Pietro Senaldi: altro che sciacallaggio, i cittadini devono sapere come il Pd ha usato i soldi

  • Postato il 20 settembre 2024
  • Di Libero Quotidiano
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Pietro Senaldi: altro che sciacallaggio, i cittadini devono sapere come il Pd ha usato i soldi

S'ode a sinistra uno squillo di trombona: «Lo sciacallaggio non è ammesso quando sindaci e amministratori danno anima e sangue», tuona Irene Priolo, presidente facente funzioni dell'Emilia Romagna. Ancora più a sinistra risponde un altro squillo: «Basta sciacallaggio, Giorgia Meloni ha fatto solo passerella», lamenta Elly Schlein, segretaria del Pd. D'ambo le signore calpesta è la verità. Priolo è stata assessore al dissesto idrogeologico della Regione. Schlein lo era al clima e alla transizione. La prima gallina che canta, ha fatto l'uovo, recita il detto. Le due emiliane dem attaccano il governo per la conferenza stampa del ministro della Protezione Civile, Nello Musumeci, e del viceministro alle Infrastrutture, Galeazzo Bignami nella quale il Pd locale è stato accusato di non aver fatto prevenzione e non aver speso la maggior parte dei soldi ricevuti dal governo per mettere in sicurezza il territorio, come documenta qui a lato Michele Zaccardi.

La cronaca riporta però che le esternazioni dell'esecutivo non erano previste. Sono state una risposta decisa su due piedi agli attacchi della sinistra, che provava a scaricare su Meloni e soci le colpe dell'alluvione. Aveva iniziato di buon mattino il verde Angelo Bonelli, tirando in ballo il cambiamento climatico e «l'irresponsabilità del premier», che frena i deliri della transizione ecologica e «promette soldi mai arrivati». Con il compare Nicola Fratoianni, che si accodava, parlando di «corresponsabilità del governo nell'alluvione». Ha poi proseguito proprio Priolo, sostenendo che l'esecutivo non avrebbe finanziato il piano speciale del commissario straordinario, Francesco Paolo Figliuolo. Con l'acqua alla gola, perfino Massimo Isola, il povero sindaco di Faenza, una delle città più colpite, si era lasciato andare al «piove, governo ladro». Infine il Pd nazionale, a più voci, aveva chiesto alla Meloni di «smettere di fare speculazioni, mettere in sicurezza il territorio e riferire in Parlamento».

Solo a quel punto Musumeci e Bignami hanno deciso di chiarire qualche concetto. Non per strumentalizzare una tragedia o fare dello scaricabarile, ma soltanto perché, tra un mese e mezzo, nei territori alluvionati si voterà e chi sarà eletto dovrà poi gestire i soldi che l'esecutivo metterà a disposizione per aiutare i danneggiati e per evitare il ripetersi delle inondazioni. Operazione trasparenza quindi, non sciacallaggio perché, come afferma caustico Bignami, «il Pd è specializzato nello spiegarti come fare a risolvere i problemi che ha creato».

E allora, giusto un paio di precisazioni, oltre al ricco elenco dei soldi non spesi dall'Emilia Romagna per il proprio territorio, di cui si diceva, che scandalizza e preoccupa le altre Regioni. Per il dissesto idrogeologico nazionale sono previsti cinque miliardi e tanti governatori temono di vedersi decurtata la loro parte perché ora bisogna rimediare ai disastri dei dem conterranei di Schlein. Il Pd locale infatti, continuando a non intervenire per pulire gli alvei dei fiumi o fare le casse di espansione e compensazione, insomma per fare la manutenzione ordinaria di loro competenza, ha pregiudicato la situazione e reso molto più costoso porvi rimedio.

«Due volte il presidente del consiglio, una volta il ministro Musumeci e un'altra volta io» spiega Bignami, «abbiamo chiesto alla Regione di fornirci il quadro dei dissesti idrologici precedenti l'alluvione del 2023, per capire quali danni erano sopraggiunti e come rimediarvi, ma a tutt'oggi non abbiamo avuto risposta, perché quei dati dimostrerebbero che nulla hanno fatto gli amministratori locali». Giusto per fare un esempio tra i tanti, il fiume Idice era tracimato nel 2019 e si era provveduto a tamponare il punto dove l'argine aveva ceduto. Ma nulla più è stato fatto, tant'è che, due giorni fa, il corso d'acqua è nuovamente tracimato, cinquanta metri più a valle.

Per non parlare dell'ostruzionismio fatto dalla Regione rossa verso il governo. L'ex presidente Stefano Bonaccini, commissario al sisma dal 2013, vanta 185 dipendenti dedicati alla ricostruzione. Quando il governo gli ha chiesto, nel 2023, se poteva dirottarne qualcuno sull'alluvione, si è visto rispondere negativamente, perché dopo dodici anni il terremoto è ancora un'emergenza. Come se non bastasse, l'assunzione prevista allora dall'esecutivo di 219 persone da impiegare sul fronte alluvioni è stata tenuta ferma dalla Regione per tre mesi, e sbloccata solo il 5 settembre, dopo continue insistenze. È sciacallaggio dirlo o non fare le cose e poi accusare gli altri?

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Libero Quotidiano

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