. Ma secondo la docente è più attrattivo il meccanismo del bonus in corso a Chengdu. “La letteratura scientifica di 10-20 anni fa riporta molti casi che a breve termine hanno dimostrato di funzionare. Purtroppo non ci sono studi di lunga durata o su grandi gruppi”.

L’impatto sarebbe indubbiamente maggiore, ma il meccanismo di un ritorno immediato è stimolante. “È un modo differente di fare prevenzione: si investe per spendere meno dopo nella sanità. I costi sanitari dell’obesità hanno infatti impatti pazzeschi e su questo tutti vanno responsabilizzati”. Idem per alcol, fumo o altre abitudini insane che vanno poi a gravare sulle casse sanitarie. Ma attenzione, avverte la prof. Bertoli: “L’obesità non dipende solo dal comportamento ma anche da malattie come disregolazione metabolica, alterazione del tessuto adiposo, problemi organici, malattie genetiche ecc. Gli obesi non vanno mai stigmatizzati”.

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