“Perché hai spento i motori?”, “Non l’ho fatto”: la disperata conversazione tra i piloti di Air India prima dello schianto

  • Postato il 15 luglio 2025
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“Perché li hai spenti?”. È quanto si sente domandare ripetutamente, riferendosi ai motori, da un pilota all’altro nella scatola nera del Boeing 787 di Air India precipitato il 12 giugno pochi secondi dopo il decollo. C’è stata infatti “un’accesa discussione” in cabina di comando, al limite della lite. A rivelarlo sono state le registrazioni della scatola nera che, dopo la pubblicazione di un rapporto preliminare nei giorni scorsi, sono state raccontate nel dettaglio al Corriere della Sera.

Dopo le drammatiche immagini dello schianto, anche il tono della breve conversazione che lo ha preceduto richiama le stesse sensazioni: un tono via via “sempre più disperato“. L’ipotesi al vaglio degli investigatori è che l’incidente possa essere stato provocato dallo spegnimento – accidentale o intenzionale – dell’interruttore che interrompe il flusso di carburante ai motori, i quali si sarebbero perciò spenti in pieno decollo impedendo all’aereo di prendere quota.

A fare la domanda potrebbe essere stato il primo ufficiale, Clive Kunder. “Non l’ho fatto”, è la risposta che si sente nella registrazione, probabilmente pronunciata dal comandante Sumeet Sabharwal, un pilota con lunga esperienza di volo. Adesso però alcuni sospettano del fatto che non si sia trattato di un errore, quanto piuttosto di un gesto intenzionale: secondo le indiscrezioni di Mohan Ranganathan, uno dei massimi esperti di sicurezza aerea in India, al Daily Telegraph, il comandante soffriva di problemi mentali. L’esperto ha sollevato questa ipotesi citando testimonianze anonime di alcuni colleghi di Sabharwal.

La tesi in questione non è stata confermata da alcuna fonte ufficiale ma, indipendentemente dal motivo, secondo le fonti del Corriere il comandante mentiva quando ha risposto a Kunder e lo spegnimento sarebbe stato intenzionale. Il comando per disinserire il flusso di carburante sarebbe infatti separato dagli altri e protetto da una sicura ad hoc. Secondo queste stesse fonti, poi, ci sarebbero numerose ombre sul rapporto preliminare: le autorità indiane e il vettore potrebbero aver cercato di annacquare gli aspetti relativi alla conversazione, ridotti a poche righe, perché potenzialmente puntano il dito sull’equipaggio e sul fattore umano, piuttosto che sul costruttore Boeing.

Sia Sabharwal sia Kundar avevano infatti superato lo scorso settembre il test medico “Class 1”, la valutazione che approva le capacità psicofisiche degli aviatori, e le nuove rivelazioni potrebbero indicare la superficialità della valutazione. Continuano le indagini per chiarire la dinamica della tragedia.

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Il Fatto Quotidiano

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