Pier Paolo Pasolini, dalla notte dell’omicidio 50 anni di dubbi

  • Postato il 31 ottobre 2025
  • Di Panorama
  • 5 Visualizzazioni

Il 2 novembre 1975 lo scrittore fu ucciso da Giuseppe Pelosi, il suo corpo brutalmente massacrato e investito dalla sua stessa auto. Pier Paolo Paolini fu uno dei personaggi più importanti del 900, scrittore, giornalista, poeta, regista e filosofo. La sua filmografia e le sue opere hanno influenzato il panorama culturale del XX secolo. Figura controversa del suo tempo, i suoi articoli di denuncia lo resero un personaggio scomodo, ma nonostante questo la sua morte fu derubricata da subito come omicidio a sfondo sessuale.

Pier Paolo Pasolini, dalla notte dell’omicidio 50 anni di dubbi

È il TG1 del 2 novembre 1975 a dare notizia dell’omicidio di Pier Paolo Pasolini e lo fa leggendo la deposizione resa dal suo assassino Giuseppe Pelosi, ragazzo di vita: «Ho visto per terra la tavola e gliela ho rotta in testa. Sembrava che non avesse sentito niente e sembrò non sentire nemmeno due calci nelle “palle”. Allora gli ho afferrato i capelli e gli ho dato due calci in faccia. Il Paolo barcollava, ma ha trovato ancora la forza di darmi una bastonata sul naso. Allora non ci ho visto più e con uno dei due pezzi della tavola l’ho colpito di taglio più volte finché non l’ho sentito cadere a terra e rantolare. Subito dopo sono salito in macchina e sono fuggito con quella. Nel fuggire non so se sono passato o meno con l’auto sul corpo del Paolo».

La notte dell’omicidio

Pasolini era rientrato da Parigi da un paio di giorni e la sera dell’omicidio aveva cenato con l’attore Nino Davoli e la sua famiglia al ristorante Il Pomodoro a San Lorenzo. Dopo cena intorno alle ore 23 si era recato in un bar a Piazza dei Cinquecento a Roma nei pressi della Stazione Termini. In quel posto sotto i portici aveva incontrato il suo assassino, Giuseppe Pelosi chiamato “La Rana” dopo averlo fatto salire a bordo della sua Alfa Romeo GT grigia, i due verrano visti per l’ultima volta al ristorante Il Biondo Tevere in via Ostiense, dove Pasolini cliente abituale aveva portato Pelosi a mangiare.

Poco dopo la mezzanotte sono risaliti in macchina e fatta una breve sosta in un distributore di benzina sono ripartiti in direzione dell’Idroscalo di Ostia. Arrivati a destinazione Pasolini ha fermato l’auto consumando un rapporto orale incompleto con il Pelosi poi sceso dall’auto per urinare. Il poeta, secondo quanto affermato dalle sole dichiarazioni del suo assassino, lo ha seguIto tentando di avere un rapporto sessuale con lui non consenziente e vedendo le sue resistenze, lo ha colpito con un bastone procurandogli una piccola ferita alla testa. Il colpo ricevuto da Pasolini, riferisce Pelosi, ha scatenato la furia omicida. Nella sua deposizione ha dichiarato di aver staccato un pezzo di legno da una staccionata, per poi usarlo per picchiare selvaggiamente il poeta a tal punto da staccargli un padiglione auricolare. Nel fuggire ne ha straziato il corpo investendolo più volte con la sua auto.

Verrà fermato dopo un inseguimento all’una e 20 bordo dell’Alfa Gt di Pasolini dai carabinieri di Ostia. Fu arrestato per furto d’auto, ma ancora nessuno sapeva che Pasolini era stato ammazzato. Il ritrovamento del cadavere è avvenuto alle 6:30 del mattino, solo allora Pelosi confesserà il delitto. Pier Paolo Pasolini fu ritrovato in posizione prona, riverso con il braccio destro sotto il torace e il sinistro lungo il fianco, la faccia completamente sfigurata intrisa di polvere e sangue. A riconoscere il suo corpo martoriato l’amico Nino Davoli alle 10 del mattino.

