Pesaro, Affidopoli e cooperative: il caso T41B tra bandi lampo e refusi negli atti

  • Postato il 17 agosto 2025
  • Di Panorama
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Mentre l’Affidopoli pesarese è concentrata sulle commesse finite alle associazioni culturali mediate da Massimiliano Santini, l’ex comunicatore-factotum scelto da Matteo Ricci, c’è un altro filone che scorre sotto traccia: quello delle cooperative sociali con presunti bandi su misura.

Da un caso in particolare, a cavallo tra l’ultima fase dell’era Ricci e l’ingresso di Andrea Biancani, sembrano emergere garbugli burocratici che ricordano quelli che hanno attirato l’attenzione della Procura guidata da Marco Mescolini. Con una determina del 27 giugno 2024, la numero 1633, il Comune di Pesaro ha assegnato alla cooperativa sociale T41B, storica realtà pesarese nata nel 1976 per iniziativa di don Gianfranco Gaudiano con l’obiettivo di offrire lavoro a persone fragili o con disabilità, che oggi conta circa 140 dipendenti e ricavi per oltre 5 milioni di euro, un contratto biennale da 77.782 euro più Iva per i tirocini socio-lavorativi destinati ai disabili in carico ai servizi specialistici. A una prima lettura sembra una determina curata: ci sono riferimenti al nuovo Codice degli appalti, richiami alle delibere regionali e alle norme di settore, indicazioni sui capitoli di bilancio.

La manifestazione d’interesse e il “mistero” delle date

Ma basta guardare con più attenzione per scoprire che la forma e la sostanza non sembrano viaggiare più sullo stesso binario. Il percorso parte con un avviso pubblico esplorativo, pubblicato dal 30 maggio all’8 giugno 2024. Una finestra di soli nove giorni per raccogliere manifestazioni d’interesse da parte di operatori sociali iscritti al Mepa, il mercato elettronico della pubblica amministrazione. Un bando lampo, fatto scorrere come un treno in corsa, dove a salire sul vagone è stata solo la T41B. L’unico soggetto che si è fatto avanti. «Cooperativa con capacità divinatorie», la definisce Pia Perricci, avvocato, già candidata sindaco nell’ultima tornata di amministrative con la civica Vieni oltre. Perché in quella stessa determina c’è un particolare che rende il tutto molto confuso: la manifestazione di interesse della T41B, è scritto nel documento amministrativo, è stata protocollata il 19 maggio 2023. Un anno prima. «Non si dica che il Comune non è previdente», commenta ironicamente l’avvocato Perricci.

L’affidamento diretto e i dubbi sulla logica del bando

Di certo l’ente ha certificato che c’era «un’unica» manifestazione di interesse. Cioè quella della T41B. La conseguenza è che l’amministrazione ha potuto procedere all’affidamento diretto, giustificandolo con il nuovo Codice appalti. Ma qui ci si addentra in un cortocircuito logico: come si fa ad affermare che la domanda è arrivata «nei termini», se tutto è avvenuto tramite Mepa e se la proposta dalla T41B porta la data del maggio 2023, cioè a un anno dalla finestra dell’avviso del 30 maggio 2024?

Due gli scenari. Il primo: un refuso sull’anno. Ma anche in questo caso la domanda, del 19 maggio, risulterebbe presentata dieci giorni prima rispetto all’avviso, aperto il 30 maggio. E, comunque, a far fede c’è un numero di protocollo (il 63721) che dovrebbe attestare la data certa della presentazione della domanda. Il secondo: la coop ha inviato la domanda e il Comune ha costruito il bando.

In entrambi i casi il risultato non cambia: l’unica offerta era quella della T41B. La base d’asta è stata fissata a 79.532,17 euro. La T41B ha offerto 77.782,46 euro: uno sconto di poco più del 2%. Quasi simbolico. Per due anni tondi di servizio: dall’1 luglio 2024 al 30 giugno 2026.

Refusi, codici errati e norme ballerine

Scorrendo la determina, però, saltano agli occhi altre incongruenze. Accanto all’indirizzo del Comune, a piè di pagina, il codice di avviamento postale viene riportato a volte con il «61100» e a volte con il «61121». Così come il codice Cpv (Common procurerete vocabulary), il sistema di classificazione europeo dei contratti d’acquisto pubblici, sembra essere stato riportato più volte in Determina in modo errato: «8530000-8». Otto cifre complessive. In teoria, stando ai regolamenti, le prime otto cifre identificherebbero il tipo di fornitura (lavoro o servizio), l’ultima cifra, quella dopo il trattino, invece, è un simbolo di controllo, per un totale di nove cifre. Un particolare non da poco, perché potrebbe aver reso il bando difficile da rintracciare sulle piattaforme ufficiali (sempre che il codice che in delibera appare incompleto sia finito pure lì).

E non è finita: il riferimento normativo oscilla nella stessa delibera tra «Decreto legislativo 36/2023» e un improbabile «Decreto legislativo 36/2024». Errori che sembrano rivelare una certa fretta nella costruzione dell’atto. In un contesto, quello degli affidamenti pubblici, in cui i refusi possono avere un peso.

Le parole dell’avvocato Perricci

«È vero che nella società odierna tutto corre molto più veloce anche grazie a Internet», commenta l’avvocato Perricci, «ma addirittura prevedere un anno prima l’emissione di una determina supera le aspettative di Mago Merlino. Sinceramente mi auguro che sia frutto di un errore di digitazione, ma non comprendo come mai tutti questi errori si verifichino in seno al Comune di Pesaro». Refusi o meno, «un dato è certo», conclude Perricci, «se siete titolari di una cooperativa, potete venire a investire a Pesaro, a quanto pare la zona è proficua».

Autore
Panorama

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