Perché Milano dovrebbe assolutamente salvare il suo Museo del Fumetto e la preziosa collezione Fossati
- Postato il 15 aprile 2025
- Fumetti
- Di Artribune
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Un’istituzione culturale di rango europeo ha sede a Milano: si tratta di un autentico fiore all’occhiello della nostra tradizione culturale; un luogo che Umberto Eco, con la sua instancabile curiosità intellettuale, avrebbe frequentato con regolarità. L’istituzione in questione è un gioiello che non sfigurerebbe certamente né a Parigi né a Bruxelles. Siamo parlando di WOW Spazio Fumetto, il museo che ospita la prestigiosissima collezione della Fondazione Franco Fossati: una mecca imprescindibile per studiosi di semiologia, esperti e appassionati di cultura e letteratura a fumetti.
L’importanza della Fondazione Franco Fossati
Un luogo del genere fa onore alla città che lo ospita e, pertanto, sarebbe opportuno che le istituzioni si adoperassero per garantirne la fruibilità: per lo meno, questo è quello che ci si aspetterebbe da una città così attenta alla cultura come Milano. Il valore di una biblioteca o di un archivio non si misura in base alle sole entrate economiche, bensì in funzione degli “intangibili” – quei valori culturali che hanno un impatto ben più profondo di quanto misurabile a breve termine.
Certamente Paesi come Francia o Belgio, dotati di una sensibilità raffinatissima nei confronti della nona arte, sarebbero pronti a fare ponti d’oro per conservare un patrimonio così prezioso. In Francia ad esempio, nella suggestiva Angoulême, sede di una delle cattedrali medievali più affascinanti d’Oltralpe, la Cité de la Bande Dessinée et de l’Image sarebbe lieta di accogliere un patrimonio di tale levatura. Probabilmente, prima di integrarlo nella collezione permanente organizzerebbero anche una grande esposizione al Beaubourg per presentarlo al pubblico.
L’Italia, il fumetto e la Fondazione Franco Fossati
Purtroppo nel nostro Paese la sensibilità verso il mondo del fumetto non è ancora così sviluppata. Tanto che a Lucca – l’epigono italiano di Angoulême, dove si celebra un grandioso e affollato festival dedicato ai videogiochi e ai fumetti –, il Museo Nazionale della nona arte è ancora chiuso dal 2014. In attesa della riapertura di questa istituzione toscana, a Milano lo Spazio WOW della Fondazione Franco Fossati rappresenta l’unico grande centro nel nostro Paese che si occupa di questo linguaggio, unico nel suo genere e strettamente europeo. Ma cosa rende così unica e speciale la collezione e l’archivio della Fondazione Franco Fossati? Perché essa è quasi unanimemente riconosciuta come la principale collezione italiana – e una delle più importanti a livello europeo – dedicate alla storia del fumetto?

La collezione di fumetti di Franco Fossati
Innanzitutto, l’importanza dell’istituzione è indissolubilmente legata alla figura carismatica di Franco Fossati: autore, sceneggiatore ed eccellente teorico del fumetto, Fossati fu uno dei primi a interessarsi, sin dagli Anni Sessanta, alla teoria, alla critica e alla storia della nona arte. La sua opera più celebre, il Dizionario illustrato dei fumetti (1992), testimonia la sua capacità di analisi profonda; ma la sua attività si estende ben oltre, partecipando sin dal 1978 alla rivista specializzata WOW, da cui deriva il nome dello spazio fumetto situato in Viale Campania. Fossati partecipò come coordinatore anche de La grande avventura a fumetti, l’enciclopedia De Agostini dedicata al mondo delle nuvolette. Curiosa è poi la sua collezione di disegni, tutti in formato 6×8 cm, di grandissimi autori italiani ed esteri, oggi ereditata dalla Fondazione Franco Fossati. Oltre ai disegni, Fossati riuscì a collezionare, in un periodo in cui il fumetto era tristemente considerato “roba per bambini”, eccellenti edizioni rare ed antiche.
Un patrimonio che racconta la storia del fumetto
Il fumetto non nacque dal nulla all’inizio del XX Secolo, ma si sviluppò gradualmente in un linguaggio nuovo e al contempo arcaico. Questo lento processo di evoluzione è documentato all’interno della FFF, dove sono conservati libri e documenti risalenti addirittura agli ultimi decenni del XIX Secolo. Ad esempio, vi è il primo numero del Corriere dei Piccoli del 1908, diretto da Silvio Spaventa Filippi, e il primo numero de La Domenica dei Fanciulli del 1900, diretto da Luisa Sclaverano – in cui compaiono disegni di Attilio Mussino, che in seguito diventerà una figura centrale nei fumetti molto popolari dei decenni successivi. Per l’illustrazione, che in realtà rappresenta una precorritrice del fumetto, è conservata la Gazzetta del Popolo, dal suo primo numero del 1848, quando l’Italia era ancora in bilico e Milano stava combattendo, a pochi passi da Viale Campania, le Cinque Giornate contro il dominio austriaco. In questo contesto, il fumetto diventa il racconto della storia dell’Unità d’Italia. Del Giornale dei Bambini, edito da Fanfulla della Domenica e diretto – per alcuni anni – da Carlo Collodi (il padre di Pinocchio), si trovano i primi numeri risalenti al 1881 (Collodi assumerà la direzione dal 1883).
