Pietro Senaldi: perché sul Covid è tempo di far chiarezza

  • Postato il 19 settembre 2024
  • Di Libero Quotidiano
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Pietro Senaldi: perché sul Covid è tempo di far chiarezza

La commissione parlamentare d'inchiesta sul Covid è partita ieri, con due anni di ritardo sull'inizio della legislatura e buona ultima dopo quella sul Forteto, sulla morte di Emanuela Orlandi, sulla Rai, sull'adolescenza, sull'antimafia e quant'altro. Ciononostante, approfittando del fatto che la presiede un senatore meloniano, il bolognese Marco Lisei, si dirà che è una manovra di Fratelli d'Italia per delegittimare il governo giallorosso di Giuseppe Conte e strizzare l'occhio ai no vax. Niente di tutto questo. Lo scopo è fare chiarezza su quanto è successo, depurandolo delle verità di Stato, che possono essere giustificabili in condizioni d'emergenza ma non sono ammissibili quando dopo, a bocce ferme, un Paese è chiamato a fare i conti con la propria storia.

NON È ANDATA BENE
Fin dal primo giorno il mantra è stato «andrà tutto bene». Chissà cosa ne penserebbero le duecentomila vittime del virus e i loro famigliari. D'altronde, se siamo la terza nazione in Europa per numero di morti (602) per milione d'abitanti, superati solo da Spagna (715) e Gran Bretagna (635) e l'ottava nel mondo, qualcosa storto deve pure essere andato. Non a caso l'Italia è la sola nazione ad aver cambiato il comandante in capo nel bel mezzo della battaglia, gli unici a spedire a casa il premier, Giuseppe Conte; e a farlo non sono stati né i no vax né i sovranisti Giorgia Meloni e Matteo Salvini, mala sinistra, il Pd, Matteo Renzi, che se ne vanta ancora oggi.

 

 

 

La scusa fu che il leader grillino non riusciva a vaccinare, ma ai tempi i vaccini per tutti non c'erano ancora. Si inoculavano solo i medici e le categorie più a rischio. Quindi non serve essere complottisti per sospettare che qualche altro motivo ci sarà pur dovuto essere. Sta di fatto che la prima cosa che fece Mario Draghi sbarcato a Palazzo Chigi fu licenziare il commissario straordinario Domenico Arcuri, manager pubblico di lungo corso e di scuola dalemiana, che dopo i banchi a rotelle voleva imporci le primule, e per il quale la Procura di Roma ha chiesto un anno e quattro mesi per una storia di mascherine.

La commissione però «non è un plotone d'esecuzione», come ha precisato dal primo momento Lisei. Cerca solo trasparenza. Partirà dall'inizio, indagando sull'assenza di un piano pandemico. Se ci fosse stato, forse l'Italia non si sarebbe trovata travolta senza mascherine e respiratori, e magari anche ci saremmo trovati con qualche garanzia costituzionale sospesa in meno. Altri Paesi, che hanno avuto meno morti, non hanno vietato ai cittadini di uscire di casa anche se da soli. L'Olanda ha addirittura invitato i single a fidanzarsi, o comunque trovare un'amicizia, per non sentirsi troppo soli. Il nostro governo invece era così terrorizzato da vietare ai medici di fare l'autopsia sui cadaveri. Fu un'equipe lombarda a trasgredire, esaminando un deceduto positivo sostenendo che era solo malato di cancro.

Da quel momento chi doveva curare il Covid ne seppe molto di più e, guarda caso, la percentuale di morti rispetto algi infettati iniziò a calare. Si indagherà poi sul corretto utilizzo delle risorse e dei denari pubblici. I cittadini hanno diritto di sapere come sono stati spesi i loro soldi e se, per caso, qualcuno si è arricchito un po' troppo con il virus. Non stiamo parlando dei rider che consegnavano il cibo a domicilio. Nessuno vuol fare processi, nessuno criminalizza, ma è giusto consegnare questa verità ai posteri e distribuire equamente meriti e demeriti.

Infine i vaccini: quanto ci sono costati, si poteva risparmiare? Ci sono ancora 49 milioni di dosi nei nostri magazzini, e forse c'è un nesso tra l'invito delle autorità a fare la quarta, e anche la quinta, iniezione malgrado la pandemia fosse finita. C'è perfino chi insinua che il green pass rafforzato del marzo 2022, introdotto quando il peggio ormai era passato da un pezzo, i cittadini si ammalavano in massa ma con tassi di mortalità bassissimi e alla fine della pandemia mancavano meno di due mesi, c'entri qualcosa con i depositi traboccanti di scorte da smaltire. Ci penserà la commissione a chiarire. Di certo, in una nazione che si vanta di non aver introdotto l'obbligo vaccinale, vietare a un cittadino sano dotato di tampone negativo di andare al lavoro perché non si è inoculato richiede una qualche forzatura costituzionale. Soprattutto considerando che all'articolo 1 della Carta c'è scritto che «l'Italia è una repubblica fondata sul lavoro».

OBIETTIVO DA PERSEGUIRE
La sola speranza, nel senso buono della parola e non cattivo del ministro che mise la faccia sulla gestione dell'emergenza, è che il nuovo organismo non diventi occasione per regolare conti politici ma si ponga solo l'obiettivo di ricostruire, insieme e con il contributo di tutti i partiti, ciò che è stato. I segnali iniziali non sono buoni. Pd e Alleanza Verdi e Sinistra hanno disertato la prima giornata di lavori. Giuseppe Conte invece si è presentato di persona, dichiarando che «è tutta una presa in giro» ma lui non ha «nulla da nascondere». A sinistra c'erano anche quelli di Italia Viva e così si può dire che l'effetto immediato della commissione è stato spaccare l'opposizione; spettacolo non raro. Certo, depoliticizzare il Covid sarebbe impresa rivoluzionaria. Il primo a capire l'emergenza fu il presidente della Lombardia, Attilio Fontana, che registrò un video nel quale si metteva la mascherina e invitava tutti a imitarlo. Fu sbeffeggiato perché lo fece in modo impacciato.

Quando poi, con il collega veneto, Luca Zaia, e quello friulano, Massimiliano Fedriga, fece una conferenza stampa chiedendo di fare il tampone a chi atterrava dalla Cina, la sinistra gli diede del razzista e lanciò lo slogan «abbraccia un cinese». L'allora segretario del Pd, Nicola Zingaretti, si precipitò a «Milano non si chiude» per farsi un aperitivo con Beppe Sala e si contagiò. Poi disse: «Se al governo ci fosse il centrodestra, avremmo i morti per le strade». La commissione d'inchiesta serve. Per non dimenticare.

 

 

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Libero Quotidiano

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