Piano Italia 5g, il target è lontano ma Chigi, Infratel e Inwit rassicurano. Ecco perché le giustificazioni non reggono

Ballano 345 milioni, con il ritardo del Piano Italia 5g. Ma palazzo Chigi, Infratel (la stazione appaltante del gruppo Invitalia) e il colosso privato Inwit (l’esecutore) rassicurano: il traguardo è alla portata senza gravi ostacoli. Tuttavia la toppa appare peggio del buco. Inwit e Infratel accreditano un criterio di controllo molto difficile da verificare: l’estensione chilometrica del segnale radio. Non a caso, il bando di gara ne impone un altro: il numero di aree coperte, molto più facili da conteggiare. Altrimenti, come si contestano eventuali ritardi?

La certezza è una: delle 1.385 aree da coprire con internet veloce e senza fili, solo il il 38,63 per cento è ufficialmente concluso, a tre anni dall’inizio dei lavori e ad un anno dalla scadenza. L’obiettivo, al 30 giugno, era del 60%: 831 aree dovevano essere già completate, invece sono circa 535.

Il bando pubblicato da Infratel il 21 marzo 2022 parla chiaro: “I lavori (…) dovranno rispettare le Milestone definite nel Capitolato Tecnico”, recita l’articolo 4, comma 2, lettera “a”. E il capitolato non lascia scampo: al 30 giugno 2025 deve essere realizzato “il 60% delle aree oggetto di aggiudicazione”. Mancano 296 aree, per rispettare la milestone. Dunque, ad oggi, il “contatore” ufficiale del Dipartimento per l’Innovazione è in notevole ritardo sul ruolino di marcia: 259 stazioni radio attivate, 402 in lavorazione, su oltre 900. Il quadro ufficiale è chiaro, già abbozzato dall’articolo del Fatto del 30 giugno.

Dopo quell’articolo Infratel, Inwit e il Dipartimento per l’innovazione digitale di Palazzo Chigi (guidato dal sottosegretario Alessio Butti, Fdi) hanno voluto precisare alcuni aspetti. Ma lo scenario appare ancora confuso e con qualche incongruenza. Ad esempio, Infratel sottolinea come il Piano abbia “già raggiunto una copertura del 56% della superficie a target, pur avendo completato il 38% delle aree di bando”. Traduzione: sì, siamo lontani dagli obiettivi del bando, ma le aree completate coprono quasi il 60 per cento dei chilometri quadrati previsti dal target europeo. Anche Inwit evidenzia lo stesso aspetto. L’effetto è di spostare l’attenzione dalle aree, per deviarla sulla distanza coperta dalle stazioni radio. Un dato quasi inverificabile, secondo una fonte molto informata sul dossier. Ecco perché il bando di Infratel poneva come unità di misura le aree da coprire. Queste si possono contare, i chilometri percorsi del segnale radio sono molto difficili da quantificare. Nel secondo caso, contestare ritardi per il Piano Italia 5g diventa un rebus. Anche per questo la pagina online ufficiale del Dipartimento riporta i siti (le stazioni radio) e le aree da coprire con il segnale 5g.

Infratel e il Dipartimento per l’innovazione non sono d’accordo neppure sui 402 siti in lavorazione: secondo Infratel “circa 100 sono stati finalizzati e sono in fase di validazione”. Il Dipartimento ne stima il doppio: “200 circa sono tecnicamente completati o in fase molto avanzata”. Cosa denoti la qualifica di “tecnicamente completato” e “finalizzato”, per un sito “in lavorazione”, non è chiaro. Secondo il Dipartimento, in ogni caso, saremmo all’80% della milestone di giugno: ovvero 665 aree invece di 831.

Inwit sottolinea invece come sia esagerato parlare di “guerra legale” con i Comuni. In fondo, i contenziosi non sono neppure l’1 percento delle 25mila torri: poco meno di 250. Difficile verificare la stima: potrebbero essere di più. Di sicuro, la burocrazia dei municipi e la conflittualità con centinaia di sindaci possono far saltare il banco, con 345 milioni di euro del Piano Italia 5g.

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Il Fatto Quotidiano

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