“Più cemento nelle campagne”: le proposte del centrodestra in Regione Lazio fanno infuriare opposizioni e ambientalisti

  • Postato il 22 maggio 2025
  • Politica
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Più cemento nelle campagne, meno tutele per il paesaggio: la Regione Lazio cambia le regole sul consumo di suolo. Nelle zone agricole del Lazio si potrà costruire di più, e con meno vincoli. È l’effetto della proposta di legge regionale n. 171, approvata l’8 maggio in commissione Urbanistica con i voti della maggioranza di centrodestra. Il testo, presentato prima dall’assessore all’Urbanistica Pasquale Ciacciarelli (Lega) e in seguito al mini-rimpasto proseguito da Giuseppe Schiboni (FI), interviene su uno dei pilastri della pianificazione territoriale: il Piano Territoriale Paesistico Regionale (Ptpr), lo strumento che regola l’uso del suolo e tutela i beni paesaggistici dell’intera regione.

Cosa prevede la legge 171/2024 – Il cambiamento più controverso riguarda le aree agricole. La norma elimina l’obbligo per i Comuni di chiedere l’autorizzazione preventiva alla Regione per approvare varianti urbanistiche che riguardino anche queste zone. In altre parole, sarà più semplice trasformare terreni agricoli in aree edificabili, riducendo di fatto la protezione paesaggistica oggi in vigore. Si tratta di una svolta che, secondo le opposizioni e molte associazioni ambientaliste, potrebbe incentivare una nuova ondata di urbanizzazione nelle campagne, con effetti negativi su paesaggio, biodiversità e resilienza ambientale.

La proposta prevede inoltre la possibilità di realizzare accessori residenziali – come piscine, porticati, tettoie, balconi o box per cavalli – anche per abitazioni non agricole in zona agricola. Sempre senza modificare la destinazione d’uso, viene introdotta la possibilità di trasformare edifici agricoli non più utilizzati in spazi per eventi e manifestazioni, senza valutazioni preventive sull’accessibilità, il carico urbanistico o la sicurezza. In pratica, un ex deposito di attrezzi potrà ospitare eventi anche di ampia portata, come ricevimenti o serate danzanti, pur trovandosi in aree con infrastrutture minime.

Non è il primo passaggio discusso della legge. Già nelle scorse settimane aveva sollevato forti critiche gli articoli che consentivano la trasformazione di cinema dismessi e la trasformazione in residenza di locali sottotetto o seminterrati, anche in deroga ai vincoli paesaggistici: un punto che, secondo molti osservatori, rischia di incentivare operazioni immobiliari speculative.

Un altro articolo oggetto di contestazione riguarda la modifica delle norme sui sottotetti. Viene cancellata l’esclusione degli insediamenti urbani storici dalla possibilità di trasformare tali spazi in abitazioni, con la sola eccezione degli edifici espressamente tutelati come beni storici o monumentali. Secondo i critici, questo potrebbe alterare in modo significativo lo skyline dei centri storici, aprendo alla possibilità di aumenti di cubatura, aperture di nuove finestre e modifiche alla conformazione dei tetti, con l’obiettivo di ricavare nuovi spazi da mettere a reddito.

Viene inoltre reintrodotta la cosiddetta “fascia di tolleranza”, che consentirà di sanare piccole difformità edilizie anche in aree sottoposte a vincolo paesaggistico: un punto che per le opposizioni equivale a un incentivo implicito all’abusivismo. Infine, la proposta semplifica le operazioni di demolizione e ricostruzione – anche nei centri storici – e consente deroghe alle norme paesaggistiche per gli edifici pubblici.

L’altra proposta: la legge 167/2024 – La legge 171 non è un caso isolato. Sempre in ambito urbanistico, la Regione Lazio sta discutendo in parallelo un’altra proposta: la legge 167/2024, che prevede l’estensione delle aree oggetto di “rigenerazione urbana” anche in assenza di degrado. Anche in questo caso, secondo gli ambientalisti, il rischio è quello di aggirare vincoli paesaggistici con la scusa di rinnovare il patrimonio edilizio. Le due leggi, se approvate, ridefinirebbero in modo radicale l’equilibrio tra sviluppo e tutela ambientale nella regione.

A queste si affianca la possibilità, prevista sempre nella 167/2024, di trasformare edifici agricoli inutilizzati in abitazioni, strutture turistico-ricettive, impianti sportivi, asili nido, centri socioassistenziali o spazi per eventi. Il tutto in aperta campagna e, secondo le opposizioni, spesso senza le necessarie opere primarie – come fognature, strade o servizi essenziali.

Le reazioni: “Un regalo ai privati, si torna indietro di decenni” – Durissimo il giudizio delle opposizioni. “La maggioranza vuole favorire una deregulation urbanistica che rischia di produrre danni irreversibili”- denuncia Massimiliano Valeriani, consigliere regionale del Partito Democratico e ex assessore all’urbanistica nella scorsa legislatura -. “A farne le spese sarà soprattutto il suolo agricolo, che diventa sempre più terreno edificabile. È l’esatto opposto della tutela ambientale di cui il Lazio ha bisogno”.

Sulla stessa linea Adriano Zuccalà, capogruppo in consiglio regionale del Movimento 5 Stelle, che parla di “una legge scritta per indebolire i vincoli paesaggistici e aumentare la discrezionalità politica nelle scelte urbanistiche”. Per Zuccalà, si tratta di “un regalo ai privati” che rischia di produrre “nuovi abusi e più caos normativo”, in contrasto con il lungo e complesso iter partecipativo che aveva portato all’approvazione del Ptpr nel 2021.

Duro anche il commento di Anna Maria Bianchi Missaglia, presidente dell’associazione Carte in Regola: “Siamo di fronte a un provvedimento devastante, che dietro il consueto paravento della semplificazione normativa, della rigenerazione urbana e della tutela del suolo, porta avanti senza sosta la linea della deregulation edilizia, moltiplicandone in modo esponenziale gli effetti. Conseguenze che rischiano di abbattersi con violenza sui territori, compromettendo in modo irreversibile il paesaggio, l’ambiente e la qualità della vita dei cittadini. È un’offensiva senza freni quella portata avanti dal centrodestra, insediatosi alla guida della Regione nel febbraio 2023, che rievoca stagioni buie come quella della giunta Polverini: si va dalla trasformazione di garage e cantine in appartamenti e spazi lavorativi, all’esplosione degli interventi di demolizione e ricostruzione con aumenti di cubatura, fino alla cancellazione o drastica riduzione della destinazione culturale degli immobili, in favore della loro conversione in strutture commerciali e non solo. Una visione del territorio ridotto a mera risorsa economica da sfruttare, nell’interesse di pochi – dai piccoli proprietari alle grandi società finanziarie – senza alcuna considerazione per l’interesse collettivo o per il futuro delle prossime generazioni”.

Verso il voto finale – Il testo dovrà ora essere discusso e votato in aula dal Consiglio regionale. Le opposizioni chiedono il ritiro della proposta o modifiche radicali, mentre associazioni e comitati ambientalisti stanno lanciando appelli pubblici per fermare la sua approvazione. Secondo molti esperti, se il provvedimento dovesse passare così com’è, rappresenterebbe un passo indietro rispetto agli obiettivi europei di “consumo netto di suolo pari a zero” entro il 2050, oltre che una rottura con gli impegni assunti sul fronte della transizione ecologica.

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Il Fatto Quotidiano

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