Per Pasqua rincari boom per treni e aerei, la frustrazione dei fuorisede: “Cifre fuori mercato anche con i bus”
- Postato il 19 aprile 2025
- Cronaca
- Di Il Fatto Quotidiano
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Aumenti del 50, 60, in certi casi persino del 98%. Anche quest’anno il costo di aerei e treni nel periodo delle vacanze di Pasqua è schizzato alle stelle. Un bel problema per migliaia di studenti e lavoratori fuorisede, spesso originari del Sud Italia, che tentano di tornare nella loro Regione d’origine per passare qualche giorno in famiglia. Come era già successo nel periodo natalizio, in tanti non potranno tornare a casa per colpa dei costi proibitivi dei trasporti. Aerei, treni e persino pullman hanno raggiunto prezzi stellari, trasformando un semplice ritorno a casa in un privilegio per pochi.
Secondo l’Osservatorio Nazionale Federconsumatori, una famiglia su sei (circa 4,1 milioni in totale) trascorrerà Pasqua lontano da casa. Spostarsi in Italia, soprattutto da Nord a Sud, costa sempre di più. Nel weekend pasquale (18–22 aprile), il costo dei viaggi in treno aumenta in media del 51%, con picchi fino al 98% (come sulla tratta Milano-Firenze). I voli nazionali registrano un rincaro medio del 60%, mentre per alcune tratte – come la Milano-Palermo – si arriva fino al 92%. E persino i pullman, spesso considerati l’alternativa economica, segnano aumenti dell’86%, con punte del 92% sul tragitto tra Roma e Napoli.
Un’emergenza denunciata anche da Assoutenti, che ha parlato di speculazioni inaccettabili e ha chiesto l’intervento dell’Autorità garante per la concorrenza. Ma per chi vive ogni giorno sulla propria pelle questi rincari, la questione è ben più concreta. “Dico subito che quando devo tornare a casa, non guardo più treni o aerei: cerco solo pullman. E non perché siano comodi, ma perché sono l’unica opzione vagamente accessibile”, racconta a ilfattoquotidiano.it Marco, studente di Sociologia all’Università di Torino, originario della provincia di Bari. “Io reggo anche 14 ore di viaggio, ma non tutti possono permetterselo fisicamente. E nonostante tutto, anche il pullman può arrivare a costare 100 euro. Figurarsi un treno o un aereo”.
Se per qualcuno la rinuncia è obbligata, altri si arrangiano con compromessi: rientrare con molti giorni di anticipo, perdere lezione e saltare esami. “Io spesso torno prima dell’inizio delle vacanze, sacrificando qualche giorno di università, solo per risparmiare qualcosa sui biglietti”, spiega Pasquale, studente di Politiche europee e internazionali dell’Università Cattolica di Milano e originario della provincia di Vibo Valentia, Calabria. “Ma non è una vera libertà di scelta. Non posso tornare quando voglio, magari per una necessità improvvisa. Ogni ritorno va pianificato come una spedizione, e anche così spendo sempre una cifra fuori mercato”.
A rendere ancora più difficile la situazione è la disparità territoriale. Chi proviene da regioni meridionali, spesso fuori dai collegamenti dell’Alta Velocità, ha meno alternative e paga di più. “Faccio tutta l’Italia ogni volta. E non ho soluzioni: o spendo tanto, o non torno. È questa la realtà per molti di noi del Sud”, continua Pasquale. “Certo, ci sono i bonus trasporti o le borse di studio, ma non tengono conto del luogo in cui vivi. Non basta dire che c’è un aiuto, se poi quel contributo non copre nulla”.
La frustrazione è palpabile. Nei gruppi universitari su Whatsapp e Facebook si moltiplicano i messaggi di chi cerca un passaggio, un’offerta last minute, un biglietto a prezzo umano. Ma soprattutto, cresce la sensazione di abbandono. “C’è una totale assenza di risposte da parte delle istituzioni”, sottolinea Gabriele, studente di Scienze Politiche a La Sapienza a Roma, originario della provincia di Messina. “Le tariffe promo, come la Young di Trenitalia in certi casi fanno addirittura salire il prezzo. Le convenzioni con le università coprono solo i Frecciarossa, che sono già cari. E gli aerei? Neanche li considero. Sono fuori portata”.
Per alcuni, in questi anni, il costo del trasporto ha significato non solo non tornare a casa durante le festività ma persino rinunciare a votare. “Alle elezioni politiche del 2022 non ho votato: i biglietti per la Sicilia costavano troppo, e anche lo sconto elettorale era difficile da ottenere. È assurdo dover rinunciare a un diritto fondamentale per ragioni economiche”. Ma oltre al danno economico, c’è anche quello emotivo. “In un momento difficile per la mia famiglia, non poter tornare spesso è un peso enorme. Vorrei poterli aiutare, esserci. Ma non posso permettermi nemmeno questo”, dice ancora Gabriele. Anche Marco sottolinea il carattere sistemico del problema: “La questione dei trasporti si somma a quella degli affitti, e rende il percorso universitario fuorisede sempre più selettivo. Per chi viene dal Sud, lo stigma sulle università meridionali ci spinge a emigrare. E poi ci penalizzano anche quando vogliamo rientrare. È un doppio svantaggio.”
Le proposte non mancano: convenzioni vere tra compagnie di trasporto e università, rimborsi spesa per chi rientra in certe fasce Isee, agevolazioni stabili nei periodi di punta. Ma oggi tutto si regge su promozioni spot, come il recente Treno Sicilia Express lanciato dalla Regione Sicilia, esaurito in poche ore. “Sarebbe bello immaginare uno Stato che ci accompagna, che ci sostiene, che ci dà davvero il diritto alla mobilità. Ma forse sto solo sognando”, conclude Pasquale. Intanto, la Pasqua arriva. Il treno parte. Ma non per tutti.
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