Pier Paolo Pasolini, dalla notte dell’omicidio 50 anni di dubbi

L’autopsia

L’esame autoptico sul corpo di Pasolini parla chiaro. Lo scrittore è stato vittima di un massacro. L’esame necroscopico, riportato nella seconda perizia medico legale del Professor Faustino Durante, descrive un cadavere sfigurato che porta i segni di un accanimento feroce. Nella perizia vengono riportate nel dettaglio le lesioni mortali sul corpo del poeta: «Due larghe escoriazioni ecchimotiche alle regioni frontali laterali. Un ecchimosi escoriata nelle regioni zigomali. La mandibola è fratturata in due punti. L’orecchio destro è completamente strappato dal suo impianto. Il naso appiattito deviato verso destra. Frattura delle falangi della mano sinistra, 10 fratture costali, frattura dello sterno. Ferite su spalle, torace e lombi. Lacerazioni capsulari al fegato lunghe 15 e 7 cm. Un violento trauma contusivo ai testicoli. La causa del decesso è stata lo scoppio del cuore provocato dal sormontamento della sua auto».

I dubbi sull’omicidio

Le indagini purtroppo non tennero conto di molti particolari scientifici e il caso fu chiuso. Il poeta massacrato all’Idroscalo di Ostia, secondo le cronache del tempo e le indagini condotte, fu ucciso per una “questione tra omosessuali” come se ci fosse una volontà di uccidere insieme a lui anche il suo personaggio provocatore e anti borghese.

Secondo la perizia legale di parte del dottor Faustino Durante del 1976, l’analisi sul corpo «induce ad avanzare con fondatezza l’ipotesi che Pasolini sia stato vittima dell’aggressione di più persone», stessa conclusione a cui si arrivò con la sentenza di primo grado dove Pelosi venne condannato a 9 anni, 7 mesi per omicidio volontario in concorso con ignoti. Successivamente la Corte ritenne «estremamente improbabile, che Pelosi possa avere avuto uno o più complici». Una sentenza divenuta definitiva il 26 aprile 1979 e confermata in Cassazione.

Sentenze a parte, i dubbi sono rimasti. Pino Pelosi, nonostante avesse massacrato il poeta, non era sporco di sangue. Aveva solo dei piccoli schizzi su un polsino della camicia e sul bordo di una scarpa come se avesse assistito e non partecipato al delitto. Il suo racconto di quella sera non coincide con la ricostruzione scientifica. Pelosi ha dichiarato di aver colpito più volte alla testa con un tavola di legno Pasolini e poi di averlo preso a calci nella zona scrotale. Colpi che avrebbero impedito allo scrittore, secondo la perizia, di potersi rialzare, mentre il suo corpo è stato trovato schiacciato dalla sua auto a 70 metri da dove era stato preso a calci. Pasolini, infatti, in un gesto disperato aveva tentato di fuggire, si era alzato da terra e dopo essersi sfilato la camicia ha cercato di tamponare le copiose perdite di sangue causate dalle gravi lesioni alla testa, ma è stato investito dalla sua auto.

