Piciocchi: “Io a spalare il fango? Ho fatto ciò che sentivo in coscienza, voglio essere me stesso”

  • Postato il 24 marzo 2025
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Genova. “Ho fatto quello che mi sono sentito in coscienza di dover fare. Ve lo dico, io voglio essere me stesso. Io non non non sento di dovermi forzare, poi se i cittadini riterranno mi voteranno. Voglio essere una persona autentica, come mi hanno sempre insegnato”. Sono le parole di Pietro Piciocchi, vicesindaco reggente e candidato alle comunali di Genova, al centro della cronaca ieri per l’immagine (diventata virale) che lo vede ritratto mentre spala il fango per le strade di Certosa. Un gesto che ha diviso l’opinione pubblica tra gli applausi dei sostenitori e le critiche di chi l’ha interpretata come una passerella elettorale.

“Sono arrivato lì alle 8.30, ho fatto i miei sopralluoghi – racconta oggi a margine di una conferenza stampa in piazza Sarzano -. Ad un certo punto ho visto che c’erano i volontari di protezione civile, che voglio ancora ringraziare. C’erano delle ramazze appoggiate al muro. Ho detto: ragazzi avete bisogno? Il responsabile mi ha detto sì, mi sono messo a lavorare. Ho fatto quello che qualunque buon cittadino avrebbe fatto. Non ci vedo nessun eroismo, nessuna mania di protagonismo. Peraltro non sono nuovo a queste cose. Ho fatto il mio il mio dovere di buon cittadino, non capisco tutto questo clamore francamente”.

Un’azione “imbarazzante”, invece, secondo l’opposizione. “Credo che la presenza del Comune, in questi casi, debba essere percepita soprattutto attraverso le sue azioni di prevenzione e messa in sicurezza, piuttosto che dalla presenza dei suoi rappresentanti sul territorio dopo che i danni si sono già concretizzati”, l’accusa della candidata sindaca avversaria Silvia Salis.

“Posso dirvi che ieri me ne sarei stato molto più volentieri a casa con mia moglie e i miei figli – la replica di Piciocchi -. Pensate che sabato sera avevo detto a mia moglie, a cui in questo periodo sto imponendo dei sacrifici importanti: che bello che domani possiamo trascorrere una giornata insieme. Sapete com’è finita. Non sono certo la persona che fa le passerelle, soprattutto in questi luoghi. Credetemi che non è stato piacevole andare sui luoghi del disastro di piazza Paolo da Novi piuttosto che a Molo Giano. Questo è il mio dovere”.

“In questi momenti di disagio in cui le persone sono stressate emotivamente può anche capitare di dovere accettare degli improperi: va bene, è il mio lavoro, non c’è nessun problema. Io questo mestiere sto cercando di farlo con spirito di servizio, mettendosi sempre la faccia. Poi qualcuno sta dicendo che io sono stato chiuso nel retrobottega per otto anni: non è assolutamente vero, ero con gli sfollati del ponte, mi sono dedicato a tantissime cose. in quante assemblee pubbliche ho sempre messo la faccia? Punto. Mi dispiace che oggi qualcuno pensi che dietro qualunque azione, dietro qualunque gesto ci debba essere un calcolo. Io invece penso che noi dobbiamo proprio dare l’esempio, anche con azioni gratuite. Io questo insegno a mio figli”, conclude Piciocchi.

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Genova24

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