Pellegrini, Rocca e Belmondo: “L’Olimpiade in casa aiuta gli atleti ma la pressione aumenta ancora”
- Postato il 6 novembre 2025
- Di Panorama
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“Gareggiare in casa ti da una spinta in più, anche se aumenta le responsabilità”. Federica Pellegrini ha cercato di spiegare come si vive l’atmosfera dell’Olimpiade a tre mesi dal via di Milano Cortina 2026. Il conto alla rovescia Continua e On Location, partner ufficiale dell’Hospitality olimpica, ha presentato i pacchetti esclusivi per vivere i Giochi da protagonisti nel Dazio Ponente di Piazza Sempione, all’ombra dell’Arco della Pace. Qui ci sarà anche una delle sedi di On Location durante le Olimpiadi, ovviamente per quanto riguarda Milano. Dopo gli interventi dell’assessore allo Sport del Comune di Milano Martina Riva e dell’a.d di Milano-Cortina Andrea Vernier ecco sul palco Federica Pellegrini, Stefania Belmondo e Giorgio Rocca intervistati da Gianluca Gazzoli.
Le esperienze olimpiche
Modi diversi di raccontare lo sport e un’unica scopo: far capire alla gente che cosa c’è dentro un’Olimpiade. «Fare un’Olimpiade in casa – ha ricordato l’ex slalomista Giorgio Rocca – è un vantaggio enorme. Hai la famiglia vicina, il calore del pubblico. Ti aiuta a respirare nei momenti in cui la pressione ti toglie l’aria». Stefania Belmondo, cinque edizioni olimpiche, ha raccontato l’evoluzione di quei mondi: «All’inizio eravamo blindati nei villaggi, senza contatti con l’esterno. Poi, con il tempo, più libertà, più leggerezza. Ma oggi ogni gesto diventa notizia: serve equilibrio per non perdersi». Federica Pellegrini ha raccontato la sua esperienza e la differenza tra le Olimpiadi invernali e quelle estive che lei ha visssuto; «Al Villaggio olimpico, in mensa incontravi Bolt, Djokovic e quando entrava il Dream Team si fermava tutto. Certe volte mi chiedevo se ero lì da atleta o da fan”. Giorgio Rocca era rimasto colpito invece da atleti provenienti da paesi quasi sconosciuti. “Adesso è più facile incontrare sciatori provenienti anche dalle isole tropicali, ma ai miei tempi ci sorprendevamo vedendo i brasiliani che venivano dall’altra parte del mondo”. Stefania Belmondo ha raccontato un aneddoto che spiega alla perfezione lo spirito olimpico: “C’era un fondista senegalese che arrivava sempre ultimo. E il norvegese Bjorn Daehlie che vinceva tutto, lo aspettava al traguardo per tagliare insieme la linea d’arrivo”.
La cerimonia di chiusura a Verona
In parallelo, a Verona è stata finalmente svelata la cerimonia di chiusura dei Giochi: uno spettacolo che promette di celebrare la bellezza, la creatività e l’identità italiana, con scenografie grandiose e un forte richiamo alle Dolomiti e al patrimonio culturale del Paese.