Pier Paolo Pasolini, dalla notte dell’omicidio 50 anni di dubbi

L’auto senza sangue

Un’altra questione che non è stata mai chiarita è proprio quella dell’auto di Pasolini. L’Alfa con cui si è compiuto il suo omicidio è stata usata da Pelosi per investirlo e poi scappare, ma non c’erano tracce di sangue sul volante dell’auto, bensì sul tetto al lato del passeggero. Una macchina che, nonostante il tipo di assetto molto basso, non era rimasta danneggiata dopo l’investimento del corpo e che è rimasta parcheggiata nel deposito giudiziario dei carabinieri quattro giorni prima di essere analizzata. La notte dell’omicidio, Pelosi fu fermato a Ostia dopo l’una con l’auto di Pasolini, ma sempre la stessa sera fu trovata la stessa macchina sulla Tiburtina alle tre di notte nei pressi di dove viveva Giuseppe Mastini detto Johnny Lo Zingaro noto criminale del tempo, una versione confermata da Graziella Chiarcossi, cugina della vittima. Com’è possibile che l’auto dello scrittore fu ritrovata due volte? Il giorno dopo del delitto sembra che quella stessa automobile fu portata dal meccanico Antonio Pinna in riparazione presso una carrozzeria al Portuense, ma il Pinna sparì subito dopo.

Pier Paolo Pasolini, dalla notte dell’omicidio 50 anni di dubbi

Le testimonianze

Dubbi su dubbi quindi, tra cui il fatto che Pasolini era un atleta, un uomo forte, ma fu comunque sopraffatto da un ragazzo esile di 17 anni. Inoltre, secondo la testimonianza dei ristoratori che videro per l’ultima volta Pasolini, la descrizione del ragazzo che era con lui non corrispondeva a quella di Pelosi. Il poeta era in compagnia di un ragazzo biondino con i capelli lunghi molto corrispondente all’aspetto di Johnny Lo Zingaro.

Tra le altre testimonianze c’è poi quella di un pescatore che viveva in una baracca all’Idroscalo, che disse di aver assistito all’omicidio. Secondo il suo racconto, Pasolini quella notte fu massacrato da piu persone, ma la sua versione non fu nemmeno presa in considerazione. Sulla macchina di Pasolini venne poi ritrovato un plantare di una scarpa che non apparteneva né a Pasolini né a Pelosi, ma avrebbe potuto verosimilmente appartenere a Johnny Lo Zingaro, claudicante a causa di una vecchia sparatoria con la polizia. Mastini è lo stesso che aveva regalato a Pelosi il famoso anello militare ritrovato sull’auto di Pasolini, che fu la prima cosa che il 17enne cercò disperatamente dopo aver confessato il delitto. Johnny Lo Zingaro era noto per essere un feroce assassino, ma gli esami del DNA effettuati su un mozzicone della sua sigaretta non portarono a nulla. A scrivere una contro inchiesta sulla morte di Pasolini fu la scrittrice Oriana Fallaci su L’Europeo il 14 novembre 1976, grazie ad un testimone rimasto anonimo che aveva visto sulla scena del delitto due motociclisti che avrebbero ucciso Pasolini insieme a Pelosi. Nel corso degli anni Pelosi cambierà versione due volte. Nel 2005 sarà lui stesso infatti a ritrattare la sua confessione in una trasmissione televisiva dicendo di non aver ucciso lui Pasolini e che gli assassini avevano un accento siciliano a bordo di un auto targata Catania. Nel 2008, invece, in una dichiarazione alla stampa cambiò di nuovo versione: «Vidi una moto che ci seguiva con i Fratelli Borsellino. All’Idroscalo venni afferrato da un tipo con la barba che mi disse di non muovermi, altrimenti mi avrebbero massacrato. Presi un pugno in faccia e vidi che tirarono fuori Pasolini dall’auto e lo picchiarono. Non era vero quello che ho detto nel 2005, ossia che gli assassini di Pasolini avevano un accento siciliano, era un mio depistaggio. Quella sera vidi poi una seconda macchina investirlo che era uguale alla sua».

Franco e Giuseppe Borsellino erano militanti dell’MSI. Un poliziotto infiltrato li aveva sentiti vantarsi dell’omicidio, ma poi dissero di essersi inventati tutto e secondo un’altra ricostruzione quella sera dovevano incontrare Pasolini perché avevano rubato le bobine del suo film Saló.

Giuseppe Pelosi è scomparso nel 2017 per un cancro e con lui molto probabilmente la verità sulla morte di Pasolini.

Autore
Panorama

Potrebbero anche piacerti