Nel 1886, invece, appare una rivista di notevole interesse storico, la cui importanza è oggetto di approfondimenti da parte della Fondazione: si tratta de Il Pupazzetto, pubblicato dal giornalista Gandolin, che fu interrotto nel 1890 per poi essere ripreso da Yambo (alias Enrico Novelli). Il Novellino, pubblicato sin dal 1899 e presente nella FFF, raccoglie le pubblicazioni di Yambo a partire dal 1900.
Gli altri titoli della Collezione Fossati, tra Ottocento e Novecento
Un ulteriore prodotto editoriale di rilevante interesse è Il Tesoro dei Bambini, pubblicato tra il 1893 e il 1896 in 156 numeri, diretto inizialmente da Emma Perodi e poi da Erminia Bazzochi per la Casa editrice tipo-litografica di Edoardo Perino. Nel 1899, inoltre, fu pubblicato il Messaggero della Gioventù a Roma, al quale era allegato Il Messaggero dei Fanciulli, risalente anch’esso all’ultimo anno del XIX Secolo. Nel 1905, Carlo Orsi pubblicò a Milano il giornale Puccettino, conservato alla FFF, con illustrazioni di Tancredi Scarpelli. Segue poi il Giornalino degli Ometti e delle Donnine del 1906, autentico documento antropologico che testimonia come venisse percepita l’infanzia agli albori del secolo, o il Giornalino della Domenica di Luigi Bertelli, meglio noto come Vamba, creato nel 1906. Infine, nel primo numero de L’Illustrazione del Popolo si trova la prima striscia di Topolino in Italia, pubblicata a pochi giorni di distanza da quella americana.
Anche i fumetti di Jacovitti nella Fondazione Franco Fossati
Una menzione a parte va riservata alla serie di pubblicazioni della testata Il Travaso delle Idee, nata con intenzioni satiriche nel 1900 e proseguita anche sotto il regime fascista, nonostante le inevitabili censure. Il suo sottotitolo, “Quotidiano, letterario, artistico e politico organo ufficiale delle persone intelligenti”, chiarisce il target e la portata intellettuale del progetto. Nel 1933 collaborò con la testata anche un giovane Nino Pagot (firmato “Pag8”), ma la svolta arrivò negli Anni Cinquanta, con artisti di spicco come Benito Jacovitti, Raymond Peynet e Marcello Dudovich – quest’ultimo celebre per le decorazioni al Palazzo dell’Aeronautica di Roma. Il numero 41 de Il Travasissimo del gennaio 1951, in particolare, divenne simbolo di una satira coraggiosa, quando la pubblicazione fu sequestrata per aver criticato il ministro Scelba e per la violenza delle forze dell’ordine contro i lavoratori in sciopero. Questo episodio è ben documentato negli archivi storici della Fondazione Franco Fossati e nel relativo catalogo del fumetto.
Una collezione di fumetti non soltanto italiani
L’Italia, inoltre, si arricchisce di preziosi documenti internazionali. Guardando all’Inghilterra, la collezione della FFF comprende i primi dodici numeri di Punch, or the London Charivari, dal 1841 al 1847, mentre per la Francia si distinguono il primo numero de Le Petit Français Illustré (1899) e il celebre primo numero de L’Epatant (1908), considerato il primo giornale a fumetti francese. La Germania è rappresentata dal tedesco Münchener Fliegende Blätter (1845-1944) e l’Argentina da Hora Cero (1957), dove appare anche il fondamentale autore italiano Hugo Pratt. Infine, per quanto riguarda la Spagna, i primi numeri tradotti in italiano di Mortadelo y Filemón (1972) e la rivista critica ¡Bang! (1968) completano un quadro patrimoniale di straordinaria portata.
Le difficoltà economiche del Museo del Fumetto di Milano
Questo colossale patrimonio rende imprescindibile una presa di coscienza da parte del pubblico e delle istituzioni. Milano, infatti, non può prescindere da un archivio di tale portata, che va valorizzato, promosso e tutelato. La Fondazione Franco Fossati ha già avviato una raccolta firme e una campagna di fondi per superare la situazione di debito che minaccia la continuità dell’attività nella sede storica, situata accanto ai giardini pubblici intitolati nel 2015 ad Oreste del Buono, illustre direttore della rivista Linus, per la quale Umberto Eco scriveva spesso e con piacere. Eco, infatti, amava dire: “quando ho voglia di rilassarmi leggo un saggio di Engels, se invece ho voglia di impegnarmi leggo Corto Maltese”. Sarebbe davvero triste se Milano perdesse l’eco intellettuale e l’eredità culturale rappresentata da Oreste del Buono e Franco Fossati, pionieri della critica della letteratura a fumetti europea. La Fondazione Franco Fossati è un patrimonio condiviso, testimone della storia del fumetto e, al contempo, della storia sociale, politica e culturale dell’Italia e dell’Europa. La sua importanza va ben oltre il mero valore economico: essa costituisce un archivio vivente delle trasformazioni culturali, un laboratorio di idee e di innovazione narrativa che ha segnato, e continua a segnare, l’evoluzione del linguaggio a fumetti. Che Milano rinunci a un simile tesoro sarebbe inammissibile: è indispensabile che il pubblico e le istituzioni si mobilitino per salvaguardare WOW Spazio Fumetto e la Fondazione Fossati, affinché le future generazioni possano continuare a trarre ispirazione da questo magnifico scrigno di cultura.
Thomas Villa
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