Perché l’Europa dovrebbe temere la diffusione del virus trumpiano
- Postato il 6 novembre 2024
- Di Il Foglio
- 1 Visualizzazioni
Perché l’Europa dovrebbe temere la diffusione del virus trumpiano
Al direttore - Bonino: finalmente uno con cui si può discutere, altro che Pannella.
Giuseppe De Filippi
Al direttore - Tra maggioranza e opposizione continua uno stanco botta e risposta, sempre uguale a se stesso, su un miliardo di euro in più o in meno in manovra su sanità pubblica o cuneo fiscale. Intanto, però, passa quasi sotto silenzio il rischio “deindustrializzazione” da lei giustamente sollevato nel suo editoriale di lunedì. Rischio che ci accomuna al resto d’Europa, d’altronde. Di ieri la notizia che il gruppo francese Michelin chiuderà due impianti nei prossimi mesi, e addio a 1.254 posti di lavoro. Di qualche settimana fa l’annuncio che Volkswagen, in Germania, chiuderà tre impianti, con inimmaginabili ricadute sull’indotto. E questo solo per limitarci ai nomi di gruppi storici. Come crede di sopravvivere un’Europa ammalata di ideologismo e dirigismo? La Cnn ieri dedicava un servizio ai turisti che a Como acquistano “cans of ‘fresh air’”, barattoli di aria pulita, per 9,90 euro. Ottima idea imprenditoriale, da sviluppare il più possibile prima che Bruxelles emani un “Cans of fresh air Act”.
Michele Fucolto
Lo abbiamo scritto lunedì: comunque andranno le elezioni americane sarà anche da questi particolari, dall’attenzione alla propria industria, dalla fuga dall’ambientalismo ideologico, dalla capacità di contrastare la concorrenza non sempre leale che potrebbe arrivare dagli Stati Uniti, che si giudicherà la capacità dell’Europa di essere un buon giocatore disposto a mettere la difesa del benessere economico di un continente su un piedistallo più alto rispetto alla difesa di un’ideologia da sballo.
Al direttore - In attesa dell’esito consolidato e definitivo delle presidenziali americane, è indispensabile valutare l’alternativa Harris-Trump dal punto di vista della conseguenza principale che la vittoria dell’una o dell’altro avrebbe rispetto all’interesse europeo e nazionale italiano. Con Trump alla Casa Bianca, le relazioni atlantiche Usa-Ue e Usa-Italia saranno molto probabilmente unilaterali o al più bilaterali e, soprattutto, in prevalenza a somma zero, in cui il vantaggio di una parte corrisponde alla perdita dell’altra parte. Con Harris, invece, è probabile che le suddette relazioni continuino ad avere, per quanto sempre più problematicamente, una forma multilaterale e spesso non a somma zero, bensì cumulativa, in cui certo continueranno a esserci delle perdite (per scelte sbagliate) o guadagni (per scelte giuste), ma sicuramente le une e le altre saranno comuni per entrambe le parti in relazione tra loro. La differenza non mi sembra di poca portata nelle relazioni tra alleati. Detto questo, e per questo, spero che, alla fine dello scrutinio, risulti vittoriosa la Harris. Se così non sarà, per l’Europa e l’Italia saranno tempi molto difficili da affrontare.
Alberto Bianchi
Politico ha scritto tre giorni fa che “l’Europa dovrebbe sperare in una vittoria di Trump”. Tesi suggestiva ma spericolata. E che non tiene conto di un fenomeno pericoloso in caso di diffusione del virus trumpiano: disincentivare ogni fenomeno di crescita sovrana dell’Europa e incentivare accordi bilaterali utili a dividere l’Europa piuttosto che a unirla. Anche no, grazie.
Al direttore - Durante il dirottamento dell’aereo Air France a Entebbe nel 1976, uno dei terroristi tedeschi appartenenti alla Rote Zora (RZ), movimento di estrema sinistra, ordinò ai passeggeri di dividersi tra ebrei e non ebrei. Un uomo, sopravvissuto all’Olocausto, mostrò il numero tatuato sul suo braccio e disse che non avrebbe mai pensato di sentire di nuovo quelle parole in tedesco, con lo stesso tono nazista. Il terrorista rispose: “Non sono un nazista, sono un idealista”. Oggi, mutatis mutandis, una parafrasi adatta per alcuni giovani pro Pal (la cui ideologia è ridotta al “Capitale secondo TikTok”) potrebbe essere: “Non sono antisemita, sono loro che sono ebrei” (cit. Giobbe Covatta).
Enrico Cerchione