Perché l’Ucraina ha attaccato la diga di Belgorod
- Postato il 29 ottobre 2025
- Esteri
- Di Formiche
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Kyiv torna ad attaccare la logistica russa, e lo fa colpendo le infrastrutture acquatiche. Un attacco ucraino alla diga del bacino di Belgorod sul fiume Donets sembra aver complicato in modo significativo la logistica delle forze russe nel settore settentrionale del fronte. L’operazione condotta nei giorni scorsi, probabilmente con l’obiettivo di rallentare l’avanzata di Mosca verso la città contesa di Vovchansk, nell’oblast di Kharkiv, e secondo fonti di entrambe le parti sembra aver raggiunto almeno in parte il suo scopo. La diga di Belgorod si trova poco più di tredici chilometri a nord del confine con l’Ucraina, e l’acqua fuoriuscita ha gonfiato il corso del Donets, che attraversa Vovchansk, circa sette chilometri più a sud. La città, liberata dalle forze ucraine nel settembre 2022, è poi tornata al centro dei combattimenti nel maggio 2024 quando le truppe russe sono riuscite a riconquistarne parte del territorio, e da allora la zona resta una delle più contese del fronte settentrionale.
Il sedicesimo Corpo d’armata ucraino ha dichiarato su Telegram che “la logistica del nemico sta diventando significativamente più complicata”, aggiungendo che “le unità che hanno attraversato il Siverskyi Donets si trovano praticamente isolate dalle forze principali”. Le difficoltà sono state confermate anche da fonti russe: il canale Telegram Belgorod Pepel ha riferito che “l’acqua del bacino di Belgorod ha raggiunto le posizioni dell’esercito russo, lavando via le strade e riducendo notevolmente la capacità logistica e di combattimento delle Forze Armate russe nel settore di Vovchansk”.
Secondo il colonnello Robert Brovdi, comandante delle forze ucraine per i sistemi senza pilota, la diga è stata colpita da droni sabato, mentre il governatore regionale di Belgorod, Vyacheslav Gladkov, ha affermato che un primo attacco era avvenuto già venerdì. “A seguito del colpo delle Forze Armate ucraine, la diga del bacino di Belgorod è danneggiata”, ha scritto Gladkov su Telegram, avvertendo che ulteriori bombardamenti potrebbero “distruggerla completamente”, provocando inondazioni lungo la pianura del fiume e minacciando alcune aree circostanti abitate da circa mille persone.
Secondo le fonti militari ucraine, i russi avevano approfittato dell’estate particolarmente secca per avanzare. “Dopo la mancanza di precipitazioni e un’estate infernale, i fiumi Siverskyi Donets e Vovcha si erano quasi prosciugati, facilitando la logistica del nemico”, si legge in un comunicato ucraino, “L’avversario è riuscito ad accumulare riserve e a sfruttare la copertura vegetale per incrementare la propria attività nel settore di Vovchansk”. Tuttavia tali progressi sarebbero costati perdite pesanti: “Alcune unità hanno perso quasi del tutto la capacità di combattimento. Il primo battaglione del 82º Reggimento di Marina, ad esempio, è stato praticamente annientato e ritirato per essere ricostituito”. Nonostante i danni riportati, le forze di Kyiv non hanno ancora potuto sfruttare appieno le difficoltà logistiche russe. Ma la situazione potrebbe cambiare presto.
Non è la prima volta che l’acqua viene usata come arma nel conflitto. Nel giugno 2023 Kyiv ha accusato la Russia di aver distrutto intenzionalmente la diga di Kakhovka sul fiume Dnipro, provocando gravi inondazioni e un disastro ecologico su vasta scala. L’attacco di Belgorod, pur di dimensioni inferiori, conferma una tendenza ormai consolidata: entrambi i contendenti considerano il controllo delle infrastrutture idriche un mezzo strategico per ostacolare i movimenti nemici e condizionare le operazioni sul terreno.