“Per il linfedema primario mi sono vergognata per anni della mia gamba diversa. Vestirsi era una sfida, il mare era un incubo”: così Alessia Zurlo

  • Postato il 8 marzo 2025
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Fa la giornalista ed è anche una “modella imperfetta”, come ama definirsi Alessia Zurlo, molto attiva anche sui social. Il messaggio della Zurlo è mirato alla prevenzione, ma anche a far conoscere ancora di più il linfedema primario. “Un giorno, facendo la doccia, abbassai lo sguardo sul mio inguine ed era lì. – ha raccontato a Vanity Fair – Si distingueva bene il profilo rigonfio, sul lato destro, di un corpo minuto di bambina. Chiusi il rubinetto della doccia e rimasi un po’ lì, con il capo chino e lo sguardo verso il mio ventre. Chiamai mia mamma. Uscendo da quella doccia, sentivo che nulla sarebbe più stato come lo conoscevo prima, io non sarei più stata quella che ero”.

Alessia aveva 12 anni poi “cinque lunghi anni per una diagnosi: era il periodo a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta. Ancora oggi, c’è poca letteratura a riguardo del linfedema, figuriamoci allora! Nel mentre la mia gamba destra continuava a gonfiarsi inesorabilmente; quando è arrivata la diagnosi, è stato tanto devastante quanto liberatorio“.

Una cambiamento repentino e drastico: “Vestirsi era una sfida, il mare un incubo, ogni sguardo un giudizio temuto; impiegavo la maggior parte delle mie energie a nascondere al mondo la mia gamba ‘sbagliata’, fingendo una vita apparentemente normale, come tutti gli altri, fatta di interessi, sport, amicizie e studio. Per anni ho pensato al mio valore per sottrazione (…) Non è stato per niente semplice, però: ho passato lunghi anni a vergognarmi di come ero, della mia gamba ‘diversa’, delle calze compressive che dovevo indossare ogni giorno e che da ragazzina, mi facevano apparire goffa e vecchia“.

Poi la speranza: “L’unica cosa che mi ha tenuta in piedi è stato proprio mio figlio: nonostante mi sentissi in un pozzo profondo, lui ha sviluppato in me un istinto di sopravvivenza e una forza così potente che mi ha alimentata come nulla avrebbe potuto fare. Per lui, io ci sarei stata a qualsiasi costo, senza risparmiarmi, senza sconti”.

Cos’è il linfedema primario – Come riporta il sito del Gruppo San Donato: “È una malattia molto diffusa. A soffrirne è circa 1 persona su 20, ovvero 300 milioni in tutto il mondo. Solo in Italia vi sono 40.000 nuovi casi all’anno, in particolare, donne tra i 30 ed i 40 anni. Eppure di linfedema, condizione clinica caratterizzata da un gonfiore eccessivo ed invalidante di uno o più arti, se ne parla ancora troppo poco. Si manifesta con un gonfiore localizzato all’arto colpito che può insorgere all’improvviso e poi, eventualmente, scomparire dopo il riposo notturno. Con il trascorrere del tempo, la parte edematosa (ovvero gonfia) si indurisce, si infiamma, provocando: fastidio, dolore, deficit funzionale. Le cause di questa malattia possono essere varie, a seconda che i linfedemi siano: primari (congeniti, precoci o tardivi); secondari (spesso correlabili ad un trattamento oncologico)”.

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Il Fatto Quotidiano

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