“Pensavo di avere un brutto raffreddore invece era un batterio mangia-carne. E’ come se uno squalo mi avesse morso il sedere”: il racconto dell’ex pompiere
- Postato il 22 novembre 2024
- World News
- Di Il Fatto Quotidiano
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Un raffreddore, apparentemente innocuo, si è trasformato in un incubo per Simon English, 55 anni, un ex pompiere dello Yorkshire, che si è ritrovato a combattere per la vita contro un’infezione trasmessagli da un batterio “mangia-carne”. Quello che sembrava un normale malanno stagionale si è rivelato essere in realtà una fascite necrotizzante, una rara un’infezione batterica che distrugge i tessuti e può portare alla morte. Simon ha trascorso tre mesi in terapia intensiva, dove è stato “vicino alla morte”, e ha dovuto sottoporsi a una colostomia per permettere alla ferita di guarire. “Sembra che uno squalo mi abbia morso il sedere”, ha scherzato English, ripercorrendo ai microfoni del Daily Mail il calvario che lo ha tenuto in terapia intensiva per tre mesi.
Il calvario di Simon è iniziato a fine marzo con sintomi simili a quelli di un raffreddore: febbre, tosse e stanchezza. Ma con il passare delle ore, le sue condizioni sono peggiorate. “Il giorno successivo, ho capito che qualcosa non andava”, racconta Simon. “Mi sono recato in ospedale, ma le due settimane successive sono un ricordo confuso. Mi hanno dato molta morfina, ho avuto molte allucinazioni“. Quando finalmente ha ripreso coscienza, la diagnosi è stata agghiacciante: fascite necrotizzante. “Dopo settimane a letto, sembravo un settantenne. Il medico mi ha detto che, se avessi aspettato ancora prima di andare in ospedale, oggi non sarei qui”, ricorda.
La fascite necrotizzante, nota anche come “batterio mangia-carne”, è una rara infezione batterica che distrugge rapidamente i tessuti molli. Può essere causata da batteri come lo streptococco di gruppo A e il stafilococco. Se non trattata immediatamente, può portare alla morte: “I dottori mi hanno spiegato che un paziente su cinque non sopravvive”, spiega Simon. I sintomi includono febbre, brividi, nausea e lividi che si diffondono velocemente. Nel caso di Simon, l’infezione è partita da un piccolo taglio sul gluteo sinistro, così insignificante che non se n’era nemmeno accorto.
Simon è stato quindi sottoposto a un intervento d’urgenza per rimuovere l’infezione dal gluteo sinistro, partita da un piccolo taglio di cui non si era accorto: “Ho subito quattro operazioni”, racconta. “Hanno medicato la ferita e mi hanno rimandato in terapia intensiva”. Dopo un primo innesto cutaneo fallito, il secondo è andato a buon fine, ma la riabilitazione è stata lunga e dolorosa: “Ho dovuto camminare per l’ospedale con un deambulatore”, dice Simon. “Sono rimasto ricoverato altri due mesi per permettere alla ferita di guarire”.
A causa della gravità dell’infezione, i medici hanno praticato una colostomia d’urgenza e oggi l’ex pompiere è ancora in attesa di sapere quando potrà essere sottoposto alla procedura di reversibilità. Dimesso dall’ospedale a giugno, sta lentamente riprendendo una vita normale: “A parte la mia stomia, sono completamente guarito. La ferita è guarita, anche se l’innesto cutaneo ha lasciato un aspetto un po’ strano. Il chirurgo mi ha detto che, se dovevo avere questa infezione, il gluteo era il posto migliore perché è fuori vista. Il mio caso deve essere un promemoria brutale di quanto sia importante agire rapidamente quando non ci si sente bene – conclude -. Se avessi aspettato ancora, non sarei qui oggi”.
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