Persino l’Ue fa marcia indietro sul green: niente bando alle caldaie a gas dal 2029. E il settore esulta
- Postato il 2 dicembre 2025
- Di Panorama
- 3 Visualizzazioni

Anche la Commissione europea mette la retromarcia (ovviamente su un’automobile elettrica, non sia mai). E lo fa con una notizia che crea fragore politico più di mille comunicati: niente bando alle caldaie a gas dal 2029. La nuova bozza del regolamento Ecodesign, messa in consultazione durante il fine settimana, riscrive da capo l’impianto che solo un anno fa prevedeva l’uscita definitiva dal mercato di qualsiasi caldaia, indipendentemente dalla tecnologia.
All’epoca era stato fissato un limite minimo di efficienza stagionale talmente alto da trasformarsi, nei fatti, in un divieto di vendita. Oggi, la tabella cambia: soglia abbassata, apparecchi a condensazione e tradizionali ammessi.
Una sterzata politica
La revisione è molto più di un dettaglio tecnico: è l’ammissione che la linea verde della scorsa legislatura è diventata insostenibile elettoralmente e industrialmente. In Italia si vendono oltre 900mila caldaie l’anno, un settore chiave della filiera del gas e dell’occupazione manifatturiera. Il bando avrebbe prodotto un terremoto. Ora, invece, l’abbandono del gas non sarà imposto per decreto, ma affidato a incentivi, transizione graduale e scelta dei Paesi membri.
Cosa succede alla direttiva Case green
Il nuovo Ecodesign non cancella gli obiettivi più alti fissati dalla direttiva Epbd – Case green. Lì resta scritto l’orizzonte dell’eliminazione totale delle caldaie alimentate da combustibili fossili entro il 2040. È un target “indicativo”, ma Bruxelles lo ha ripetuto come un dogma.Il problema è che dopo la retromarcia sui divieti immediati, la credibilità del 2040 vacilla. La domanda è semplice: se non si spinge con i vincoli, chi pagherà la trasformazione?
Il settore festeggia
Giuseppe Lorubio, presidente Assotermica, non usa giri di parole: “Accogliamo con favore la retromarcia della Commissione europea sul divieto di installare caldaie, una misura folle che abbiamo combattuto dal primo momento perché avrebbe danneggiato irreparabilmente il nostro tessuto industriale e compromesso gli obiettivi climatici comunitari. L’Italia ha un parco installato vetusto, che richiede interventi strutturali per essere svecchiato e garantire benefici immediati ai cittadini in termini di riduzione delle bollette energetiche e all’ambiente in termine di riduzione delle emissioni”. E aggiunge: “Le caldaie a condensazione sono un elemento imprescindibile di questo disegno, essendo pronte a utilizzare qualsiasi tipo di combustibile rinnovabile ed integrate da tecnologie quali il solare termico o pompe di calore, in ottica di apparecchi ibridi factory made”. Per lui, la transizione passa dal rinnovamento del parco installato e dalle caldaie a condensazione integrate con solare termico e pompe di calore: la via “ibrida”, non la rottura totale.
Le prossime tappe
Il testo definitivo sarà pubblicato nella prima parte del 2026, con entrata in vigore tra metà 2028 e inizio 2029. Tempo in cui la politica europea dovrà scegliere se continuare con la transizione pragmatica o tornare all’integralismo verde. Perché la partita non è chiusa: è appena iniziata.