Per entrare in America serve fornire l'accesso ai social? Non ancora, ma c'è già chi cancella i viaggi

  • Postato il 12 dicembre 2025
  • Di Il Foglio
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Per entrare in America serve fornire l'accesso ai social? Non ancora, ma c'è già chi cancella i viaggi

Le rinunce per evitare i "problemi con la legge" sono arrivate prima ancora della legge. Brutta sensazione avere la coda di paglia. Quella che è ancora una proposta della Customs and Border Protection (Cbp), l’Agenzia americana per la protezione delle frontiere, ossia l'obbligo (che potrebbe iniziare nel 2026) per tutti i turisti stranieri (di 41 paesi, Italia compresa) di fornire i dati relativi agli ultimi cinque anni di attività sui social media per poter entrare negli Stati Uniti, ha già convinto qualcuno a rinunciare a un viaggio negli States. "Giovedì mattina un uomo che aveva comprato un pacchetto viaggio per visitare Los Angeles e San Francisco a gennaio mi ha chiamato per avvisarmi che avrebbe rinunciato a partire. Gli ho chiesto quale fosse il motivo, ricordandogli che una parte consistente di quanto aveva pagato non gli sarebbe stata rimborsata. Lui mi ha risposto che lo sapeva, poi ha aggiunto che 'non andrò mai in un paese che ti controlla i social'. Ho provato a spiegargli che la legge ancora non c'è, che è solo una proposta e che molto probabilmente non sarebbe mai entrata in vigore prima del suo arrivo negli States, ma lui non ha voluto sentire ragioni", racconta al Foglio Fabio T., titolare di una agenzia di viaggi di Roma.

   

Un caso isolato? No. Pure all'agenzia di viaggi di Annalisa F. è arrivata una rinuncia. "Due persone, un uomo e una donna, giovedì sera mi hanno chiamata per annullare un viaggio in moto organizzato lungo la Route 66. Due settimane su una Harley con guida, soste in albergo e ristoranti dentro il pacchetto. Il problema era l'obbligo di allegare i numeri di telefono, gli indirizzi email e gli account social utilizzati negli ultimi cinque anni. Una legge che ancora non c'è però e chissà se ci sarà mai", spiega al Foglio.

  

Al momento un cittadino italiano che vuole entrare negli Stati Uniti e stare fino a 90 giorni non ha bisogno di richiedere un visto ma solamente l'autorizzazione elettronica obbligatoria “Esta” (Electronic System for Travel Authorization). Per richiederla serve un passaporto elettronico valido (con microchip), una carta di credito/debito o PayPal per pagare la tariffa (di 40 dollari), un indirizzo email e, dal 2025, anche un selfie recente scattato seguendo precise regole (sfondo neutro, senza accessori) per confermare la tua identità.

  

A tutto questo, la nuova legge vorrebbe imporre l'inserimento anche un indirizzo email, un numero di telefono e gli account social utilizzati. Cosa che sta spaventando qualcuno, nemmeno ci fosse la minaccia dell'istituzione di un Grande Fratello orwelliano.

  

Le prime rinunce suggeriscono che il problema non sia tanto fornire un indirizzo email e il numero di telefono. Il problema è forse l'utilizzo dei social che è stato fatto in questi ultimi cinque anni, le cose scritte, i commenti fatti. Quella libertà di esprimersi a un pubblico più grande di quello di un bar o di una stanza con amici che si è trasformato, a volte, nell'occasione di dire tutto quello che si ha in testa, senza filtri, con la convinzione che la libertà di parola valga sempre, anche quando sfocia nel turpiloquio, nella minaccia e nell'offesa. Che le persone lo inizino a capire a causa di una proposta di legge (a tratti preoccupante) è un paradosso che però potrebbe essere utile. Chissà.

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Autore
Il Foglio

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