Petrolio sotto i 60 dollari dopo la decisione Opec + di aumentare ancora la produzione
- Postato il 5 maggio 2025
- Economia
- Di Il Fatto Quotidiano
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Petrolio ancora in calo sui mercati internazionali. Il Brent, greggio di riferimento per il mercato europeo, si scambia intorno ai 60 dollari al barile, 15 dollari in meno di un mese fa, una flessione del 20%. A spingere ulteriormente al ribasso le quotazioni è arrivata la decisione dell’Opec+ (l’Organizzazione dei principali paesi produttori, con l’agginuta della Russia) di sabato scorso. Il cartello ha scelti di proseguire con l’incremento della produzione, nonostante prezzi già bassi e prospettive di un generale rallentamento economico.
La quantità di greggio sul mercato salirà di 400mila barili al giorno a partire dal prossimo giugno (il consumo globale è di circa 100 milioni di barili al giorno). Più offerta per una domanda stabile o addirittura in calo, significa prezzi più bassi. Ciò è positivo per aziende e consumatori. Il costo dei carburanti diminuisce e così quello dell’energia utilizzata per fabbricare qualsiasi prodotto. Dunque anche minori pressioni inflazionistiche, per la gioia delle banche centrali.
Più incerti gli effetti per i paesi produttori che devono essere sempre molto attenti nel bilanciare la quantità di petrolio offerto. Prezzi alti ne aumentano i ricavi ma troppo alti spingono i consumatori a diminuire l’uso di idrocarburi e/o puntare su altre fonti energetiche. In questo caso la decisione Opec + sembra più il frutto di un “regolamento di conti” interno all’organizzazione che di attente considerazioni sulle condizioni del mercato. I paesi membri dell’Opec sono attualmente Arabia Saudita, Emirati Arabi, Kuwait, Libia, Nigeria, Algeria, Venezuela, Gabon, Iran, Iraq. Congo, Guinea. Nella formula “Opec +”, il cartello si allarga a Russia, Messico, Kazakistan, Azerbaijan, Bahrein, Brunei, Malesia, Oman, Sudan, Sudan del Sud.
La decisione di aumentare la produzione è stata presa dai paesi leader (Arabia Saudita e Russia, secondo e terzo produttore al mondo) per “punire” i membri che stanno superando la quote produttive concordate, a cominciare dal Kazakistan, in un cambio di strategia che aveva già fatto crollare i prezzi. L’aumento dell’OPEC+ è “semplicemente inassorbibile” dal mercato, ha affermato Ajay Parmar, direttore dell’analisi petrolifera di ICIS a Bloomberg. “La crescita della domanda è debole, soprattutto con la recente imposizione dei dazi“, ha aggiunto. La banca statunitense Morgan Stanley ha ridotto le previsioni di prezzo stimando un valore del barile di 62,5 dollari nel terzo e quarto trimestre del 2025, 5 dollari in meno rispetto a quanto precedentemente ipotizzato.
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