Perché imprechiamo durante uno sforzo fisico? E perché questo comportamento ci dà effettivamente più energia per vincere la fatica? Un'originale ricerca, pubblicata sulla rivista American Psychologist, ha svelato per la prima volta i motivi, che sono tre: dire parolacce in quei momenti riduce i nostri freni inibitori, liberando risorse per le energie fisiche. Aiuta a concentrarsi nel compito che stiamo eseguendo. E aumenta la fiducia in noi stessi.. la ricerca. Sono queste le conclusioni a cui è arrivato un gruppo di psicologi britannici, guidato da Richard Stephens, facendo un esperimento con 182 volontari. Ai partecipanti, con un'età media di 26 anni, è stato chiesto un esercizio (apparentemente) stravagante: sedersi su una sedia, sollevare il proprio corpo facendo leva sulle braccia appoggiate al piano di seduta e mantenere quella posizione il più a lungo possibile. Durante lo sforzo, ai volontari è stato chiesto di sfogarsi urlando una parola: in una prima sessione potevano dire solo una neutra («tavolo»), nella seconda sessione potevano invece urlare una parolaccia a propria scelta.
Risultato: chi urlava una parola innocua ha resistito nella posizione sollevata per 25,36 secondi; chi imprecava è riuscito a resistere 2,61 secondi in più. Le parolacce hanno aumentato la forza di circa il 10%. Un risultato non miracoloso, ma tangibile.. DOPING NATURALE. Non è la prima volta che una ricerca svela il potere fisico delle parolacce. Negli anni scorsi sempre il professor Stephens aveva scoperto che imprecare aumentava la forza fisica dell'8% (ai volontari era stato chiesto di imprecare mentre pedalavano su una cyclette e stringevano una pinza a molla). Una sorta di doping naturale. E anche un antidolorifico (ipoalgesico, per la precisione): aiutano a sopportare meglio il dolore. Nel 2009 Stephens aveva fatto un altro esperimento, chiedendo ai partecipanti di immergere le mani in un secchio di acqua gelata: chi si sfogava con una parolaccia ha resistito per maggior tempo (il 30% in più) in quella disagevole situazione.. Meccanismo di difesa o sfogo? Ma perché tanti esperimenti su questo argomento? L'interesse di Stephens è nato nel 2004, quando aveva accompagnato la moglie in sala parto per assisterla durante la nascita della loro seconda figlia. «Fu un travaglio molto lungo e difficile per mia moglie», racconta Stephens, «e verso la fine il suo dolore era tale che imprecò ad alta voce. Emise una serie impressionante di imprecazioni durante ogni ondata di contrazioni strazianti». Stephens rimase colpito da questa reazione, ma l'ostetrica gli rivelò che le parolacce sono una costante routine in sala parto. «Quando finalmente sono tornato alla mia scrivania alla Keele University School of Psychology, mi sono chiesto perché le persone imprechino in risposta al dolore. Era un meccanismo di difesa, uno sfogo per la frustrazione o cos'altro? Ho fatto qualche ricerca bibliografica per scoprire cosa pensassero gli psicologi del legame tra imprecazioni e dolore. Con mia sorpresa, non sono riuscito a trovare nulla di scritto sull'argomento». Di qui l'idea di approfondirlo con la ricerca scientifica.. DISINIBITI. Ora, dunque, anche i nuovi esperimenti confermano questi effetti: le parolacce danno più forza e aiutano a sopportare il dolore. Ma come si spiega questo fatto? Dopo aver completato la sfida della flessione sulla sedia, i partecipanti hanno risposto a domande sul loro stato mentale durante l'attività. Le domande miravano a misurare vari aspetti mentali legati alla disinibizione, tra quanto avessero trovato divertente o piacevole la situazione, e quanto si fossero sentiti distratti e sentiti sicuri di sé. Le domande includevano anche una misura del "flusso"psicologico, uno stato in cui le persone si immergono in un'attività in modo piacevole e concentrato. . Le conclusioni. Dopo aver analizzato i risultati, ecco le conclusioni dello studio: «La nostra interpretazione è che l'atto di imprecare provochi uno stato di disinibizione, portando temporaneamente verso comportamenti meno controllati. A sua volta, questo stato di disinibizione porta a un incremento della prestazione». Le imprecazioni, inoltre, hanno altri benefici effetti collaterali: ci distraggono dal «rimuginare sul compito fisico», favorendo così un atteggiamento più libero. E aumentano la nostra fiducia in noi stessi, «riducendo i pensieri autocritici». E sebbene questi risultati si applichino in tutte le situazioni in cui è necessario uno sforzo fisico, il meccanismo, concludono gli autori dello studio, «è generalizzabile ad altre situazioni in cui il successo dipende dal superamento dell'esitazione. Ripetere una parolaccia in momenti chiave, in particolare quando le persone si sentono sfidate o fuori dalla propria zona di comfort, può servire come strumento strategico».. In tutti i campi. Non capita spesso di leggere una ricerca scientifica che consigli di sacramentare per avere risultati migliori. Dunque, gli studenti che devono sostenere un esame, o i candidati che devono affrontare un colloquio di lavoro dovrebbero smoccolare per affrontare questi momenti critici in modo più efficace? Il contesto non aiuterebbe.
Di fatto, però, questi effetti spiegano perché chi fa lavori pesanti sia più incline a imprecare, come testimoniano diversi modi di dire sedimentati nell'italiano e in molte altre lingue: si dice infatti "imprecare come uno scaricatore di porto", ma anche come un fabbro, un camionista, un marinaio, un camallo…. Tutti lavori che comportano grandi fatiche fisiche da sfogare. Ma non sono gli unici: basta leggere il labiale degli atleti impegnati in imprese sportive come una finale di calcio o di tennis..