Perché questi Paesi sono nella lista delle mete da evitare nel 2026
- Postato il 29 novembre 2025
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- Di SiViaggia.it
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Il turismo globale continua a crescere, ma non tutti i luoghi del mondo sono in grado di reggere il peso di milioni di visitatori. Tra ecosistemi fragili, crisi abitative, infrastrutture al collasso e identità locali messe in discussione, sempre più territori chiedono di rallentare.
È quanto emerge dalla No List 2025 di Fodor’s Travel, la lista annuale che mette in evidenza le mete in cui il turismo sta generando le maggiori tensioni ambientali e sociali, e invita i viaggiatori a ripensare le proprie scelte e, quando necessario, a concedere ai territori una pausa.
Antartide
Il caso dell’Antartide è emblematico: un continente senza città, economia e alcuna necessità di turismo, eppure visitato da 120.000 persone tra il 2023 e il 2024, con previsioni di raddoppio entro il prossimo decennio. L’arrivo di piccole navi da spedizione, che permettono di sbarcare a terra, espone un ecosistema vulnerabile a rischi difficili da gestire.
Le associazioni come IAATO promuovono viaggi responsabili e impongono ai propri membri regole ferree, ma non hanno il potere di limitare il numero complessivo dei visitatori né di fermare i privati che operano fuori da qualsiasi controllo.
Isole Canarie

Un’altra situazione critica si osserva alle Canarie. Il turismo rappresenta oltre un terzo del PIL e impiega circa il 40% dei residenti, ma lo stesso settore sta rendendo la vita quotidiana sempre più difficile. Nella prima metà del 2025 l’arcipelago ha registrato numeri record, mentre nelle strade di Tenerife, Gran Canaria e Lanzarote migliaia di persone marciavano con lo slogan «Canarias tiene un límite».
Il malcontento nasce da una combinazione di fattori: strade congestionate, infrastrutture al limite, acqua sempre più scarsa, coste degradate e, soprattutto, un mercato immobiliare diventato inaccessibile a causa dell’esplosione degli affitti brevi. Giovani e famiglie non riescono più a trovare casa, mentre quartieri interi si trasformano in dormitori turistici.
Le nuove normative dovrebbero limitare gli alloggi turistici e dare più potere ai residenti, ma secondo associazioni come ATAN i provvedimenti sono tardivi e, in alcuni casi, persino controproducenti. Nel frattempo, grandi alberghi e nuovi progetti continuano a essere autorizzati, e peggiorano il senso di espropriazione culturale e territoriale.
Glacier National Park
Nel Montana, il Glacier National Park affronta una pressione diversa ma altrettanto intensa. I ghiacciai che gli danno il nome stanno scomparendo: dai 150 del Novecento oggi ne restano soltanto 27, destinati a ridursi ulteriormente nel giro di pochi anni.
Un simile scenario alimenta il “last chance tourism”, il desiderio di vedere ciò che presto non esisterà più: i turisti aumentano, i flussi si concentrano nei mesi estivi, le strade storiche come la Going-to-the-Sun Road si intasano, aumentano i rifiuti, la fauna viene disturbata, i sentieri si consumano.
Il parco cerca di correre ai ripari con sistemi di prenotazione e investimenti in energie pulite, ma l’afflusso resta elevatissimo. Gli esperti definiscono la dinamica un “paradosso della sostenibilità”: più cresce la consapevolezza della fragilità del parco, più persone lo affollano contribuendo a peggiorarne la situazione.
Isola Sacra
In Italia, il caso di Isola Sacra (un quartiere costiero di Fiumicino) mostra quanto sia sottile il confine tra sviluppo e impatto ambientale. Qui è previsto il nuovo Fiumicino Waterfront, un porto turistico e crocieristico progettato da Royal Caribbean insieme a un fondo d’investimento britannico: l’opera comprende ormeggi per mille imbarcazioni, un molo per navi da oltre seimila passeggeri e nuove strutture ricettive e commerciali.
Comitati locali e ambientalisti temono un danno irreversibile: vaste aree di dune, zone umide e terreni agricoli verrebbero compromesse, il fondale (molto basso) dovrebbe essere dragato per milioni di metri cubi, la linea di costa subirebbe un’erosione accelerata e un’area protetta, a poche centinaia di metri dal cantiere, rischierebbe di essere devastata.
Jungfrau Region

Nelle Alpi svizzere, la Jungfrau Region vive un boom senza precedenti: nel 2024 lo Jungfraujoch ha superato il milione di visitatori e le funivie locali hanno toccato record di affluenza, spinte anche dall’Eiger Express, che porta i turisti a oltre 3.500 metri in soli quindici minuti.
Ma dietro lo scenario da cartolina emergono problemi evidenti. I sentieri si usurano, le cascate di Lauterbrunnen non conoscono più momenti di quiete, gli ospiti restano pochissimo e consumano in modo concentrato, mentre i residenti fanno sempre più fatica a trovare casa: gli appartamenti, infatti, rendono molto di più se affittati ai turisti che non a lungo termine.
Città del Messico
Nella capitale messicana la tensione è palpabile. L’arrivo massiccio di nomadi digitali e turisti ha innescato una spirale di gentrificazione che sta cambiando il volto dei quartieri più rappresentativi. Affitti e prezzi delle case salgono, molti proprietari preferiscono affittare a stranieri disposti a pagare in dollari, residenti vengono spinti fuori da zone come Condesa, Roma e Polanco.
Le nuove regole limiteranno gli affitti brevi a 180 notti l’anno, ma solo dopo i Mondiali 2026, quando è previsto un ulteriore aumento dei prezzi.
Mombasa

Anche Mombasa, principale città costiera del Kenya, è al limite: le spiagge bianche e i siti storici attirano ormai il 70% dei turisti diretti sulla costa, ma le infrastrutture non reggono più. Le strade sono congestionate, i rifiuti si accumulano, il mare soffre per scarichi non trattati, mentre il tessuto sociale è segnato da disoccupazione giovanile e tensioni crescenti.
Ricercatori e organizzazioni locali chiedono studi seri sulla capacità di carico, per capire quanti turisti la città possa ospitare senza compromettere ambiente, cultura e coesione sociale. Le istituzioni promettono nuove leggi e interventi strutturali, ma i progressi sono lenti e il rischio è che Mombasa perda proprio ciò che la rende attraente.
Montmartre
Infine, il quartiere parigino di Montmartre, assediato da oltre undici milioni di visitatori l’anno. Anche le vie laterali e le zone un tempo tranquille si riempiono di negozi per turisti e flussi continui di visitatori.
Il mercato immobiliare corre più veloce dei residenti, che si sentono ormai marginalizzati. Alcune attività storiche vengono sfrattate per fare spazio a hotel di lusso, mentre i lavori di pedonalizzazione della collina, pur pensati per migliorare l’area, vengono percepiti come interventi soprattutto per il turismo.