Perché Alcaraz sul cemento indoor fatica? Le differenze con Sinner e il timore di finirgli dietro nella Race

  • Postato il 29 ottobre 2025
  • Di Virgilio.it
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La lingua batte dove il dente duole. Nel caso di Carlos Alcaraz, certamente su quella superficie indoor non così veloce che a Parigi-Nanterre s’è rivelata essere molto più di una trappola. Tanto che la sconfitta patita al debutto con Cameron Norrie pone il murciano in una situazione che in pochi avrebbero immaginato: Sinner a portata di sorpasso in caso di vittoria nell’ultimo Masters 1000 della stagione, e poco importa se poi a Torino basterà vincere anche una sola partita per garantirsi il controsorpasso. Che pure non gli garantirebbe il primato nella Race 2025: per quello, qualora Sinner dovesse vincere anche a Torino, servirebbero almeno tre vittorie (lo scorso anno ne ottenne una soltanto). Situazione complicata, però…

Sconfitta inspiegabile: “Mi ero allenato bene, però…”

A chi ha ironizzato di aver mandato in campo Alvarez (Bruno Vespa dixit), anziché la versione “reale” di Alcaraz, in qualche modo lo spagnolo ha fatto capire di non essere poi così tanto lontano dalla realtà. Anche se spiegare una sconfitta così è molto complicato.

“Non mi sono sentito bene e ho commesso tanti, troppi errori (54 gratuiti: un’infinità!). Non avevo proprio alcuna sensazione, e siccome Norrie ha giocato un tennis molto solido, ecco che è arrivata la sconfitta”. Eppure alla vigilia Carlitos diceva di sentirsi bene.

Mi sentivo bene veramente. Mi ero allenato tanto su questa superficie un po’ particolare, ma poi in campo ho capito che avrei potuto fare molto di più, e non riuscivo a rendere come volevo. Nel secondo set specialmente, quando pensavo di poter cambiare marcia, ho finito per faticare ancora di più e mi sono sentito peggio. Ho sbagliato palle break apparentemente facili, ma Norrie è stato bravo a impedirmi di tornare in partita”.

Quell’amore con Parigi che d’autunno non è mai sbocciato

Parigi per Alcaraz continua a rivelarsi dannato, almeno nella versione autunnale: i quarti di finale contro Rune del 2022 restano il miglior risultato nelle 5 edizioni disputate (uscì al debutto anche due anni fa contro Safiullin, mentre lo scorso anno perse agli ottavi contro Humbert).

“Non lo so perché in questo torneo non riesca mai ad arrivare fino in fondo. Sono arrivato quest’anno dopo un’annata super e in condizioni davvero ottime, soprattutto in questo periodo della stagione dove solitamente ho sempre fatto fatica ed ero stanco.

Stavolta no, tutto sembrava andare per il verso sperato: aver saltato Shanghai mi ha aiutato a recuperare e a concentrarmi sugli ultimi tornei dell’anno, ai quali peraltro tengo molto (Finals e Davis), non so perché qui abbia così tanti problemi. Cosa vorrei fare ora? Intanto tornarmene subito a casa. E rimettermi al lavoro, l’unica cosa che può fare un giocatore dopo un esordio così negativo e deludente”.

Sul cemento indoor non è lo stesso Carlitos

A Parigi è emerso una volta di più il tallone d’Achille che lo spagnolo si porta appresso un po’ da sempre: sebbene sul cemento abbia dimostrato di essere più che performante, quello indoor gli resta sempre un po’ indigesto. Individuarne il motivo non è così semplice: Alcaraz è un giocatore che predilige molto le variazioni e il drop shot, uno dei suoi colpi prediletti, che in condizioni all’aperto però funziona molto meglio che al chiuso. Soprattutto però Carlos non ha uno dei servizi più potenti del circuito: chi serve bene (Norrie l’ha fatto debitamente) riesce pertanto a mettere in difficoltà quei tennisti che non possono far leva su condizioni atmosferiche outdoor come vento e pressione quando vanno a servire.

Sinner rispetto ad Alcaraz al coperto sembra avere un piccolo vantaggio proprio per via del servizio e della capacità di avere dei movimenti più “meccanici” in risposta e anche in attacco, mentre lo spagnolo predilige molto la preparazione del colpo (e sulla terra, in parte anche sull’erba e comunque in generale all’aperto è una caratteristica certamente più facile da controllare).

Soprattutto, Alcaraz predilige molto la potenza, ma in una condizione di gioco indoor certi colpi vengono “appiattiti” o possono diventare incontrollabili proprio per via dell’assenza di agenti esterni. “Non sono così scarso sul cemento indoor”, disse ai giornalisti presenti a Parigi appena un anno fa. E dire che già lo scorso anno il campo parigino (allora a Bercy, oggi a Nanterre) si dimostrò essere più lento che in passato. Ma a quanto pare, ad Alcaraz è rimasto indigesto ugualmente. Chissà se a Torino e Bologna hanno preso appunti..

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Virgilio.it

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